Nelle varie religioni, nello allegorismo delle mitologie, nei culti disparati è agevole ravvisare espressi i bisogni, lo stato di incivilimento, le credenze dei varii popoli che hanno animato la Terra. I riti, colla solennità delle loro forme, imprimendo nella mente delle moltitudini i principi, o le verità fondamentali della religione, alimentano la reminiscenza e lo esercizio dei doveri, e delle virtù sociali; per essi si nutre la speranza di lietissimo avvenire, il terrore di futura punizione, e si rafferma nei confini di civile libertà lo istinto alla sfrenatezza delle passioni. La religione dunque è uno dei più polenti fattori dello incivilimento, e i Culti religiosi son termometro del maggiore o minore sviluppo del sociale progresso.
Il Politeismo dei greci, degli egizi, dei persi, degl’indiani non cessava, nell’epoca di più adulta civiltà, di richiamar gli uomini alla idea necessaria di una causa efficiente, della esistenza di un Nume primitivo, creatore dell’ universo, in modo che quel Politeismo riducevasi ad un puro Monoteismo, mentre le inferiori divinità non erano che manifestazioni degli attributi del o creatore di esse.
Ravvolti nelle tenebre della superstizione, travidero gli antichi una religione vera e un dogma purissimo, ma lo intrigo dei sacerdoti, il buio mistero dei riti , le passioni la materializzavano, e la rendeano a vilissima sudditanza del capriccio, del bisoguo, dello istinto. Travidero infatti colla mente un Essere sovrannaturale immenso creatore, e lo dissero Giove i greci, Mitra i persi, Àmmon-Ra gli egizi, Brama gli indiani, che lo invocano col titolo di Pourush, o Ànima vivificante dello universo; ma sconoscenti 1’attributo della immaterialità, fu crealo il Panteismo . Sentirono la immortalità dell’anima, la giustizia di un compenso alla virtù, di una punizione al vizio, e surse nell’ India, per opera de’ Bramini, il dogma della Trasmigrazione, trapiantala nell’ Eliade, e nella Magna Grecia da Pitagora, rivelata indi in Agrigento da Empedocle, che cantava la dottrina delle Espiazioni dello spirito, al quale era concesso ricongiungersi a Dio , di cui ritenevasi essere una emanazione. La Trasmigrazione adunque e il Panteismo non sono a disgiungersi nelle credenze religiose degli antichi, e queste due dottrine o dogmi furon dominanti in Sicilia, per opera di Pitagora, ed in Agrigento, per rivelazione di Empedocle, dogmi seguiti dai dorici, e dalla scuola pitagorica, che si diffuse nel’isola nostra, anche dopo le durate persecuzioni.
Conobbero, che qualsivoglia società civile, non fusse che una estesa famiglia, e questa non potersi creare e sorreggere che col vincolo dei matrimonii, e santificarono questo nodo; e santificavano la forza materiale ed il senno, che son elementi di conservazione di ogni civil comunanza, e santificavano la sapienza, e le virtù sociali, al benessere dell’ universalità.
Noi rassegneremo i Culti religiosi dei nostri antichi agrigentini, e con essi il grado di morale e civile perfezionamento , a cui eran corsi, di talché la Città nostra fu per celebrità di virtù cittadine, e per opulenza, e per sapere primiera fra le città greco-sicule…
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Z pseudonimo di Giuseppe Picone, Cenno sugli antichi culti religiosi degli agrigentini, in Palingenesi dicembre 1858