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zolfara lucia a Girgenti
zolfara lucia a Girgenti

Terra gialla di Girgenti: notizie sparse sul mondo delle miniere di zolfo nell’Ottocento

2 Novembre 2019 //  by Elio Di Bella

zolfara lucia a Girgenti
zolfara lucia a Girgenti

Miniere di zolfo : Fatti e avvenimenti in provincia di Girgenti

Il governo borbonico autorizza l’apertura di nuove miniere.

18 ottobre 1808

Nei primi anni del 1800 divenne notevole la domanda di zolfo da parte delle industrie inglesi, che utilizzavano l’acido solforico. Con rescritto del 18 ottobre 1808 Ferdinando IV di Borbone accordò la facoltà di aperture di nuove zolfare anche nel territorio agrigentino, previo esborso di 10 onze al fisco.

Agli inglesi il monopolio dello zolfo siciliano – 24 settembre 1816

Il 24 settembre 1816 fu firmato un trattato di commercio, fra il governo di Napoli e quello di Londra, con il quale ai mercanti inglesi fu assicurato il monopolio nell’esportazione degli zolfi della Sicilia.  A seguito di quest’accordo nell’entroterra agrigentino ripresero le ricerche di zolfo che da qualche tempo erano state interrotte. Le prime richieste di apertura di zolfare in territorio di Comitini pare risalgano al 1818. la febbre dello zolfo spinse tanta gente a tentare questa forma di investimento che però in alcuni casi fu deludente per il mancato ritrovamento del filone di minerale o per avversità di altro genere.

Evasi dal carcere di Girgenti sequestrano 300 operai dalla zolfara “Mandrazzi-Genuardi” – 23 marzo 1863

Il giorno di Natale del 1862 ben 127 pericolosi detenuti, dopo avere scavato un tunnel, evasero in massa, dal vecchio carcere di Agrigento ubicato nei pressi della chiesa dell’Itria.  A Comitini nessuno avrebbe immaginato che da li a qualche mese ed esattamente il 23 marzo 1863, alle ore 11.00, circa 50 di quegli evasi, armati sino ai denti, dovevano sequestrare ben 300 operai e lo stesso Gaetano Leone amministratore della zolfara “Mandrazzi Genuardi”, richiedendo per il loro rilascio un riscatto di circa 26 mila lire.

Il riscatto per quei tempi era molto esoso ma, dopo lunghe trattative, l’amministratore riusciva a far ridurre la domanda a 5000 lire.

Con il pagamento del riscatto tutti gli ostaggi furono liberati senza alcuna conseguenza per la loro incolumità fisica.

Il fatto ebbe molta risonanza, ed alcuni personaggi di rilievo, avanzarono proteste al governo, al fine di sollecitare provvedimenti per la difesa dell’ordine pubblico. La protesta pare non sortì alcun effetto.

Il tribunale Commerciale di Palermo sentenzia il fallimento della ditta Ignazio Genuardi & Figli.  – 20 Maggio 1876

Nell’ambito dello sviluppo dell’industria zolfifera, merita di essere ricordata la figura del Barone Ignazio Genuardi, un grosso industriale, che seppe dare notevole impulso allo sviluppo della economia locale. Proprietario delle miniere “Mandrazzi, Crocilla Grande e Crocilla Principe”, tentò di monopolizzare l’intero settore, accaparrandosi lo zolfo che l’intera Sicilia produceva, pagandolo ad un prezzo più alto dei mercati nazionali ed internazionali.

Lo scopo era di riuscire a monopolizzare lo sfruttamento dei giacimenti e controllare il mercato del minerale.

La mossa si rivelò ben presto azzardata. La Francia e l’Inghilterra  proprio in quel periodo commercializzarono il minerale ad un prezzo più competitivo che portò a conseguenze disastrose ed al fallimento il Genualdi con gravissime ripercussioni, sull’economia locale.

Il Commissario Governativo per la Vigilanza e il Sindacato sugli istituti di Emissione scoprirono che il Genuardi, nei confronti del Banco di Sicilia, aveva un debito di £. 3.300.000 mentre il suo patrimonio ammontava a £ 18.000 000. Si ritirò a vita privata, ospite del figlio Gerlando, primo Vescovo della Diocesi di Acireale, dove il il 6 febbraio 1883 si spense.

Nel 1886 la “Società Miniere di Comitini“, costituita dal Marchese Giambertoni ed altri imprenditori agrigentini, acquisì le miniere del Genuardi rimettendole in attività dopo costose ristrutturazioni.

Tragedia nella miniera di “Cozzo Vitello”– 12 Novembre 1901

All’inizio del 1800, con la riscoperta dei giacimenti solfiferi, Comitini diventa importantissimo centro minerario dell’agrigentino.Il metodo molto primitivo dell’estrazione del minerale rendeva il lavoro particolarmente pesante e pericoloso per i minatori, soprattutto per l’assenza di strutture in grado di tutelarli dai tanti pericoli a cui erano sottoposti ogni giorno: esalazioni di gas, inondazioni e crolli delle gallerie, esposizione a polvere dei silice.

Ovviamente, spesso, si verificavano impressionanti infortuni mortali che lasciavano sgomento tra la popolazione. Uno dei tanti disastri che suscitò molto turbamento, per la dinamica degli avvenimenti e per il numero delle vittime, si verificò il 12 Novembre 1901 nella miniera di “cozzo Vitello” gestita dai Signori Scrimali, Terrana, e Vinciquerra.

Alla notizia del crollo i Carabinieri della locale stazione dell’arma, al comando del brigadiere Carmine Carbone, accorsero prontamente portando soccorso. Spinti dalle invocazioni di aiuto di uno dei lavoratori sepolto dalle macerie scesero essi stessi a180 metri nella miniera, salvando così diverse vite. L’esempio dei Carabinieri fu seguito anche da tanti concittadini che erano accorsi alla notizia del crollo.

Da sotto le macerie furono estratti tre corpi e quando si cercò di raggiungere gli atri, crollò la restante volta delle galleria. Fu così vana qualsiasi altra iniziativa di salvataggio e dall’allora Pretore e dall’ingegnere minerario fu disposto di sospendere ogni ulteriore azione di recupero.

Categoria: Storia Agrigento

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