
GIRGENTI. Città con residenza vescovile nel regno delle due Sicilie, nella provincia Valle minore di Girgenti, capoluogo della medesima, di distretto e di cantone. È sede di una corte criminale, e di un tribunale civile. Si estende sul pendio d’una montagna, detta già colle di Minerva, della quale dea nella parte più erta si vedeva un tempio. Confluiscono ai piedi di essa i fiumi Drago e San Biagio, che uniti si gitteno al mare col nome di Acragras. Occupa l’antica Omphace, luogo munito ed artificiosamente edificato da Dedalo cretese per servire a Cocalo di reggia. Fu poi fortezza che guardava il sottoposto Agrigento, il quale si compone ora di un ammasso di ruderi, che dicesi Girgenti vecchio.
La città presenta una vista amenissima, ma poco è lodata la sua costruzione, ed anguste ne sono le vie. Girgenti ha un castello fortificato, ed è piazza di guerra di terza classe. Possiede un gran numero di chiese, compresa la cattedrale, ed ampie e ricche case religiose, con vari stabilimenti benefici: la cattedrale fu costrutta nel luogo e coi rottami dell’antico tempio di Giove ; è un vasto edilizio, ben illuminato, e di una struttura interamente acustica, per cui ha un notabile e curioso eco. Questo edifizio, oltre a molti monumenti dei suoi vescovi , contiene un antico sarcofago, considerato pei bassorilievi di cui é adorno come una meraviglia dell’arte; esso serve di fonte battesimale.
Ha un’accademia di studi, con biblioteca, e copioso gabinetto di medaglie. Il palazzo municipale è il più distinto tra i palazzi. Questa città fa qualche commercio col mezzo del suo piccolo porto sul Mediterraneo scavato nel 1782, con molo, e munito di baloardo ed opportuno faro; questo porto è il solo della costa meridionale dell’isola, ma non può ricevere che piccoli navigli. Presso il lido s’ innalza nel porto il caricatore de’ grani, giacché può la città chiamarsi l’emporio di Sicilia per tale negoziazione. Il territorio circonvicino è fertile e delizioso. Presso al Drago vi sono due sorgenti di nafta o petroleo; a qualche distanza all’est della città vi è un’abbondante miniera di zolfo in attività , e più lunge al nord si scuopre il vulcano Maccalubba, le cui eruzioni consistono in gas idrogeno.
Girgenti vecchio occupa il sito dell’antica Agrigento: in mezzo alle maestose rovine di questa vasta e bella città ha innalzano molti convent ; fra gli avanzi degli antichi templi si osservano quelli di Giove Atabirio od Olimpico, di Giunone Lucina, della Concordia, di Apollo, di Venere, di Vulcano, di Diana, di Ercole, di Castore e Polluce, di Esculapio, di Cerere, e di Proserpina; vi si scoprono ancora di tratto in tratto dei vasi di gran bellezza, ed altre importanti antichità.
L’imponente aspetto delle rovine di Girgenti ricordano alla memoria epoche ed avvenimenti famosi; essa si estendeva in dieci miglia, e comprendeva immensa popolazione di ottocentomila abitanti, tutti dediti alle arti ed al lusso, ove capolavori del genio de-gli antichi decoravano le sue mura, avendovi Zeusi dipinto Venere, studiando le forme delle più avvenenti e perfette donzelle di Agrigento. Meraviglioso prodigio architettonico fu il tempio di Giove Olimpico, splendidamente costruito dai siciliani emulatori della Grecia, lungo trecentosessanta piedi , largo sessanta, alto sopra terra centoventi. Negli opposti suoi portici stavano i preziosi bassorilievi , di cui quello all’oriente mostrava effigiata la battaglia dei giganti, e quella all’ occidente l’eccidio di Troia; gli smisurati avanzi di questo edilizio possono dare idea di sua sontuosità, e fu chiamato perciò anche palazzo de’ giganti.
In mezzo a tante rovine Agrigento presenta ancora un tempio intatto nella forma, già consacrato alla Concordia, di cui sono celebrati i greci profili, la nobile dorica semplicità, e la conveniente ed elegante giusta distribuzione delle parti. Esso è lungo centoventidue piedi e largo cinquantadue, fu convertito in chiesa, e deve la sua conservazione al corpo di s. Gregorio che vi si venera Girgenti fu patria d’ Empedocle filosofo e poeta, di Carcino poeta tragico, di Acrone capo degli empirici, di Metello cantore, di Evhemer, di Feace architetto, e di altri uomini celebri; ebbe ancora molti illustri ecclesiastici, fra’ quali nomineremo il cardinal Lodovico Bonito arcivescovo di Palermo, e pastore di altre chiese.
Una gran piscina era fuori della città, profonda venti cubiti, e del circuito di sette stadi, ove si conservava immensa quantità di pesce pei pubblici conviti : testimonianza del lusso agrigentino è pure la grandiosità dei superstiti sarcofagi e sepolcri. Narrasi del ricchissimo Gellia agrigentino, che manteneva pubblica tavola da mangiare per qualunque numero di forestieri che si trovasse nella città, i quali dai suoi paggi venivano invitati; esempio che fu poi da altri seguito; ed in un giorno avvenne, che novanta cavalieri di Gela arrivati nella cruda stagione in Agrigento, trovarono pronte altrettante clamidi e tuniche per cambiarsi di vestiario: Lo smodato lusso ammollì talmente gli agrigentini, che stretti da duro assedio furono indotti ad ordinare, che le sentinelle nelle notturne vigilie non potessero avere più d’una coltre e di due guanciali. Di Agrigento ci lasciò una magnifica descrizione Diodoro Siculo..
Pretendesi che Agrigento abbia preso il suo nome dal monte Agragas, nome comune alla montagna ove fu eretto, ed al fiume che le scorreva ai piedi. Furono i cittadini di Gela che impresero a fabbricarla, ma la colonia per la sua magnificenza, e numero degli abitanti, superò in breve la madre patria. Credesi fondata nel primo anno della cinquantesima olimpiade, cioè 580 anni avanti l’era volgare: Tucidide narra che fu fondata dagli abitanti di Gela 584 anni avanti Gesù Cristo.
Il suo governo talora fu democratico, e talora monarchico Falaride esule della sua patria Astapilea nell’ isola di Creta, fu il primo ad usurparvi il supremo potere. Incominciò a regnare con la generosità e colla dolcezza, ma usò’ della maggior severità nel reprimere le sedizioni. Vi è però dell’esagerato nei racconti delle sue tirannie, anzi si reputa favola da morti critici la formazione di un toro di bronzo eseguita dallo scultore Perillo, per dare altrui lenta e tormentosa morte, la quale vi trovò egli stesso d’ ordine di Falaride, che sdegnato di tanta atrocità consacrò ad Apollo la macchina orrenda. Abbiamo centoquarantasei lettere di Falaride, che se fossero autentiche tornerebbero a suo gran-d’ elogio, per la saviezza ed umanità dì sentimenti in esse espressi. Indi i romani ed i cartaginesi si disputarono a lungo il dominio di questa città. Amilcare distrusse Agrigento circa 406 anni prima dell’era volgare. Dipoi nelle sue vicinanze nell’anno 340 della medesima era, i cartaginesi furono sconfitti dai siracusani diretti da Timoleone.
Edificata fu quindi, e presa dai ro-mani l’anno 210. Questa città fu una delle prime in Sicilia ad essere occupata dai saraceni, allorchè furono costretti a togliersi dell’ assedio a Siracusa nell’anno 825 o 828 di nostra era. Tali invasori si ribellarono poscia nel 935 contro il loro governatore, persona ingiusta e rapace , per cui il califfo Fatimata mandò dall’ Africa un esercito per castigarli : poterono resistere fino all’anno 940, essendo stati soccorsi dai palermitani, anch’essi ribelli ai maomettani. Fu in tali luttuose circostanze, che l’antica Agrigento maggiormente soffrì, e fu saccheggiata. Soltanto nel 1089 o 1093 fu ricuperata dai cristiani comandati da Ruggero duca di Puglia ; divenne quindi dopo Siracusa una delle città più considerabili della Sicilia, ebbe i suoi signori particolari, e seguì la sorte dell’isola; soggiacque alla dominazione greca , nel 1154 si sottomise a Palermo, e fece parte del regno.
La fede cristiana fu propagata in Girgenti, nei primi tempi della Chiesa, e secondo la tradizione s. Libertino Ordinato da s. Pietro ne fu il primo vescovo, e soffrì il martirio sotto gr imperatori Vespasiano e Domiziano, verso l’anno 96 dell’ era volgare. Altri dicono con Commanville fondata la sede nel quinto secolo , suffraganea di Palermo, e secondo le notizie greche di Siracusa: al presente è suffraganeo Girgenti della metropoli di Monreale. Verso l’ anno 96 n’era vescovo s. Gregorio, al tempo degl’ imperatori Valeriano e Gallieno, e morì nel 262. Fra i successori di s. Gregorio noteremo particolarmente s. Potamione che fiorì nel pontificato di s. Agapito I del 535, e dell’ imperatore Giustiniano I. S. Gregorio II, dell’ ordine di san Basilio, trovossi al concilio di Costantinopoli del 553. Il Butler parla di s. Gregorio nato nel 559 a Pretoria presso Agrigento, che nell’ età di trent’ uno anni fu eletto vescovo di questa chiesa.
Essendo poi stata la città soggetta ai saraceni pel corso di più di un secolo e mezzo, non vi furono più vescovi dopo l’ 825 sino al 1093 9 nel qual anno il duca Ruggero chiamò in Sicilia a. Gerlando suo parente, per occupare la sede di Girgenti. Questa scelta venne approvata dal Pontefice Urbano II, il quale consacrò egli medesimo il nuovo vescovo nel detto anno 1093. Morì san Gerlando nel i 1104, e si celebra la sua festa a’ 25 febbraio, ed ai 20 marzo giorno della sua traslazione alla cattedrale, che fu a lui dedicata. Gli successe Drogo, secondo la predizione del predecessore, ma visse sei mesi, onde nel 1105 fu eletto Guarino, nel 1115 Alberto, e nel 1127 Gualterio. Fra gli altri vescovi successori nomineremo Bartolomeo del 1172; Acquaviva del 1244; Bertoldo del 1303, consacrato in Roma dal Pontefice Benedetto XI; Matteo Orsini romano dell’ordine de’ predicatori, eletto nel 1327; Ottaviano de Labro nobile palermitano del 1350 ; fr. Pietro de Curtibus catalano, degli eremitani di s. Agostino del 1392 ; Gilforte Riccobono Palermitano cubiculario di Bonifacio IX del 1393; Filippo de Ferrari, carmelitano di Caltanisetta; fr. Lorenzo napoletano cisterciense, nel 1422 fatto da Martino V; Bernardo Bosco canonico di san Pietro nel 1439, che intervenne al concilio di Basilea; il beato Matteo da Cimarra de’ minori, il quale rinunziato il vescovato, morì santamente a’ 7 febbraio 1445, dipoi Clemente XIII con decreto de’ 21 febbraio 1767 ne approvò il culto immemorabile.
Ne fu successore nel 1445 fr. Antonio Ponticorona domenicano di Palermo; indi nel 1451 divenne vescovo fr. Domenico Xart di Barcellona, monaco cisterciense; nel 1472 Giovanni III de Cardelli o Cortelli benedettino; nel 1479 Giovanni IV de Castro di nobile famiglia spagnuola di Valenza, eletto da Sisto IV, indi da Alessandro VI nel 1496 creato cardinale del titolo delle ss. Aquila e Prisca, chiamato il cardinal d’Agrigento; nel 1506 Giuliano Cibo genovese, fatto da Giulio II di cui era cubiculario e consanguineo, intervenne al concilio generale Lateranense V, e morì nel 1537, Paolo III fece vescovo d’Agrigento Pietro II Tagliavia, che Giulio III nel 1553 creò cardinale del titolo di san Callisto; Paolo IV vi nominò il cardinale Ridolfo Pio de’ signori di Carpi; Gregorio XIII nel 1574 Cesare Manelli nobile di Messina; Gregorio XIV nel 1590 Francesco del Pozzo nobile messinese; Urbano VIII nel 1624 il cardinal Ottavio Ridolfi. fiorentino del titolo di s. Agnese, cui diè per successore nel 1627 Francesco Trahina palermitano, terminando la serie che si legge nella Sicilia sacra con Lorenzo Gioeni e Cardona, nobile di Palermo, fatto vescovo nel 1730 da Clemente XII. I di lui successori si leggono nelle annuali Notizie di Roma. Per morte del vescovo monsignor Ignazio Montemagno, il regnante Papa Gregorio XVI, nel concistoro de’ 17 giugno 1844, dichiarò successore il dottissimo p. Domenico Maria Giuseppe LoJacono, preposito generale dei teatini, consultore delle sagre congregazioni de’ vescovi e regolari, e dell’indice, esaminatore del clero romano e de’ vescovi, non che dottore in sacra teologia, della diocesi di Girgenti.
La cattedrale à dedicata a Dio in onore dell’Assunzione della B. Vergine e di s. Giacomo apostolo. Il capitolo ha quattro dignità, la prima è quella del decano, le altre sono del cantore, dell’arcidiacono e del tesoriere; vi sono ventidue canici, compresi il teologo ed il penitenziere, sessanta mansionari, e diversi preti e chierici addetti all’ufficiatura della cattedrale. In questa un canonico maestro cappellano esercita le funzioni di parroco; avvi un magnifico battisterio, e tra le reliquie ivi si venera con gran divosione il corpo di s. .Gerlando vescovo e patrono di Girgenti. L’ episcopio ampio e conveniente, resta contiguo alla cattedrale. Inoltre nella città vi sono altre tre parrocchie, munite del sacro fonte, una chiesa collegiata, undici conventi e monisteri di religiosi, tre monisteri di monache, alcuni conservatorii, diversi sodalizi, 1’ospedale, il monte di pietà, il seminario con collegio, ove i giovani alunni s’istruiscono nella teologia, nel gius canonico, e nell’ecclesiastica disciplina. Ampia è la diocesi, contenente molti luoghi, indicati nella lettera apostolica, Eccelesiae Universali, emanata dal medesimo Pontefice Gregorio XVI a’ 25 maggio dello stesso anno 1844, con la quale nella circostanza che furono erette nella Sicilia quattro nuove diocesi, con dismembramenti di altre già esistenti, furono tolte circa sessantamila anime da questa di Girgenti, ascendendo quelle restate a circa duecento ventimila. Ogni nuovo vescovo è tassato nei libri della camera apostolica in fiorini cinquecento, quorum vero valor ascendit ad decem mille plus minus ducata monetae neapolitanae.