
Agrigento ricorda oggi Giuseppe Serroy, medico, scienziato, poeta, politico, studioso di tradizioni popolari, patriota del Risorgimento agrigentino.
Giovedì 28 novembre, alle ore 17, nella sala Chiaramontana del Seminario Arcivescovile di Agrigento, in piazza don Minzoni, verrà presentato il libro dell’ex dirigente scolastico Francesco Curaba che ricostruisce la vita e le esperienze di un personaggio della seconda metà dell’Ottocento poco conosciuto, forse anche perché poco amato dagli Agrigentini a cui dedicò versi pungenti.
“Supra rinusi rupi ruvini di vecchi mura in mannari cangiati chiesi inculti e palazzi canniati bono pri storici oceddi rapini angusti, torti e tutti casalini fatti a posta pri capri, alpestri strati cisterni carsi d’acqua e avvermicati orti annacquati da immundi lavini/agrigenti, malefici, lagnusi baggiani, liticusi, impertinenti, ipocriti, faccioli, invidiusi, preti, o adulteri, o avari, o prepotenti, monaci, o traditure, o rivultusi scarsa roba, auti prezzi,ecco Girgente”
Sono i versi velenosissimi contro i cittadini di Girgenti composti dal poeta raffadalese. Nonostante ciò gli agrigentini ne hanno riconosciuto il valore e gli hanno dedicato un vicolo.
Giuseppe Serroy nasce a Raffadali il 23 0ttobre 1798, originario di una stirpe di olandesi che emigrarono nella provincia di Agrigento a Raffadali, dopo essere passati da Malta. Il padre era medico rinomato, consultato da altri medici per la sua scienza.
Amò moltissimo il paese dove nacque e a cui dedicò vari componimenti. Studioso di tradizioni popolari, raccolse suggestive cantate popolari contadine che un tempo echeggiavano per i sentieri e le trazzere di campagna all’alba e al tramonto.
Compì i suoi studi secondari nel Seminario Arcivescovile di Agrigento, ma come studente laico e poi frequentò l’Università degli Studi di Palermo, laureandosi in Medicina. La sua opera di medico divenne celebre quando nel 1827 scoppiò un’epidemia di tifo in tutta la provincia e Serroy. L’epidemia infuriava violentemente seminando ovunque morte. Ma Serroy andò in ogni paese riuscendo con il suo coraggio, la sua perizia e personale impegno a debellare quella calamità. Ebbe la gratitudine di migliaia di famiglie, ma anche delle autorità di Agrigento. Per i suoi meriti divenne infatti medico del comune di Agrigento, del suo carcere e dell’ospedale civico.
Nel 1830, per i suoi meriti scientifici, fu incaricato a conferire sul metodo di fondere lo zolfo e degli effetti sulla salute, precursore quindi degli studi ecologici. Ha fatto parte della deputazione della Società economica agrigentina, un’associazione impegnata per l’incremento economico del territorio con progetti e studi di grande interesse su vari campi. Per i suoi meriti scientifici fu precursori nella provincia agrigentini degli studi ecologici e sull’influenza degli zolfi sulla salute.
Nel 1848 scoppiata la rivoluzione siciliana anti borbonica, si distinse per il suo coraggio e venne eletto deputato del Parlamento siciliano. Fu fiero antagonista del governo e di idee e sentimenti liberali che riversò nella sua ampia produzione letteraria. Fu un combattente per i diritti di uguaglianza e per l’ avanzamento sociale e civile dell’isola. Viene descritto come uomo focoso, indomito e ribelle contro ogni male, torto o vessazione ai danni dei deboli da parte dei potenti.
Nel 1860 offrì ospitalità, sottraendolo alla polizia borbonica che lo ricercava, a Rocco Ricci Gramitto, zio materno di Luigi Pirandello
Serroy operò prevalentemente a Girgenti, diviso tra un classicismo di formazione e un romanticismo d’istinto.
Si spense ad Agrigento il 3/10/1881. Un poetico necrologio gli fu dedicato da Rocco Ricci Gramitto.
Di lui resta nel paese in cui nacque la tomba nel cimitero del paese, la denominazione di una via sulla quale si affaccia la vecchia casa dove nacque e la dedica del Circolo dei Civili.
Gli è stato dedicato un concorso di poesia in lingua siciliana. Una manifestazione promossa dal CNA Pensionati di Agrigento, presieduta da Francesco Curaba.
Elio Di Bella