Si tratta di un imponente complesso urbano – risalente in parte al IV – III secolo a. C e abbandonato intorno al VII secolo d.C. Esso ci offre una chiara idea dell’organizzazione dell’antica città di Agrigento . Lo scavo dell’area venne iniziato nel 1924 da Ettore Gabrici e proseguito nel 1935 da Giuseppe Cultrera. Altri importanti scavi sono stati condotti tra il 1952 e il 1955. Sono state portate alla luce una ventina di abitazioni che prima non si conoscevano e che appaiono disposte in maniera ben ordinata e a terrazze, in un chiaro sistema ippodameo. Gli scavi successivi hanno messo in luce un’organizzazione urbana che si sviluppa in un’area di circa 15.000 metri quadrati.
Tali abitazioni sorgevano tra quattro vie (cardines, ampi poco più di cinque metri)) tra loro parallele e che sboccavano a nord sul decumano (largo circa metri 11 e detto maximus), corrispondente al percorso dell’attuale statale. A 300 metri circa a sud, parallelo al decumanus maximus, si allunga un altro decumano, pavimentato di cotto a opus spicatum, largo metri 7. Le insule appaiono piuttosto strette, ma allungate e si sviluppano per circa trecento metri lungo gli stessi cardines, secondo una organizzazione per stringas.
Da tutto ciò possiamo rilevare che dei tre sistemi di organizzazione urbana di una città classica (sistema a incrocio ortogonale; sistema del reticolo ad insulae rettangolari perpendicolari alle vie lunghe; sistema degli assi incrociati e della pianta centralizzata del mondo italico-romano) nella antica Agrigento è stato preferito ed ampiamente adottato il sistema a reticolato ippodameo (ossia il secondo).
Le vie sono affiancate da abitazioni di vario tipo, ora ellenistico ora italico, ora misto e da qualche bottega (tabernae). Le abitazioni di tipo ellenistico presentano spesso il peristilio centrale circondato da vani; quelle di stile italico hanno l’atrio, il tablino e il peristilio.
Alcune case avevano il piano superiore destinato probabilmente alle donne di casa o alla servitù; altre abitazioni presentano un corridoio di disimpegno tra le stanze principali da una parte e quelle meno importanti dall’altra. Vi si notano tracce di intonaco dipinto alle pareti e numerosi pavimenti musivi di vario genere, dall’opus signinum di età repubblicana e augustea, al tassellato a motivi geometrici in nero, a ricchi motivi fitomorfi e zoomorfi. I muri erano realizzati con conci di tufo e messi insieme senza l’uso di malta.
Assenti nelle tecniche di costruzione risultano anche il conglomerato e il laterizio, il cui uso appare limitato soprattutto alla pavimentazione delle strade. Sparsi ovunque pozzi, cisterne, canaletti di scolo organizzati in un complesso sistema di fognature.
Tra le case più significative segnaliamo: la casa del peristilio, all’ingresso del quartiere, certamente abitazione di famiglia patrizia, con portico, vasca ed eleganti pavimenti; la casa delle svastiche che presenta appunto sul pavimento decorazioni con svastiche, l’antico simbolo solare; la casa del maestro astrattista con bellissimi mosaici a motivi astratti; casa del criptoportico e casa della Gazzella con litostrati ben definiti.
Elio Di Bella