Esiste un nesso profondo e indissolubile fra la Valle dei Templi di Agrigento e Giuseppe Maria Pancrazi da Cortona, C.R. dell’ordine dei Teatini. Vissuto nel 1700, venne in Sicilia e innamoratosi delle vestigia della nostra antica grandezza, provvide a farle illustrare con 52 preziose tavole in rame più volte ripiegate, inserite in due pregiati volumi (tomi) in folio, che costituiscono la testimonianza iconografica più antica e corposa della Valle.
Il Cortonese tenne a precisare nella sua opera edita a Napoli nel 1751 che le incisioni realizzate in maggior numero da Salvatore Ettore rappresentano le antichità e la Valle così come si vedono e molte sono spettacolari vedute panoramiche.
Del Pancrazi si sapeva ben poco e col tempo gli agrigentini lo hanno dimenticato anche se gli è stata dedicata una sala del Museo di s.Nicola. Visse drammatiche vicissitudini tanto da ammalarsene e morire, quando venne meno il sostegno economico dei mecenati inglesi finanziatori di buona parte dell’opera, che nel progetto originario avrebbe dovuto illustrare in diversi volumi tutta la Sicilia.
Pubblicati i primi due volumi riguardanti il sito dell’antica Agrigento, l’opera rimase incompiuta. L’ Autore fu sottoposto, a volte ingiustamente, a critiche da parte di studiosi venuti in seguito (Politi), che non hanno tenuto in debito conto il periodo in cui operò.
Quest’anno ricorre il trecentesimo della sua nascita, (1704) come riferisce il Vezzosi, e questo scritto vuole essere un omaggio ad un uomo che ha illustrato la nostra città con un’ opera che può sicuramente annoverarsi tra le migliori di tutti i tempi. Le ricerche sul Teatino condotte personalmente, hanno appurato l’esistenza di una piccola e rara pubblicazione del 1890 intitolata: Cenni biografici su Giuseppe Maria Pancrazi C.R. dell’ Ordine dei Teatini ad opera del can. Narciso Fabbrini, in occasione delle nozze Pancrazi- Serlupi.
Consta di 18 pagine, ma è una fonte di conoscenza molto importante anche se dovutamente di parte. Si trascrive anche se in un italiano abbastanza antiquato, alcune parti salienti dell’ opuscolo, riproponendomi di ripubblicarlo integralmente, appena possibile per ricordare il Nostro in maniera più adeguata. «Fra gli uomini e gli scrittori distinti, di cui si vantò l’Italia nel 700, fu giustamente annoverato il dotto Teatino, del quale prendiamo a trattare. Egli nacque in Cortona… cresciuto negli anni e piaciutogli assai l’istituto dei Padri Teatini vi fece I voti solenni nel 28 novembre 1720.
Avendo Carlo VI imperatore eretto in Palermo un collegio magnifico per la Nobiltà, ed avendone affidata la direzione ai Teatini, questi perché le scienze vi fiorissero con decoro, vi spedirono insieme con altri soggetti stimabili anche il nostro padre Giuseppe. Quando poi il reame delle due Sicilie passò sotto il regime di Carlo Infante di Spagna, il nuovo Re volle che appunto Don Giuseppe Pancrazi fosse costituito preside degli studi.
Andato in Catania come reggente, della nuova casa che l’istituto suo vi aveva fondata, recatosi con Salvatore di Ettore e col principe di Torre Muzza a visitare il sito dell’antica Agrigento (Girgenti) restò sorprese nel vederne gli avanzi magnifici. Al cospetto di quelle maestose rovine si suscitò nell’ animo suo vivissimo il desiderio di compilare un’opera il cui scopo precipuo fosse stato una illustrazione completa di tutte le antichità più rilevanti dell’ isola, cominciando da Agrigento.
Era questa impresa stata vasta, laboriosa, di grave dispendio, tale da sgomentare qualunque ardito scrittore; ma il nostro Teatino coraggioso ed energico non peritò, e senza ritardo diffuse il manifesto del vagheggiato lavoro, facendo appello al concorso ed aiuto generoso dei facoltosi italiani e stranieri. Ebbe lodi, incoraggiamento da essi, e promessioni di danaro per far fronte alle spese.
Gli incisori, cui ricorse per stampe che dovevano decorare T opera sua, furono, oltre Salvatore di Ettore, Francesco Capparuli, Niccolò de Oraty, il tipografo prescelto fu poi Alessio Pellecchia, editore napolitano. Ultimato che ebbe il primo tomo della vasta sua opera, lo diede alla luce con la seguente intitolazione: “Antichità Siciliane spiegate colle notizie generali di questo regno ove si comprende la storia particolare di quelle città delle quali si riportano ed illustrano separatamente gli antichi monumenti – Opera del Padre D. Giuseppe Maria Pancrazi Chierico Regolare Teatino, Patrizio Cortonese, Accademico Etrusco e Socio Colombario Fiorentino- Tomo I diviso in due parti.
Nella prima si contengono le notizie generali di quest’ Isola, nella seconda le Piante, le varie vedute e la Descrizione dell’ antico Agrigento. Alla S.R.M. di Carlo Re delle due Sicilie in Napoli 1751 nella stamperia di Alessio Pellecchia con licenza dei Superiori.
Nell’ anno appresso (1752) nella medesima superba edizione in carta reale in fol. ricca d’ornamenti e di fregi, messe alla luce il tomo II. Questi due volumi ebbero l’approvazione di alquante riviste ed effemeridi letterarie, di molti scienziati nostrani ed esteri.
E per fermo quei due volumi bastano essi soli a mostrare la grande erudizione storica, mitologica e letteraria dell’ egregio Teatino; imperciocché in essi vi è, forse ad esuberanza, un emporio di cognizioni archeologiche, una riproduzione fedele di documenti importanti e perfino delle centoquarantotto Lettere di Falaride tiranno di Agrigento. Mentre il padre Giuseppe dava opera attenta al proseguimento delle sue relazioni sulle antichità sicule gl’intervenne un disastro, che lo turbò fieramente. Alquanti dei facoltosi da noi nominati
e principalmente gl’ Inglesi (che, come dicemmo, eransi esibiti di provvederlo dei mezzi pecuniari richiesti ) si ricusarono dal perseverar nell’impegno contratto dimodoché il Pancrazi, contro ogni sua aspettativa fu costretto a sospendere la continuazione e pubblicazione del seguito della sua storia.
Questa amara delusione, il non avere potuto trovare altri soci in difetto dei nominati, ricolmarono di profonda tristezza T animo del P. Giuseppe In modo da quasi perdere il senno. Volle tornare in Firenze tra i suoi consodali; ma poco dopo vi morì nel 15 luglio 1760, vittima delle peripezie funeste che sogliono talvolta succedere agli eruditi sfortunati. Nel nostro secolo il Vezzosi lodollo assai nel libro da lui pubblicato intorno agli scrittori Teatini. ..
“Io non so se in Girgenti viva ancora la memoria di lui, ma sarebbe invero desiderabil cosa, che gli Agrigentini, in segno d’animo grato, lo ricordassero con elogio speciale in qualche pubblica epigrafe; dappoiché fu egli l’illustratore più accurato e benemerito dell’ antica e famosa lor patria”.
fonte: Attilio Dalli Cardillo, La Valle dei templi di Agrigento ed il teatino Giuseppe M.Pancrazi, Agrigento Nuove Ipotesi, sett-ott 2004, pp 16-17