Domenico Bartoli è nato ad Agrigento il 31 marzo 1823. Figlio del cancelliere del tribunale di Agrigento Rocco Bartoli Gallo e di Caterina De Giorgi. Laureatosi in Giurispridenza a Palermo, si diede all’esercizio dell’avvocatura. nel 1848 aveva partecipato ai moti rivoluzionari di quell’anno è per tale ragione perseguitato dal governo . Poeta estemporaneo, con i suoi componimenti cercava di infiammare i giovani agrigentini alla causa della libertà ci rimangono in particolare due operette “in morte di Giovanni Ricci Gramitto” (1851) è “il dì dei morti “ , dedicato al patriota agrigentino Salvatore Salafia. Sappiamo che nel 1857 lesse alcune ottave da lui composte al circolo Empedocleo. Collaborò al periodico “palingenesi” (1858 – 59) e frequentò assiduamente il salotto della baronessa Ficani, ove si ritrovavano molti giovani agrigentini di tendenze liberali. L’8 giugno 1860 fu nominato governatore del distretto di Agrigento. Il 14 luglio 1860 ebbe la carica di giudice della gran corte criminale di Agrigento. Sposò Caterina Nocito, da cui ebbe sette figli. Successivamente fu nominato procuratore generale di Firenze e infine il 12 giugno 1881 venne eletto senatore.
lo troviamo tre protagonisti al processo per lo scandalo della Banca Romana. Produsse infatti diversi ricorsi in cassazione. Si spense l’11 ottobre 1897 a Palermo.
La sua città natale gli ha dedicato una via.
Incarichi: Giudice della gran Corte criminale di Agrigento (14 luglio 1860)
Sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello di Ancona (18 giugno 1862)
Sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello di Firenze (24 ottobre 1866)
Procuratore generale reggente presso la Corte d’appello di Roma (27 ottobre 1870)
Procuratore generale reggente presso la Corte d’appello di Cagliari (19 marzo 1871)
Procuratore generale presso la Corte d’appello di Cagliari (reggente dal 19 marzo 1871, titolare dall’11 maggio 1873)
Procuratore generale presso la Corte d’appello di Trani (1° aprile 1875)
Procuratore generale presso la Corte d’appello di Firenze (29 aprile 1877)
Procuratore generale reggente presso la Corte d’appello di Roma (10 novembre 1890-17 settembre 1893)
Procuratore generale presso la Corte d’appello di Palermo (17 settembre 1893-11 ottobre 1897)
Onoreficenze: Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 15 agosto 1867
Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 5 giugno 1881
Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 15 gennaio 1888
Grande ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 3 giugno 1894
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia 3 gennaio 1869
Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia 13 gennaio 1871
Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia 5 gennaio 1873
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia 5 gennaio 1890
Discorso di commemorazione in Senato per la sua scomparsa
tti Parlamentari – Commemorazione
Andrea Guarneri, Vicepresidente.
L’egregio Vicepresidente Cremona nonostante una leggiera indisposizione che lo travaglia, ha avuto il pensiero di redigere lui stesso le necrologie dei colleghi, che mancarono ai vivi nelle decorse vacanze.
Prego uno degli onorevoli nostri segretari di avere la cortesia di leggerle; intanto propongo, e credo che il Senato vorrà associarsi a questa mia proposta, di inviare i nostri ringraziamenti all’egregio Vicepresidente Cremona per la cortesia da lui addimostrata redigendo queste commemorazioni (Bene).
Il senatore, segretario, CHIALA legge:.
PRESIDENTE. Signori senatori! […]
L’11 ottobre u.s. moriva in Palermo nell’età di anni 74 il senatore Domenico Bartoli. Era nato in Girgenti il 31 marzo 1823; studiò leggi nell’Università di Palermo, poi ritornato nella città nativa, vi si diede all’esercizio dell’avvocatura. Partecipò ai moti che condussero alla liberazione dell’isola dalla tirannide borbonica nel 1860. Il Governo del dittatore lo nominò giudice nella Gran corte criminale della Provincia di Girgenti. Due anni dopo dal Governo del Re era mandato sostituto procuratore generale a Perugia; e nell’ottobre 1866 tramutato a Firenze. Appena liberata Roma dal giogo papale, il Bartoli ebbe l’onore d’essere chiamato a reggere la procura generale d’appello della nuova e definitiva capitale del Regno; onore pericoloso, perché appunto sotto la reggenza di lui, fu ordinato il sequestro della famosa lettera di padre Giacinto ai vescovi cattolici, sequestro che die’ luogo anche ad interrogazioni in Parlamento. Poco dopo il Bartoli fu mandato a reggere la procura generale di Cagliari. Nel maggio 1873 è promosso a procuratore generale effettivo; due anni dopo trasferito a Trani; nell’aprile 1877 a Firenze, dove ebbe a rendersi benemerito col noto processo delle bombe, che contribuì alla distruzione della setta dei così detti internazionalisti; e nel novembre 1890 a Roma.
Qui si trovò al tempo del processo, d’infausta memoria, pei fatti della Banca romana; e la condotta da lui tenuta nell’istruttoria die’ luogo a grave censura da parte di una autorevole commissione d’inchiesta. Altro giudizio però doveva averne fatto il guardasigilli del tempo, che lo promosse a procuratore generale presso la Corte di cassazione di Palermo. Quando gli invocati provvedimenti avranno fatto cessare il disagio in cui ancora si dibatte l’amministrazione della giustizia penale in Italia, la storia serena ed imparziale pronuncerà la definitiva sentenza.
L’alto ingegno, la fama acquistata per la vasta dottrina giuridica ed i servigi resi alla patria valsero al Bartoli oltre alla sua rapida carriera, la nomina a senatore nel giugno 1881. Partecipò ai nostri lavori nelle legislature XVI e seguenti sino alla XIX; e fu relatore autorevole su diversi disegni di legge. (Bene).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 30 novembre 1897.
Altro testo
L’undici ottobre ultimo moriva in Palermo nella età di anni 74 il senatore Domenico Bartoli. Era nato in Girgenti il 31 marzo 1823: studiò leggi nell’Università di Palermo, poi ritornato nella città nativa, vi si diede all’esercizio dell’avvocatura.
Partecipò ai moti che condussero alla liberazione dell’isola dalla tirannide borbonica nel 1860. II Governo del dittatore lo nominò giudice nella Gran Corte criminale della provincia di Girgenti. Due anni dopo dal Governo del Re era mandato sostituto procuratore generale a Perugia ; e nell’ottobre 1866 tramutato a Firenze. Appena liberata Roma dal giogo papale, il Bar toli ebbe l’onore d’essere chiamato a reggere la procura generale d’appello della nuova e definitiva capitale del Regno; onore pericoloso, perchè appunto sotto la reggenza di lui, fu ordinato il sequestro della famosa lettera di padre Giacinto ai vescovi cattolici , sequestro che die’ luogo anche ad interrogazioni in Parlamento .
Poco dopo il Bartoli fu mandato a reggere la procura generale di Cagliari . Nel maggio 1873 è promosso a procuratore generale effettivo ; due anni dopo trasferito Trani; nell’aprile 1877 a Firenze, dove ebbe a rendersi benemerito col noto processo delle bombe, che contribuì alla distruzione della setta dei cosidetti internazionalisti ; e nel novembre 1890 a Roma.
Qui si trovò al tempo del processo, d’infausta memoria, pei fatti della Banca Romana ; e la condotta da lui tenuta nell’istruttoria die ’ luogo a grave censura da parte di una autorevole Commissione d’inchiesta. Altro giudizio però aveva averne fatto il guardasigilli del tempo, che lo promosse a procuratore generale presso la Corte di cassazione di Palermo. Quando gli invocati provvedimenti avranno fatto cessare il disagio in cui ancora si dibatte l’amministrazione della giustizia penale in Italia, la Storia e serena ed imparziale pronuncerà la definitiva sentenza.
L’alto ingegno, la fama acquistata per la vasta dottrina giuridica ed i servigi resi alla patria valsero al Bartoli , oltre alla sua rapida carriera, la nomina a senatore nel giugno 1831. Partecipò ai nostri lavori nelle legislature XVI e seguenti sino alla XIX ; e fu relatore autorevole su diversi disegni di legge.
In Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 1 dicembre 1897.. n. 279
a cura di Elio Di Bella