Scrive lo storico agrigentino Giuseppe Picone, nell’opera “Memorie storiche agrigentine”:
“Avvenne che una colonia di ebrei debellati da Flavio Vespasiano avesse trovato asilo fra noi”. Probabilmente il cristianesimo si diffuse in città proprio attraverso il contatto tra le prime comunità cristiane con le varie e numerose colonie ebraiche che di stabilirono presto nel territorio agrigentino.
Una lettera di San Gregorio Magno attesta che la badessa del monastero agrigentino di Santo Stefano aveva sollecitato il Santo ad intervenire per favorire la conversione dei molti ebrei residenti in città e San Gregorio aveva dato mandato a Fantino, (ricordato come “il difensore della cristianità in Sicilia”), di provvedere perché un simile desiderio venisse presto esaudito.
Secondo alcuni storici la diffusione più ampia delle comunità ebraiche in provincia si ebbe nel periodo della dominazione araba. Nei secoli XIV e XV la regia corte ebbe in prestito dalla comunità ebraica di Agrigento cento onze d’oro e nel 1476 l’illustre rabbino di Agrigento, Salomone Anello chiese al Re l’autorizzazione a costruire uno Studium generale, ossia una scuola ed una biblioteca, che consentisse ad un maestro di impartire lezioni ai giovani che volevano conoscere le Sacre Scritture.
La scuola di Anello nacque ed operò per qualche tempo (cfr. Domenico De Gregorio, Storia della Chiesa Agrigentina, vol. I, p.273, Agrigento,1997), almeno finché il rabino non venne accusato di propaganda anticristiana e dovette abbandonare l’insegnamento.
Gli Ebrei agrigentini avevano la sinagoga nella zona compresa tra l’Istituto Granata, il Boccone del Povero, il quartiere San Giacomo e il Vicolo Romano. E’ inoltre noto che possedevano dei terreni, gli Orti della Giudecca, ed un rinomato bagno pubblico. Seppellivano i morti in un proprio cimitero.
Elio Di Bella