Gli arabi diffusero in Sicilia anche la loro cucina. Nel periodo in cui Agrigento fu occupata dai musulmani, la città crebbe per importanza economica e divenne la capitale dei Berberi, spesso in lotta con i gruppi arabi anch’essi impegnati nell’occupazione dell’Isola.
Tracce della presenza di queste popolazioni di lingua e cultura araba si possono trovare ancora oggi ad esempio nella stessa toponomastica agrigentina: un quartiere della città viene denominato il Rabato (da Rabad), una delle antiche porte, Bibbirria, e una delle strade del centro, via Bac Bac. Anche uno degli antichi nomi della città, Girgenti, deriva dall’arabo Kerkent.
Gli Arabi portarono ad Agrigento miglioramenti in diversi campi. L’agricoltura venne favorita dalle opere di irrigazione: pozzi, ruote di pompaggio, dighe e canali artificiali che corrono nel sottosuolo.
Anche l’allevamento fece notevoli progressi durante la dominazione islamica: il bestiame grasso venne allevato, oltre che per la carne, per aiutare i contadini nei campi. Le greggi erano numerose e diedero lane e formaggi pregiati. Molto attivo fu anche l’allevamento del pollame. Fiorente l’industria della pesca e forse proprio in questo periodo venne adottata la complessa tecnica per la pesca dei tonni, in uso anche adesso, la famosa “mattanza”.
Agrigento a causa dell’incremento delle sue industrie (cotone, zucchero, opere d’intaglio) richiamava molta gente, che vi accorreva da diverse parti del mondo e quindi divenne uno dei più trafficati nodi commerciali del tempo in Sicilia.
Edrisi scrisse che Girgenti era “città popolosa, nobilissima, frequentata molto da stranieri che vanno e vengono. Ha eccelsa e forte rocca e contrade fiorenti, paese di antica civiltà, celebre in tutte le regioni… Nei mercati di Girgenti si ritrova ogni sorta di lavoratori e ogni specie di derrate e di merci. Ridente di orti e di giardini, abbonda delle più svariate qualità di frutta … Per l’immensa copia delle derrate che vi affluiscono continuamente, tutte le navi grosse che vi approdano compiono qui il carico entro pochi giorni e n’hanno d’avanzo. Famosa è Girgenti per i suoi orti e per ogni prodotto del suolo”.
Un altro storico ha sottolineato che essa era murata, aggiungendo che vi si poteva bere in abbondanza acqua di pozzi.
Per quanto riguarda la religione, gli Arabi solo apparentemente lasciarono i cristiani liberi di vivere secondo le loro leggi, sia civili che religiose, in realtà con varie forme di pressione imposero il culto islamico. I cristiani infatti furono sottoposti a molte privazioni e a numerose imposte e quindi una buona parte di essi si convertì alla religione musulmana. Anche se tanti abbandonarono l’antica fede, il cristianesimo tuttavia non scomparve del tutto. I musulmani, infatti, anche se da un lato vietarono la costruzione di nuove chiese, dall’altro permisero la restaurazione di quelle già esistenti.
Anche ad Agrigento sorsero magnifiche moschee e su una parte alta della città venne costruito un Castello, di cui ancora rimane qualche traccia. A due miglia poi dalla città venne innalzato un altro splendido maniero il Kal’at-ferag (Castello di delizia); ricordiamo inoltre il Castello Bugamo, il Guastenella, il Masciar. Purtroppo però oggi rimangono pochissime costruzioni originali dell’epoca araba.
Non sono scomparse però importanti tracce soprattutto nei costumi e nei gusti degli Agrigentini e dei Siciliani. Eredità del mondo arabo sono diversi termini in uso ancora oggi, come: Baggianu (Bahgian): pieno di sé; Limuni (limun) limone; Cannila (Khandil) candela; per citarne solo alcuni.
Il nome stesso di Girgenti sembra derivi dal nome di un antico castello saraceno: Ker-Kent. E così pure, come abbiamo detto sopra, Rabato, che significa borgo; Bac-Bac che significa nano; Bibbirria che vuol dire porta dei venti.
Elio Di Bella