
Un nuovo rinvenimento archeologico a Cannatello, uno dei lidi di Agrigento, conferma quanto da tempo gli studiosi sostengono: fu questo il più antico approdo della città.
Ancor prima dell’approdo presso la foce del fiume Akragas, quello di Cannatello fu preferito da popolazioni molto antiche.
Il ritrovamento “almeno 5 ancore litiche e 2 lingotti in piombo” fa dire alla Capitaneria di Porto di Agrigento che “gli studi scientifici preliminari, ancora in itinere inducono a ritenere probabile la presenza di un’antica area di approdo“. Per tale ragione si è ritenuto “necessario interdire lo specchio acqueo da qualsiasi attività che potrebbe recare potenziale nocumento ai reperti rinvenuti”.
Cannatello: la storia
Il territorio di Agrigento è attraversato da due corsi d’acqua di maggiore rilevanza, rappresentati dal Torrente S. Biagio (ex Torrente Akragas), sfociante immediatamente a S. Leone e nel quale confluisce il Torrente Drago (ex Torrente Hypsas) e dal Fiume Naro, che sfocia poco più a sud, in località Cannatello.
Il Fiume Naro crea il Fosso Canne col torrente Canne.
Tra i bacini idrografici del Fosso Canne e del torrente Drago si individua un’area di circa 65 kmq interessata da diversi valloni che comprendono la zona agrigentina, uno di questi è il vallone Cannatello.
I fiumi erano ritenuti giustamente così importanti per la sopravvivenza di una città, che si dava a queste il nome del fiume che le bagnava: Selinunte prese nome dal Selinos; Gela dal Gelas, Agrigento dall’Akràgas, ecc., e Cannatello prende il nome dal torrente Canne.
Il termine Canne deriva dal greco καναχή che significa strepito, quindi evidentemente il torrente scendendo verso il mare era piuttosto impetuoso e rumoroso, ma occorre precisare che questo nome venne dato dai greci a diversi torrenti e non sappiamo che fossero tutti davvero rumorosi.
Fiume NARO deriva dal greco naron o dall’arabo nahr: fiume
Selinunte fu fondata nel 650 a.C. secondo Diodoro Siculo e, secondo Tucidide, nel 628-627 a.C.
Selinunte a sua volta fondò nel 570 a.C. Heraclea Minoa.
Nel 689 a.C venne fondata Gela e sappiamo che ben presto i rodii di Gela avviarono scambi commerciali frequenti e sempre più importanti con Selinunte e Heraclea Minoa.
Secondo alcuni studiosi sorse presto la necessità di realizzare un emporio o comunque una nuova colonia a metà strada tra Gela e Selinunte, per migliorare tali fruttuosi scambi commerciali
Secondo altri invece la fondazione di Akragas nasce dalla necessità che avvertirono i Geloi (antichi gelesi), di arginare l’espansione di Selinunte verso est.
Così venne fondata vicino al mare per rendere ancora più facili, grazie al mare, gli scambi commerciali.
Agrigento nasce vicino al mare e rimane fino alla conquista araba molto vicina al mare.
La sua prima moneta riporta il simbolo della città: un granchio.
La parola greca Χηλαι può significare sia le chele del granchio, che i bracci di un porto e, il granchio verrebbe a essere una allusione al porto di Akragas e alla sua vocazione marittima
Akragas aveva “tutti i vantaggi di una città marittima”, scrive Polibio. Non bisogna pensare che quando arrivano i coloni da Gela il territorio tra i fiumi Akragas e Ypsas dove fondano la nostra città sia totalmente deserto.
Verso la fine del XV secolo a.C. la Sicilia si integrò nei circuiti commerciali mediterranei grazie ai Micenei. È probabile che gruppi umani provenienti dall’Oriente si siano insediati stabilmente nell’Isola, contribuendo alla gestione di grandi empori commerciali . Uno di questi grandi empori commerciali è stato scoperto a Cannatello
A Cannatello c’era un emporio commerciale che va inserito nella rotta micenea che nel XIII sec. collegava Cipro alla Sicilia e oltre ed era uno scalo importante per la commercializzazione del salgemma e dello zolfo di cui era ricca la zona. Ma il rinvenimento di un gruppo di bronzi molto importante, comprendente due daghe, due asce a cannone e quattro cuspidi di lancia che sembrerebbero datate circa nei secoli X-IX a. C ci dice che il sito ebbe vita lunga. L’emporio di Cannatello, fu punto di appoggio anche per i collegamenti con altri “emporia” a Punta Bianca (Palma di Montechiaro) e a Capo Bianco (Eraclea Minoa). Nuove indagini testimoniano l’esistenza di una sorta di superstrada costruita dai Greci per collegare la città di Siracusa alle sue colonie Akrai e Kasmenai e ancora a Gela e Akragas fino, appunto, a Selinunte, passando per Cannatello. Abbiamo quindi un sistema della viabilità storica, una rete insediativa diffusa ancora rintracciabile nel territorio, soprattutto nella fascia costiera
E’ probabile che questo genere di insediamenti esisteva ancora all’arrivo dei greci dalle nostre parti.
L’emporio di Cannatello faceva parte della città arcaica nel territorio di Agrigento. Di tale città arcaica ci sono rimaste altre tracce nelle strutture del santuario delle divinità ctonie di S. Biagio.
Così alla più conosciuta area della Valle dei Templi si collegano le aree archeologiche di Cannatello e della Foce del Naro, le necropoli di Villaseta e di Pezzino o i santuari distribuiti nel territorio.
Tutto ciò ci rivela la presenza di una comunità sicana nel nostro territorio. Il territorio agrigentino è stato abitato fin dalla preistoria, come dimostrano le testimonianze riferibili all’età del rame e del bronzo, individuate anche a Cannatello.

I Sicani che vivevano a Cannatello e nelle zone circostanti realizzarono una pacifica convivenza con i greci. Dal crollo naturale di una duna (Febbraio 1985) alla foce del fiume Naro venivano alla luce numerosi cocci ceramici, schegge di selce e scorie di bronzo e ferro. Venne ipotizzata l’esistenza di un’area di culto punico presso un fiume considerato sacro. Un’area certamente abitata nella parte alta a nord (Cannatello) e utilizzata a culto votivo e a luogo di sepoltura (tracce di deposizioni a cista funeraria ) nella parte bassa a sud . Venne trovata in particolare una brocca con patera votiva, di origini fenicio-puniche. Il sito può essere stato abitato dai Cartaginesi durante la conquista del territorio agrigentino. Trovati anche, sparsi fra alghe e detriti fluviali, un cospicuo numero di cocci ceramici di tegole, tazze, pithoi, piatti…
Il Fiume era forse navigabile per un breve tratto, sino all’ansa dove abbiamo ancora i ruderi di un antico mulino ad acqua. Di fronte a questo ideale specchio d’acqua chiuso, si apre frontalmente lungo la costa con direzione sud-nord, una sorta di canale interrato che si collega al letto del fiume rendendo possibile il riparo alle imbarcazioni
Tutto ciò ci fa pensare alla frequentazione di popoli diversi, ma uniti dagli stessi scopi di sfruttamento e uso delle risorse territoriali (attività marinara e di commercio).
Di recente due ancore in ferro di epoca bizantina e un cannone di circa 2,5 mt. in ferro datato intorno al 1400 sono stati rinvenuti presso la foce del Fiume Naro.
Tale ritrovamento conferma la presenza in quell’epoca di imbarcazioni che solcavano il mare della costa agrigentina per scopi commerciali ed altro.
In passato lungo la costa dell’Agrigentino, è già stata segnalata la presenza sul fondo marino di numerosi reperti risalenti ad epoche diverse