
1. Dopo questa digressione, torno a notare come tutti gli scrittori antichi e moderni — il solo Beloch eccettuato — hanno sempre attribuito alla città di Agrigento una popolazione dalle due alle trecento mila. Anche io mi sono formata tale convinzione in base ad osservazioni e rilievi diretti di significato chiarissimo: Erodoto decanta la magnificenza dei Siracusani (1), e Strabone riferisce il motto popolare per tutta la Grecia, che volendo rimproverare ad uno la sua prodigalità, si diceva : Tu non possiedi la decima di Siracusa. (2)
Gli Ateniesi ancora al tempo della seconda spedizione in Sicilia non conoscevano né la estensione né la popolazione dell’isola (3) ma arrivati nel porto di Siracusa catturarono una nave, nella quale erano le tavole della città coi nomi dei cittadini atti alle armi, e i comandanti di allora — Alcibiade compreso — avendo così conosciuto il numero dei soli cittadini di Siracusa, molto se ne contristarono e perdettero ogni speranza di successo (4). Plutarco afferma e ripete che il regno di Siracusa sia stato più grande e più potente di quanti mai ne siano esistiti (5). Diodoro dice che l’impero dei Siracusani era più grande di quanti ne contenesse l’Europa, e lo mette alla pari con quello dei Persiani (6).
Le mura della città di Siracusa avevano un perimetro di 180 stadi : ventidue miglia e mezzo (7). Queste cose si dicevano di Siracusa; Agrigento veniva immediatamente dopo di quella città per estensione e popolazione; e dalle grandiosità attribuite a Siracusa possiamo formarci un concetto della importanza della nostra città. Ritengo che Empedocle, Polibio, Diodoro, Cicerone e Livio, non avrebbero potuto decantare le bellezze e lo splendore di Agrigento, se si fosse trattato di una cittadina di 50 mila anime, come vuole il Beloch. E qui ripeto un’idea già manifestata: non riescono esatti i confronti fra le cose antiche e le moderne.
Una città di 50 mila anime dei tempi antichi sarebbe stata considerata come di 12 o 15 mila, stante che si aveva riguardo soltanto agli uomini atti alle armi ed anche — a voler tenere a calcolo donne, vecchi e fanciulli — si sarebbe parlato di una città dai 20 ai 25 mila cittadini, mentre il resto – schiavi e meticci – non contavano. Oggi invece tutti i cittadini sono uomini liberi, con gli stessi diritti e doveri. Pertanto ripeto: non credo che gli antichi scrittori avessero potuto decantare le bellezze e le grandiosità di Agrigento, se la medesima avesse avuto le meschine proporzioni pretese.
2 Per lo stesso motivo Pindaro — non avrebbe potuto ricevere le belle impressioni, che valsero a dettargli le strofi ispirate :
«Ora datemi ascolto, perchè di vivace Afrodite
ossia di grazie il campo
risolchiamo procedendo
verso il centro ospitale
de la terra che freme.
Ove è tesoro d’inni, nell’aurifera selva Apollonea
pronto pei pitioniclei
pei felici Emmenidi
Acragante fluviale e per Senocrate…
« Amica della gloria, più bella città dei mortali
ben posta sovra il colle, in riva all’erboso Acragante invocata regina.. .. »
« Sacra stanza di Proserpina ». (8)
Agrigento è la più bella città dei mortali — campo di Venere dall’occhio vivace e delle grazie — amica della gloria, è un vero tesoro di poesia — Apollo vi ha una selva rilucente come l’oro, e Proserpina la sua dimora preferita!….
No; non si dicono queste cose di una cittaduzza!
3. Diogene Laerzio nella Vita di Empedocle ci dà notizia che Agrigento era governata da mille senatori. Basta la sola presenza del tempio di Giove Olimpio per farci comprendere l’importanza della città. Ne dirò qualche cosa nel capitolo seguente; noto per ora che monumenti di quella fatta non si possono riscontrare in piccoli centri; che l’altare della Patria per esempio non si concepisce in una cittadina di 50 mila anime.
Non posso adunque accettare i risultati della critica moderna intorno alla popolazione di Agrigento e della Sicilia, ma ritengo accettabili le cifre approssimative dateci degli scrittori sopra mentovati.
1) Lib. III
2) Lib. VI.
3) Erodoto— Lib. III, e Tucidide-Lib VI
4) Plutarco — Vita di Nicia — XVII.
5) Vita di Timoleone I e VII – vita di Dione – XXIII
6)| Lib. XVI – cap. III e IV
7) Strabone – op. cit.
8) Pitioniche VI e XII – trad . del dott. Mariani.
Michele Caruso Lanza, Osservazioni e note sulla topografia agrigentina, Agrigento, 1931, pp. 112-114