La diffusione del cristianesimo in Sicilia avviene assai presto e la nuova religione trova nell’Isola già nei primi secoli molti seguaci. Secondo la tradizione, la Chiesa agrigentina è addirittura di origine apostolica e lo stesso apostolo Pietro avrebbe scelto il primo vescovo della comunità agrigentina, an Libertino.
Di questo Santo sappiamo molto poco, ignoti ci sono il luogo e la data di nascita. Viene considerato il fondatore della Chiesa in Agrigento ed avrebbe combattuto con tenacia l’idolatria meritando per questo il martirio. Purtroppo però sull’origine di molte comunità cristiane primitive sorte nell’agrigentino possediamo notizie imprecise, anche se negli ultimi decenni l’archeologia ci ha fornito scoperte straordinarie che hanno fatto luce sull’esistenza di una presenza cristiana nei primi secoli in località insospettabili.
Tra gli studiosi che hanno cercato di far luce sulle prime testimonianze cristiane ad Agrigento, ricordiamo in particolare Catullo Mercurelli che in un suo famoso saggio tra l’altro osserva: “Non ci è possibile provare in alcun modo l’esistenza di una comunità cristiana in Agrigento nei primi tre secoli, anche se i frequenti rapporti delle città siciliana con le coste africane, la diffusione del cristianesimo nell’isola e la esistenza nelle città di un nucleo giudaico, in seno al quale potrebbe essersi formata la prima comunità cristiana, può farci propendere a credere assai probabile, per quanto non documentabile, l’esistenza di quest’ultima” (cfr. Catullo Mercurelli, Agrigento paleocristiana, Roma, 1948, p.12).
In provincia di Agrigento una delle principali scoperte relative alla esistenza di insediamenti paleocristiani è stata fatta dagli archeologi a Naro.
A pochi chilometri da Agrigento, in una zona rurale di Naro, infatti, sono state scoperte catacombe risalenti al periodo paleocristiano. Questo insediamento – scoperto per la prima volta nel 1875 dall’archeologo Francesco Saverio Cavallari – è tuttora considerato dagli studiosi di archeologia paleocristiana uno dei più importanti tra quelli esistenti in Italia. Si tratta di una scoperta notevole, se si considera, tra l’altro, che non esistevano fonti epigrafiche o letterarie che facevano riferimento a queste catacombe o ad un comunità cristiana in questa zona.
La catacomba più grande tra quelle rinvenute è certamente la famosa “Grotta delle meraviglie”, di cui spesso parlano con ammirazione i viaggiatori stranieri del Settecento e dell’Ottocento. Per la sua planimetria assai regolare è considerata dagli studiosi un vero gioiello dell’età paleocristiana.
In un altro centro non lontano da Naro, a Palma di Montechiaro, negli anni Trenta è stato scoperto un interessante gruppo di catacombe, costituito da nove ipogei. Tombe paleocristiane si trovano poi a Favara, Montaperto, Giardina Gallotti, Racalmuto, Aragona, Cammarata. Vi sono poi molti centri nelle cui contrade sono state rinvenute iscrizioni cristiane, lucerne in uso presso le comunità cristiane dei primi secoli, sarcofagi cristiani figurati. Alcune di queste interessanti testimonianze sono conservate presso il museo archeologico di Agrigento.
Anche nel capoluogo sono state scoperte, come è noto, alcune catacombe e basilichette della chiesa cristiana dei primi secoli.
La basilichetta paleocristiana di Agrigento sorge ai piedi del versante orientale della collinetta dei templi. Modeste le sue dimensioni (9,20 per 6,15), ma notevole il suo interesse storico. Lo studioso Ernesto De Miro, che ha a lungo studiato le sue caratteristiche, osserva che la basilichetta agrigentina “contiene tutti gli elementi costitutivi delle basiliche primitive paleocristiane, e precisamente: l’abside sopraelevata rispetto al piano della cella, probabilmente di due gradini (profondità abside 1,50), la cella lunga 6,40; la porta di accesso di cui si conserva il largo incasso per una lastra marmorea ed un poco profondo protyron incorporato tra due robuste ante.
Dentro la cella, in stretto rapporto costruttivo con la piattaforma e simmetricamente disposti ai due lati del vano, sono due loculi sotterranei con coperture a guscio interno (falsa volta) di un tipo ricorrente nella vicina necropoli romana imperiale del versante meridionale della collina.
E’ da osservare che il loculo meridionale riprende nella nuova forma a sezione trapezoidale una precedente tomba a fossa rettangolare, in gran parte ricavata in un masso di roccia, il tutto incorporato unitariamente nella struttura della basilichetta che vi sorse di sopra” (E. De Miro, Agrigento paleocristiana e bizantina, Ravenna, 1980, p.148).
Il materiale rinvenuto è stato conservato presso l’Antiquarium, ubicato a pochi passi dal tempio della Concordia. E’ stata avanzata la suggestiva ipotesi che la basilichetta cristiana di Agrigento sia in realtà una “memoria martyrium” e che uno dei due loculi paralleli del pavimento potrebbe essere stato il sepolcro di San Libertino.
Elio Di Bella