
Gli archeologi Valentina Caminneci e Vincenzo Cucchiara hanno pubblicato nel fascicolo 50 della “Bibliotheca Archaeologica” uno studio intitolato “Le vie della produzione ad Agrigento. Considerazioni sulla viabilità Tra la città antica ed il suo porto” che propone alcune riflessioni sulla questione della localizzazione del porto antico di Agrigento, indicato spesso con il termine Emporium. Gli autori indicano in un sito “poco più a Sud della confluenza dei due fiumi Hypsas e Akragas in un unico corso” il porto e precisamente in “ un’area riparata che sembra possedere le caratteristiche batimetriche necessarie ad un approdo”. La tesi ha trovato conferma dalle indagini teleosservative condotte contemporaneamente dall’Università di Padova e, in particolare, dall’analisi incrociata dei dati del LIDAR e di Remote Sensing. Sarebbe inoltre avvalorata dall’ulteriore riflessione “sulle “vie della produzione”, sui collegamenti, cioè, tra il porto e la città, funzionali alla mobilità di persone e di merci in età antica”.
Il porto nei pressi dell’Akragas sarebbe rimasto attivo dalla fondazione della polis fino all’età bizantina. La sua importanza per la città è sottolineata da Polibio e altri studi inoltre hanno considerato l’alto valore economico di una struttura, il porto, che è stato “punto di partenza e di arrivo delle merci”, in collegamento con il foro akragantino, luogo dell’incontro e delle transazioni commerciali.
Cammineci e Cucchiara ritengono tra l’altro che “le porte individuate sul versante meridionale delle fortificazioni fossero collegate al mare, o per meglio dire, come sembra verisimile, alla strada che portava al mare, sebbene non vi sia traccia della viabilità antica che conduceva agli accessi alla città”. In tal senso lo studio fa riferimento ad una serie di recenti ritrovamenti relativi a porte e strade meridionali di Akragas.
Una porta in particolare conduce al mare e i due studiosi su tale questione scrivono: “Che vi fosse una sola porta che conducesse al mare è un’ipotesi che nasce dalla lettura letterale di un passo di Livio sulle operazioni della seconda guerra punica che portarono alla conquista della città, espugnata dai Romani grazie al tradimento di Mutine, capo della guarnigione cartaginese. Il passo liviano allude ad una portam ad mare ferentem, strategicamente importante, che consente ai Romani di irrompere cum agmine iam in media urbis et forum” . Mentre Annone, duce cartaginese, batte in ritirata, “per aversam portam” e da lì avrebbe raggiunto il mare per imbarcarsi verso l’Africa. Camminneci e Cucchiara pensano che “Annone abbia trovato la via della salvezza sul lato occidentale, dove si aprivano Porta VI, Porta VII e Porta IX, proprio alle spalle del foro, scendendo lungo il vallone dell’Hypsas fino alla costa”.
Altra fonte in cui troviamo indicazioni sull’Emporion è Gregorio di Agrigento, datata generalmente al VII secolo d.C. In essa troviamo anche indicazioni su una “grande porta” che guarda a mezzogiorno, davanti alla quale il Vescovo, venendo dal porto, incontra la madre.
Viene quindi avanzata una tesi, supportata da un’analisi geomorfologica dell’area della porta e da incisioni di Giuseppe Maria Pancrazi, dal dipinto di Antonio Joli (XVIII sec.) da varie foto storiche e basi cartografiche proposte da Brienza-Caliò per una nuova pianta della città, che presenta “ una diversa scansione degli isolati, più agili e corti”, con la quale il Foro si raccorda al porto.
L’incisione Giuseppe Maria Pancrazi mostra una strada che “uscendo da Porta Aurea e passando ad Est della Tomba di Terone, attraversava il suburbio, giungendo sino alla costa, testimoniata dalle tavole del Pancrazi alla metà del XVIII secolo”.
L’olio di Antonio Joli mostra “un particolare punto di vista dal suburbio, popolato da gente a piedi e a cavallo che si avvicina alle mura meridionali. La strada che da Porta Aurea giungeva alla costa, oltrepassando la confluenza dei due fiumi sul lato orientale, è documentata anche nella cartografia ottocentesca – si sostiene nel saggio – Il tracciato sopravvivrebbe grosso modo nella moderna via Emporium, che alcune fotografie del secolo scorso mostrano prima che gli ultimi rifacimenti della fine del ‘900, ne ampliassero notevolmente la sede stradale soprattutto nel tratto in prossimità della confluenza (figg. 5-6a-b, 9). Che oltre a quest’asse stradale vi fosse in antico una viabilità accessoria minore, di cui forse conservano il ricordo le stradelle interpoderali nella fascia subcostiera, sembra plausibile. Altri percorsi, inoltre, possono avere assicurato, ad Ovest della confluenza, il collegamento con la Porta V, la cui fase più antica risalirebbe al VI secolo a.C.
La tesi propone di “ridurre la lunghezza dell’ultimo isolato a Sud, arretrando la plateia sul tracciato della strada moderna, intersecando Porta Aurea, la quale si inserisce di fatto in un sistema viario urbano e strategico”.
Nello studio dei due archeologi viene fatto anche un raffronto tra le potenziali porte che potessero sostenere un traffico pesante di carri che facessero spola agevolmente tra il porto e la città, ubicate nella parte meridionale della Collina dei Templi. La conclusione è che “ la cosiddetta Porta Aurea sarebbe stata la più agevole e la più larga e con una connessione alla rete viaria
Nelle conclusioni i due studiosi sostengono che “il porto rappresentava lo sbocco naturale del surplus, destinato all’esportazione a Cartagine, dove l’olio akragantino era particolarmente apprezzato”.
Da considerare anche le vie dello zolfo, “che collegavano l’hinterland ricco di filoni solfiferi con il porto di Agrigentum, dove il prezioso minerale veniva verosimilmente imbarcato per l’esportazione… Anche la viabilità sembrerebbe a servizio delle dinami¬che produttive attraverso un sistema di strade secondarie di collegamento all’asse principale lungo la costa occidentale della Sicilia rappresentato dalla cosiddetta Selinuntia odos, che, passando da Agrigento, giungeva sino a Lilibeo” .
Ricostruire la viabilità antica nel suburbio di Akragas richiedere indagini mirate che ci si augura verranno presto realizzate.