“L’idea di unire in una vasta associazione le forze operaie nacque nella mente di Giuseppe De Felice, il quale per primo fondò a Catania nel 1891 un fascio”. Così inizia l’opera di Francesco De Luca “I fasci e la questione siciliana”, opuscolo del 1894 che costituisce uno dei testi fondamentali per la conoscenza del movimento dei fasci siciliani in provincia di Agrigento.
Nel periodo 1890-93 si sviluppò, infatti, in Sicilia un vasto movimento operaio animato da ideali politici e sociali e che affondava le radici nella difficile situazione economica che si era generata negli anni post unificazione. Questo movimento ebbe il nome di fascio. Il primo fascio dei lavoratori fu fondato alla fine del 1871 da Erminio Pescatori, Abdun Negri ed Ernesto Poggiolini a Bologna e alla distanza di un anno aveva diffuso il periodico “Il fascio operaio”, diretto dal Pescatori, con la redazione di Andrea Costa.
Ma non ha torto De Luca nell’affermare che il movimento venne sostanzialmente ribattezzato in Sicilia, a Catania, perché nell’Isola esso ebbe caratteristiche assai peculiari.
Prima del 1892-93 esistevano già in Sicilia diverse organizzazioni operaie imperniate sullo schema delle società di mutuo soccorso, che avevano lo scopo di proteggere i propri aderenti non tutelati da alcuna legislazione sociale.
La funzione dei Fasci dei lavoratori era di guida alle diverse classi sociali operaie oltre che sul campo economico anche in quello politico, di unione dei ceti dei lavoratori e di collegamento dei ceti operai nella lotta per lo sviluppo sociale e materiale della regione.
Il 23 maggio 1893 fu inaugurato il primo congresso dei fasci a cui parteciparono 76 organizzazioni socialiste. Presidente del Congresso era stato eletto Garibaldi Bosco, vicepresidenti De Felice Giuffrida e Nicolò Petrina.
Il fascio chiedeva il lavoro, l’uguaglianza e la fratellanza delle classi meno abbienti alle quali il socialismo apparve il propugnatore di un nuovo mondo di giustizia e di libertà. Dapprima mirava al mutuo soccorso e alla cooperazione, in seguitò però venne accentuato l’atteggiamento della pressione e della resistenza, in relazione con una moderna coscienza della dignità dell’uomo e del suo lavoro.
Molte volte i ceti lavoratori avevano tentato di ribellarsi, ma presto si erano demoralizzati; nel 1892-93 però sembravano pronti a tutto pur di porre fine alle angherie dei grandi latifondisti. “In Sicilia l’organizzazione del fascio di tutti i lavoratori era sentita e anche voluta come la forma propria a soddisfare da un lato l’esigenza della creazione di una associazione unitaria, di lotta economica dei lavoratori e a realizzare dall’altro, su questo fondamento, le aspirazioni alla creazione di un partito nuovo che avesse la sua base nei ceti dei lavoratori” (Salvatore Francesco Romano, La Sicilia nell’ultimo ventennio del secolo XIX, Palermo, 1950 pp.232-233).
Nell’intenzione dei promotori i fasci dovevano sorgere in nome delle idee socialiste; nell’intenzione della massa invece erano solamente mezzi capaci di migliorare le proprie condizioni economiche e venivano costituiti per chiedere di rialzare salari, di diminuire le tasse, di portare ad otto le ore lavorative e per scacciare i prepotenti dalle amministrazioni comunali.
I fasci spiegarono la loro intensa opera in tutta l’Isola e in provincia di Girgenti sorsero fasci ad Alessandria della Rocca, Bivona, Burgio, Calamonaci, Cammarata, Casteltermini, Cianciana, Favara, Girgenti, Lucca Sicula, Ribera, San Biagio Platani, San Giovanni Gemini, Santo Stefano Quisquinia, Villafranca. Anche in questa provincia i fasci avevano “per fine immediato una modestissima elevazione economica dei proletari, base a futuri miglioramenti ulteriori; come acquistando i fasci una vera personalità giuridica – poco importa se non riconosciuta ufficialmente – sarebbero divenuti, nella loro evoluzione, centri di cooperative, di sindacati operai, di camere o Borse di lavoro e di scuole e di biblioteche popolari”, come scrisse Francesco De Luca, nel polemico opuscolo “I fasci e la questione siciliana”, pubblicato a Girgenti nel 1894. De Luca era il maggiore esponente del movimento dei fasci siciliani ad Agrigento.
La funzione dei fasci doveva essere di guida alle diverse classi operaie; anche in campo politico essi “tendevano alla conquista dei pubblici poteri, ed uno dei loro capisaldi era la istituzione del Comune sociale, base della futura società ed avviamento alla socializzazione dei servizi pubblici” (Francesco De Luca, nel testo già citato a pagina 22). La loro rivolta nasceva da questi principi e il primo gesto di molti dirigenti e soci dei Fasci fu l’occupazione delle terre. Molte volte, anche in provincia di Girgenti, i ceti dei lavoratori avevano tentato di ribellarsi, ma ben presto s’erano demoralizzati.
Nel 1892 – 93 sembravano però pronti a tutto pur di porre fine alle angherie dei grandi latifondisti. Si valuta che i primi di novembre del 1892 in provincia di Girgenti fossero già stati costituiti ben 28 fasci e che 15759 fossero i soci.
In tal modo Girgenti era seconda solo alla provincia di Palermo, dove i Fasci erano 46. I leader cui i fasci agrigentini facevano riferimento erano tra i più moderati, come il già citato avvocato Francesco De Luca, il principe Tasca di Cutò, Antonio Montemaggiore di Baucina, aristocratico socialista, Lorenzo Panepinto. Spesso i fasci nascevano con l’intento di creare soprattutto strutture di solidarietà economica e sociale, costituendo cooperative di consumo, scuole serali, mutue assicurazioni e mutuo soccorso.
Gli unici paesi dell’agrigentino ove ci risulta siano avvenuti gravi scontri e in cui emersero posizioni decisamente più radicali furono Casteltermini e Favara. A Casteltermini il fascio dei lavoratori era guidato dal proprietario Francesco Lo Bue Perez.
Lo sciopero diventò però ben presto il metodo di lotta più seguito in provincia. Gli scioperi degli operai delle miniere di Comitini, Grotte, Racalmuto e Aragona della seconda metà del novembre del 1892 furono organizzati dai fasci dei lavoratori di questi piccoli centri minerari.
Il 24 novembre 1892 ben 400 zolfatari delle miniere di Aragona e di Comitini erano giunti a piedi a Girgenti, guidati dall’avvocato Francesco De Luca e una delegazione fu ricevuta dal Prefetto. Il giorno dopo giunsero nel capoluogo anche gli operai della miniere di Grotte e Racalmuto per chiedere al Prefetto i necessari provvedimenti per dare soluzione ai loro più gravi problemi. Ma non venne tralasciata naturalmente alcuna altra forma di mobilitazione e di attività ideologica. Così il 12 novembre 1893 si svolse a Girgenti il congresso provinciale del movimento. Un mese prima a Grotte (piccolo centro minerario a pochi chilometri da Agrigento) si era tenuto quello regionale, in quel celebre congresso i piccoli proprietari decisero di far causa comune coi lavoratori, giacché anche loro ritenevano di essere sfruttati dai grandi proprietari.
“La Riforma sociale” – il settimanale del movimento dei fasci in provincia di Girgenti – da notizia sul numero 10, apparso il 6 novembre 1892, della fondazione del fascio di Girgenti: “S’è costituito anche tra noi un fascio di lavoratori, ove già si trovano iscritti molti dei nostri operai. Salutiamo con fiducia questo risveglio delle classi lavoratrici, augurando che i nostri operai, costituiti a fascio, riescano a far valere i loro diritti ed a sottrarsi al giogo dei milionari e dei feudatari”.
La prima manifestazione di carattere sindacale promossa dai fasci della provincia di Agrigento ebbe luogo su iniziativa degli operai delle miniere di zolfo di Aragona, Comitini, Grotte e Racalmuto nel mese di novembre del 1892.
Sul numero 12 dello stesso settimanale (apparso il 27 novembre 1892) troviamo un articolo su questa manifestazione di protesta. E’ firmato La Falce ed appare in prima pagina (con una continuazione in seconda) con il titolo “Lo sciopero degli zolfatai”. Al redattore preme soprattutto indicare ai lettori la causa dello sciopero e descrivere le richieste degli scioperanti. La causa è durissima, “i sensibili ribassi nel prezzo degli zolfi hanno indotto i coltivatori delle miniere a ridurre i salari agli operai e ad aumentare la regola. Per regola s’intende la base di misura del minerale”. Pertanto gli operai avrebbero estratto e trasportato più minerale che nel passato, ma sarebbe stato loro corrisposto un minore salario. Per La Falce non ci sono dubbi: “la ragione è tutta dalla parte degli operai, che si contenterebbero di un’equa diminuzione di salario in proporzione al ribasso nel prezzo del minerale, rimanendo però la stessa regola. E veramente non si sa capire come riducendo i salari agli operai si possa aumentare la regola”.
A queste osservazioni in premessa segue la cronaca di una manifestazione: “Giovedì, 24 corrente (novembre), quattrocento zolfatai, con bandiere, son venuti in Girgenti a piedi da Aragona e da Comitini,quali rappresentanti di tutti i loro compagni, ed una commissione, con a capo l’avvocato Francesco De Luca, si è recata dal Prefetto per esporre le vere cause, che hanno prodotto questo sciopero. L’egregio rappresentante della nostra Provincia ha accolto benevolmente le ragioni degli operai minatori, promettendo il suo valido ed autorevole appoggio perché il conflitto termini in modo che gl’interessi degli zolfatai non vengano calpestati dagl’industriali. Promise di riunire in Girgenti tutti i coltivatori di miniere allo scopo di farli addivenire ad una giusta diminuzione del salario senza aumentare la regola, non potendo comprendere il Prefetto la ragione per cui si domandasse dai conduttori di miniere quest’aumento, che non ha ragione alcuna d’esistere.”
Dopo gli operai di Aragona e Comitini, giunsero a Girgenti pochi giorni dopo anche quelli di Grotte e Racalmuto. Erano in duemila.
Per tutto il 1893 si ebbero imponenti manifestazioni pubbliche in provincia di Girgenti e spesso a capo di esse si trovavano i dirigenti dei Fasci. Scioperi vennero organizzati a Raffadali (5 gennaio 1893), Ravanusa (12 maggio), Villafranca Sicula (3 giugno), San Biagio Platani e Ribera (6 settembre), Cattolica Eraclea (22 ottobre), Caltabellotta (25 ottobre), Aragona (25 ottobre), Racalmuto (1 novembre), Comitini (19 novembre), Favara (30 dicembre). Fu una stagione di grande impegno politico per il movimento operaio organizzato nei fasci. Pur non dotati di mezzi, sorretti dalla convinzione di voler a tutti costi uscire al più presto dalle tremende condizioni in cui in tanti si trovavano, gli operai della provincia di Agrigento promossero molteplici iniziative. Giunsero in quei mesi nei paesi dell’agrigentino i maggiori esponenti del movimento come De Felice Giuffrida e Garibaldi Bosco.
Elio Di Bella