La legge sull’amministrazione civile del 6 gennaio 1817 del governo borbonico costituì in Sicilia sette valli (prima l’Isola era divisa in tre valli: Val di Mazzara, Val Demone, val di Noto ), aggregando ad ognuna di esse tre o più distretti e a questi 150 circondari e i 350 comuni dell’Isola. Veniva così esteso anche alla Sicilia il sistema amministrativo operante nella parte continentale del Regno.
Girgenti divenne una delle sette capovalli (le altre furono: Palermo, Messina, Catania, Trapani, Caltanissetta, Siracusa). La valle agrigentina comprendeva i distretti di Girgenti, Bivona, Sciacca. Era divisa in 45 comuni e contava complessivamente una popolazione di 217.877 abitanti al momento della sua costituzione.
Questa era la sua configurazione: la linea di confine dall’imboccatura del fiume Platani sale sino a Fontana fredda, quindi segue il fiume Salito sino al vallone di Milocca, entra con esso tra Recalmuto e i monti Gibellini, passa sotto il fondaco di Sciagliano al nord di Canicattì, incontra il Vallone di Giliesi a San Francesco dell’Albeata, e con esso raggiunge il fiume Salso, col quale scende sino al mare, che bagna le coste meridionali di questa Comarca.
Divenivano enti morali il Comune e la Provincia e il circondario fu aggregato giudiziario e finanziario. Ciò non poteva non avere effetti importantissimi sul futuro della città di Girgenti, che divenne sede dell’Intendenza, che rappresentava il governo del Re nella provincia (primo intendente fu il marchese Giuseppe Palermo), di un Consiglio comunale (che avrebbe sostituito il Senato) e di una Deputazione provinciale. I rappresentanti in tali organismi periferici erano di nomina regia e venivano scelti da una lista di eleggibili preparata dall’Intendente.
Il Caricatore di Girgenti diveniva Porto di terza classe e veniva diretto da una Commissione marittima. Anche l’attività giudiziaria veniva potenziata con la costituzione di una Gran Corte Criminale.
Così dal 1817 a Girgenti “concorre uno sciame di gente che dalle varie parti dell’Isola saliva le nostre vette, onde trovarvi un impiego”, scrive lo storico agrigentino Giuseppe Picone (Memorie storiche agrigentine). Subito però ci si accorse che in città mancavano locali adeguati ad ospitare nuovi uffici e si decise di deliberare nuove tasse e di invitare i cittadini a volontarie contribuzioni per far fronte alla situazione.
Lo stesso vescovo Leone intervenne con una notevole somma per affittare nuovi locali o per costruirne di nuovi affinché Girgenti non perdesse la straordinaria occasione che le veniva concessa di essere elevata a capovalle. Oltre all’arrivo di un gran numero di funzionari regi provenienti da varie parti del Regno, Girgenti dovette ben presto ospitare un nutrito corpo d’armi.
Già prima della rivoluzione del 1820 in città vi erano oltre trecento militi e una dozzina di ufficiali. Una delle conseguenze indirette più vistose fu la crescita della prostituzione, che ben presto divenne un problema socio- sanitario molto serio, tanto che venne istituito un ospedale meretricio, per molto tempo allogato presso il conventino di San Calogero.
Elio Di Bella