di G. P. Scarlata:
Di Agrigento desidero ricordare due cari amici: il Can. Domenico Schembri e il Dott. Nicola Misto: l’uno e l’altro legati dal filo ininterrotto della corrispondenza e da qualche incontro.
Del primo ricordo, nelle visite al suo appartamento di Direttore Spirituale del Seminario, l’angolo dov’egli amava studiare a sera, dopo le complesse e delicatissime cure affidategli dall’Arcivescovo, mentre ascoltava musica sinfonica, in sordina: commento congeniale alle letture preferite.
Sacerdote di sentita vocazione e missionario per tendenza, la sua poesia esprime il desiderio di comunicare agli altri la sua grande fede e la sua umanità.
Il Misto — colto e distinto ufficiale superiore della Benemerita — uomo di vasti orizzonti, versato nelle scienze, d’animo comprensivo e sensibile, porta nella poesia le note più varie. Egli lasciò Agrigento prima di me e, da anni, risiede a Padova.
carte antiche di Girgenti
Ho cominciato con la poesia; passo alla cultura, accennando a quell’Istituto culturale ch’è l’Archivio di Stato, di cui ero il direttore. I due fondi più importanti sono le Carte antiche di Girgenti e quelle di Sciacca, dai principi del sec. XVI. Avevo quasi ultimato l’inventario di queste ultime, quando fui trasferito.
Fra il 1940 ed il 1941, sul Giornale d’Italia, dedicai al 1849 in Provincia di Girgenti, con documenti inediti, sedici l’articoli. Nel 1809 si era avuta la reazione borbonica contro i patrioti dell’anno precedente.
Fui facile profeta: la mentalità del 1849 si ripeté, qualche anno dopo, a distanza di circa un secolo, nell’antifascismo di tanti fascistoni a fine guerra. In quegli articoli era pure scontata la retorica delle celebrazioni quarantottesche.
Diversi studiosi lavorarono in Archivio. Ricordo fra le studiosi: le signorine Giovanna Cascino, e Rosalia Faseli la quale pubblicò il saggio: Origine e sviluppo dell’Internazionale in Girgenti (1868-1873 nel III vol. degli Atti dell’Accademia Agrigentina di Scienze Lettere e Arti).
Al quale Istituto culturale diedi pure la mia modesta attività. Fondato dallo storico agrigentino Giuseppe Picone, fu rimesso in vita, dopo la stasi della guerra, dall’amico Prof. Antonio Polizzi, infaticabile e disinteressato organizzatore, amante del suo paese che ambiva di mettere alla pari di altri centri intellettuali isolani.
Della nostra attività restano tre volumi di Atti — frutto di sacrifici e fatiche — con scritti di M. F. Sciacca, Ugo Redanò, Pietro Griffo. Fra gli Accademici figuravano personalità non agrigentine, di chiarissima fama: i Proff. Agostino Gemelli, Eugenio Di Carlo, Camino Giardina, Giovanni Baviera, Carmelina Naselli, Guido Manacorda, Carmelo Ottaviano, Pia Laviosa Zambotti.
l’accademia organizzava conferenze, rappresentazioni teatrali
Conferenze furono tenute da alcuni fra i predetti e dal Prof. Santino Caramella, Luigi Fiorentino, Ignazio Calandrino, l’On. Giuseppe Sapienza, Gino Cucchetti, Alessandro Giuliana-Alajmo. Concerti, danze classiche, rappresentazioni di commedie pirandelliane con Tatiana Pavlova, Tino Carraro, Michele Abbruzzo, furono organizzati ed offerti al pubblico agrigentino. Come rispose il pubblico colto agrigentino? Meglio…sorvolare.
In proposito non dimentichiamo che Agrigento fu la patria “dell’ultimo dei Sofisti , come Francesco Orestano definì Luigi Pirandello, la cui cosiddetta filosofia si potrebbe riassumere con le posizioni dell’antico filosofo siciliano: Gorgia. Ed è pure logico che gli agrigentini non amino Pirandello.
Si rilegga il lavoro rimasto — purtroppo — incompiuto d’un altro mio affezionato amico: Calogero Ravenna: Nel segreto della creazione pirandelliana (voll. I e II degli Atti).
Egli, prematuramente scomparso, mostrava come numerosi personaggi del Pirandello fossero modellati su persone agrigentine d’ossa e di polpe e i loro discendenti, ancor vivi, li potevano facilmente riconoscere attraverso gli avvenimenti narrati e nei luoghi descritti. Si capisce, infatti, meglio l’arte pirandelliana quando si sia vissuti nell’agrigentino.
Partito anche il Polizzi per Padova, l’Accademia cessò d’esistere.
L’ambiente professionale, almeno ai miei tempi, si occupava soltanto di concorsi, graduatorie e… lezioni private.
Dovrei adesso accennare al giornalismo, in cui tenni campo quale corrispondente di Sicilia del Popolo, al ricostituirsi dei partiti.
Suggerito di prender di mira ora questo, ora quell’altro esponente della vita politica locale, dalla trincea scoperta nella quale combattevo, lanciavo i miei articoli. Con quale risultato? Positivo per la vendita del giornale; ma, istigatori e colpiti andavano allegramente insieme, professando in pubblico reciproca e leale amicizia ed il nemico (o il « fesso ») restavo io.