
A spasso alla foce dell’Akragas, alla scoperta di tesori culturali ed ambientali seppelliti per troppo tempo nella memoria degli agrigentini. Un invito che ha richiamato un centinaio di curiosi e studiosi desiderosi di conoscere l’antico rapporto della comunità locale con il fiume che le ha dato in origine il nome alla città.
Un’iniziativa della sezione agrigentina di Italia Nostra, presieduta da Adele Falcetta, che s’inserisce nel programma nazionale dell’associazione, “Paesaggi sensibili 2019: paesaggi d’acqua”, e che ha voluto essere anche un richiamo verso chi dovrebbe avere maggiore cura e valorizzare un sito così importante nella storia della città.
Per l’occasione l’archeologo canicattinese Luca Zambito ha tenuto una lezione all’aperto nei luoghi in cui nacque l’antico emporion della polis greca, divenuto poi il porto della città romana e bizantina. Un esposizione ricca di dettagli anche topografici (oggi illuminanti grazie alle recenti scoperte archeologiche) che ha avuto il merito portare alla luce, attraverso la storia dei luoghi, il messaggio di civiltà il popolo dell’antica Akragas, prima, ed anche dopon in epoca araba. Un incontro all’aperto che ha voluto valorizzare un corso d’acqua che per molto tempo è stato anche navigabile, almeno sino all’attuale rotonda Giunone.
Agli attenti partecipanti, Luca Zambito ha illustrato le condizioni dell’emporion agrigentino in epoca greca e cristiana : “Tracce di grandi magazzini sono stati rinvenuti presso la chiesa di San Leone e una base di un altare cristiano, conservata al museo archeologico di Agrigento, con l’invocazione “Fanciullo Gesù proteggici” ci porta alle origini del cristianesimo ad Agrigento. Una necropoli di età arcaica è stata individuata sulla sponda destra, coeva al primo stanziamento dei coloni, a testimonianza dell’importanza data al sito sin dai primi anni della fondazione della città. Ancora riferibili alla fase di vita del porto di età greca sono i corredi delle tombe indagate sulla collinetta di Montelusa, alle spalle della foce, mentre una sorgente d’acqua in Viale dei Giardini, a San Leone, ci porta all’impegno di realizzare nella zona opere per convogliare le acque per chi viveva nella borgata antica di San Leone, ha spiegato il giovane archeologo Zambito.
I partecipanti dalla foce del fiume si sono poi inoltrati nel litorale del Babbaluciaro e di Maddalusa.
“ A Maddalusa abbiamo la necropoli più antica della città. Un’area funeraria tra le dune. Qui sono le sepolture degli agrigentini di prima generazioni – ha detto Luca Zambito- E sempre a San Leone è stato rinvenuta una cassetta con monete di monete arabe che risalgono all’epoca del primo arrivo degli arabi nel porto di Agrigento.
L’escursione alla foce dell’Akragas ha rivelato ai partecipanti quanto gli antichi akragantini apprezzassero ed ed amassero le acque dolci che scorrevano sulla loro terra. Un amore da riscoprire anche oggi
Elio Di Bella