Due secoli e mezzo fa arrivavano ad Agrigento i Redentoristi. Furono invitati dal vescovo Andrea Lucchesi Palli per risolvere il problema impellente dell’evangelizzazione nella sua vasta e popolosa diocesi.
I primi redentoristi giunsero l’undici dicembre del 1761, inviati dallo stesso Alfonso Maria de Liguori e guidati dal padre Pietro Paolo Blasucci. Monsignor Lucchesi affidò alle loro cure la piccolissima chiesa, quasi una cappella, di san Giorgio, un gioiello di arte chiaramontana, che già allora era in un totale abbandono.
Alfonso Maria de Liguori, aveva fondato la Congregazione del Santissimo Salvatore, solo trenta anni prima, nel 1732 e quindi la comunità agrigentina fu tra le prime a nascere. La prima missione, quella del 1762 e fu un successo.
I redentoristi (o Liguorini) arrivati ad Agrigento si resero presto conto che l’educazione popolare era tremendamente trascurata, pochissimi erano coloro che sapevano leggere e scrivere e non solo tra i ceti più bassi, ma anche tra i nobili, la cultura era un privilegio.
Dovettero pertanto dedicarsi anche all’istruzione. Il redentorista Domenico Caputo scrisse al suo superiore a Napoli attestando che a Girgenti e nei dintorni: «La gente è ordinariamente povera e la povertà si trova anche tra i galantuomini.
Solo alcuni ecclesiastici vivono nell’agiatezza, perché ben provvisti di benefici, ma chi ne è privo, vive poveramente». Finalmente ebbero la necessità di una una chiesa più ampia e più dignitosa e gli venne affidata la Chiesa detta Itria nel 1767 e il popolo cominciò a chiamarli Padri dell’Itria.
Monsignor Lucchesi decise inoltre di affidare ai missionari la cura e la custodia della biblioteca che aveva fondato e donò un terreno adiacente alla Biblioteca, affinché vi potessero fabbricare un collegio. Nel 1793 il Blasucci successe a Sant’Alfonso come rettore della Cogregazione redentorista e tenne nella Cattedrale di Agrigento l’orazione commemprativa due mesi dopo la morte di Alfonso Maria de Liguori.
Mezzo secolo dopo arrivarono presto tempi difficili per i redentoristi agrigentini.
Durante la rivoluzione antiborbonica del 1848, il Parlamento Siciliano cercò reperire i fondi per costituire un esercito siciliano. Si pensò di dare ai banchieri come caparra gli ori delle chiese e i beni dei Gesuiti e dei Redentoristi. La casa dei redentoristi di Agrigento venne occupata e i padri dovettero abbandonare la città per tornarvi comunque l’anno dopo quando i borbonici ripresero il potere.
Finalmente fu benedetta la nuova chiesa dei redentori da monsignor Domenico M. Lo Jacono il 2 agosto 1854. Per la prima volta in tutto il mondo fu dedicata a S. Alfonso.
Con l’arrivo dei Mille guidati da Garibaldi, nel luglio del 1860 i redentoristi agrigentini furono esiliati a Malta e i loro beni vennero confiscati. L’espulsione dei Redentoristi fu vissuta dai massoni e dai liberali come una vittoria, ma non così dal popolo girgentino, che sperava in un loro pronto ritorno.
Con la partenza dei Redentoristi infatti non si spense l’amore dei girgentini verso di loro e anche I Padri aspettavano nuovi eventi. Per riavere i Redentoristi ad Agrigento si formò nei primi anni del Novecento un comitato da personaggi eminenti, capeggiato da monsignor Angelo Di Piazza, rettore della chiesa di Sant’Alfonso, che esprimeva la volontà popolare.
Nel 1914 furono richiamati ad Agrigento da Mons. Lagumina, che aveva frattanto riscattato la Casa. L’accoglienza ai Redentoristi fu molto calorosa. La loro predicazione sia nella chiesa di sant’Alfonso che nelle altre della città è stata da allora seguita con larga partecipazione di popolo.
I redentoristi agrigentini sono stati ricordati dallo stesso Luigi Pirandello in alcune sue opere.
Nel 1954 S. Alfonso fu dichiarato Patrono principale della città e della diocesi assieme a S. Gerlando, proprio in considerazione del ruolo di primo piano che i “Patruzzi” (come venivano affettuosamente chiamati dagli agrigentini) hanno avuto nel capoluogo.
Negli ultimi decenni la presenza dei padri Liguorini si è ridotta, ma è stata molto importante in particolare per l’attività assistenziale in particolare per le famiglie che risiedono nel centro storico.
Il 28 giugno 2010, presso il Complesso monumentale dei Padri Liguorini di Agrigento, è stata inaugurata la nuova sistemazione, in forma di casa-museo, degli arredi e delle collezioni d’arte della Casa dei Missionari Redentoristi di Agrigento, che diventerà così una perenne testimonianza della presenza di questa esperienza ecclesiale storicamente e religiosamente così notevole per la storia agrigentina.
Elio Di Bella