Joppolo Giancaxio, un paesino a pochi chilometri da Agrigento, è una importante stazione archeologica.
Nella rocca adiacente al castello medioevale, già della famiglia patrizia dei Colonna, esistono resti preistorici del secondo millennio A.C. cioè di quattromila anni fa.
Si distingue la grande grotta, che si presume fu la dimora di Cocalo, re dei siculi.
L’altezza del piano di campagna è di circa metri sei ed è a pianta pressappoco rettangolare mentre l’ingresso veniva chiuso da una particolare struttura in pietra.
Adiacente alla grotta, ad altezza un po’ maggiore, si trova una favolosa tomba a tolos (cioè a cupola), ancora oggi intatta, anche perché è evidente nell’ interno il taglio del letto funebre.
La base della tomba è circolare, di metri due di diametro.
Altre dello stesso stile se ne intravedono in sezione perché i Colonna per costruire il castello prelevarono il materiale dal vicino colle.
La necropoli si estende per circa 400 metri dal castello sino a contrada Curiale, dove si trovano altre tombe preistoriche.
Dalla ricognizione fatta dal prof. Anselmo Prado, archeologo e proprietario del Castello e delle terre circostanti, risulta che il territorio dove sorge il paese di Joppolo Giancaxio è prettamente archeologico e lo dimostrano i numerosi cocci di vasi che il prof. Prado ha raccolto.
Dalla natura dei cocci e dal loro stile, si può affermare che in questa zona ci fu una grande civiltà a partire dal XII secolo A.C. fino al VI secolo A.C.
Il castello medievale
Affiancato alla rupe calcarea esiste il castello medioevale, che ancora oggi viene mantenuto in uno stato perfetto e che è arredalo con mobili, quadri e suppellettili di quell’epoca.
Di fronte al castello esiste in perfetto stato la cappella con la cripta che ospita i resti mortali dei grandi della famiglia Colonna.
Ultimo ad esservi stato seppellito fu Giovanni Colonna di Cesarò, morto a Roma nei primi mesi del 1940. (Come si ricorda. Giovanni Colonna partecipò al primo governo di Mussolini quale ministro delle Poste. Poi si ribellò a Mussolini per unirsi agli aventiniani).
Nell’unica navata della cappella è ospitato il magnifico particolareggiato archetipo in felloplastica riproducente il tempio di Giove Olimpico di Agrigento, secondo il progetto del prof. Anselmo Prado.
L’archetipo, riprodotto su scala 1/50, misura metri 2.26 di profondità. 1,13 di larghezza ed un metro in altezza.
Questo modello del Giove Olimpico, per la verità, merita una più degna sistemazione.
Era prevista la sua collocazione al centro della sala di Zeus del Museo archeologico regionale di S. Nicola ma, in mancanza di apposita delibera di acquisizione da parte della Regione, non può essere mostrato nella sede adatta, privando i visitatori del museo di un pezzo veramente unico ed interessante, che darebbe una idea globale del tempio di Giove, una delle sette meraviglie del mondo antico.
L’archetipo in questione, nelle numerose esposizioni a cui ha partecipato, ha destato straordinaria ammirazione.
Tra le numerose esposizioni è da ricordare quella di Tokio sei anni fa. dove fu trasportato con un aereo speciale, e negli USA e precisamente a New York e Los Angeles.
In Italia è stato esposto nelle mostre turistiche di Genova. Milano, Torino,Verona e Roma.
Gerlando Micalizio, Joppolo Giancaxio, in Lumie di Sicilia, giugno 1992, n.15