
La divisione territoriale in « Valli », di cui si ignora se fosse stata una circoscrizione politica, amministrativa o militare, veniva espressa dalla parola: «Vallis », conservata dai normanni e che sembra la latinizzazione del termine arabo: « Welia », che significa: Governo, Prefettura, Provincia.
Sembra, altresì, che il Vallis non si possa confondere con lo « Jklìm », che significava giurisdizione militare assegnata ad uno dei Giund, in quanto allora i valli avrebbero raggiunto lo stesso numero degli Jklìm; il che porterebbe ad un decentramento amministrativo molto frammentario. (Picone; op. cit. pag. 473′).
Interessante appare, a tale proposito, riportare un passo del Gregorio (Op. cit. pag. 151- 152):
« “Era la Sicilia, prima che venissero i Normanni divisa in due regioni o distretti, che volgarmente chiamavansi: Valli”».
Il Malaterra nomina in qualche luogo il Val Demone e la provincia di Noto, ed altrove nei diplomi si ha memoria di Val di Milazzo, di Val di Mazara, di Val di Noto, di Val di Agrigento. (Apund Pirrum tom II, ann. 1207, ibid. pag. 934).
« … Noi qui non possiamo assegnarne più distintamente i confini e le città e le terre tutte comprese nel distretto di ciascuna di esse provincie; ma ei può bene argomentarsi che quando il Re Ruggiero istituì i Giustizieri Provinciali, tre ne abbia istituto e divisa l’isola tutta in tre Giustizierati cioè di Val Demone, di Val di Noto e Val di Mazara ».
L’opinione del Gregorio è che il Conte Ruggero avesse adottato questa divisione, che prima era forse geografica, per determinare una configurazione politica dell’isola; e ciò indubbiamente corrisponde all’originario ordinamento di quell’epoca; ma non può fare escludere l’ipotesi, da più fonti accertata, che, con l’evoluzione storica e con il susseguirsi dei vari ordinamenti, anche Agrigento, per un certo lungo periodo, fu capo vallo.
Ed è lo stesso Gregorio che, in un altro passo, riferendosi alla suddivisione della Sicilia in due grandi provincie, che si chiamarono appunto « Giustizierati », così si esprime testualmente: “Ei pare che un altro ordine siesi tenuto per la distribuzione dei Camerarii, imperciocché l’Imperador Federigo attestava, che sino al suo tempo si costumava di istituire tre Camerarii di là del fiume Salso e di quà da esso fiume, noi vedremo a suo luogo un Camerario di Val di Agrigento. Tornerà appresso di favellare più acconciamente di questa divisione, quando sarà dimostrato che dal fiume anzidetto dal quale è in due metà partita l’isola tutta, servissi quell’imperatore a determinare le provincie e i distretti dei magistrati superiori sia di giurisdizione che di economia » (Gregorio Op. cit. pag. 152).
I Giustizierati, allora, osserva il Picone, dovettero comprendere una suddivisione amministrativa, quasi un decentramento in Valli, dal momento che ai tempi dell’Imperatore Federico appare il Val di Girgenti in antichissima scrittura. Ciò viene, tra l’altro, provato da un transunto del I Aprile, settima indizione del 1264 sotto Manfredi, nel quale fra gli altri testimoni Giacomo Bonaccello dichiara di essere stato Camerario del Val di Girgenti ai tempi di Federico Imperatore. (Privilegi della Cattedrale Vol. I, pag. 37).
Una digressione su tale questione appare di massimo interesse se tende a stabilire, nonostante l’avviso contrario di alcuni autori di rilievo, che Agrigento, ripristinata dai Musulmani alla sua dignità, fu una delle Capitali dei Valli in cui era divisa l’Isola, e cioè Mazara, Noto, Demona, Milazzo ed Agrigento, e che continuò ad esserlo sotto i Normanni e gli Svevi.
Nella sua opera: « Considerazioni sulla storia del diritto pubblico in Sicilia » il Gregorio cita, a pag. 151, nota n. 7, alcuni diplomi ove si legge: « Usque Agrigentum vadit (Rogerius) totam provinciam concremando devastans». — «Versus provinciam agrigentinam vadit… ».
Il termine « Vallis » — abbiamo già osservato — è la latinizzazione della parola araba: Welia », che significa appunto: governo, prefettura, provincia.
Però sotto gli Angioini la Città era decaduta da quel grado e trovavasi aggregata al giustizierato al di là del fiume Salso — (Dipl. 1279, riportato da M. Amari; op. cit.) —, e nell’epoca di Federico II Aragonese, Agrigento si risolleva a capo del giustizierato, come risulta da una aggiudicazione del 19 Luglio, III indict. 1305, — (Privilegi della Cattedrale) — solennizzata fonanti Lapo Talach, milite e giustizierò del Val di Girgenti, nonché da un testimoniale del 20 A- gosto 1331 ove si legge: « …in curia domini Justi- ciarii Vallis Agrigenti… » — (Privil. Cattedr. Voi. HI, pag. 334).
Re Federico l’aragonese, infatti, modificando quella ripartizione dell’isola in due province, la circoscrisse a quattro, a ciascuna di esse assegnò un giustizere e da lui furono chiamate: « Valli », come dai normanni. Essi furono quelli di Mazara, Noto, Castrogiovanni o Demona, e Girgenti.
Del Val di Girgenti si vede fatta menzione nel diploma di Federico il Semplice del 14 Ottobre, I Indiizone. 1362; in quello del 20 Febbraio, XIV nd. 1360; nonché da una carta del 1396, dalla quale risulta che re Martino aveva mantenuto l’antica ripartizione dell’isola, il Val di Agrigento ed il suo giustizierato. — (Gregorio : cit. pagg. 369-380-413 e relative note).
I Giustizieri dal 1303 al 1305 risultano nel Val di Girgenti nelle persone dei militi Leonardo Incisa e Lapo Talach, e nel testimoniale del 1331, già citato, si fa menzione della Corte di quel magistrato e si citano i Camerari di Agrigento nelle persone di Giacomo Bonaccello, di Giovanni Curatolo e di Filippo Catania fin dal 1173 al 1204.
II re Martino non apportò alcuna modifica alla ripartizione della Sicilia in quattro province, cosi come l’aveva divisa Federico l’Aragonese; è da notare, anzi, che nella carta del 1403 dello stesso re Martino, ove viene descritto distintamente il servizio militare, Castrogiovanni è compresa nel Val di Girgenti. mentre, viceversa, nei diplomi di re Federico e dei suol successori, il Val di Castrogiovanni o Demona ha la sua autonomia. — (Gregorio; op. cit lib IV pag. 300 nota n. 1).
L’insigne storico Michele Amari riterrebbe che quelli di Girgenti e di Milazzo non fossero Valli, ma Jklim, specie di attuali circondari: ciò affermava nella sua opera • Storia dei Musulmani » — (pag- 465-108) —, quasi a voler trovare una soluzione conciliativa anche con l’asserzione del Gregorio, il quale scrisse che i Valli erano tre: Mazara, Noto e Demone (« Consider. » lib. 11, ag. 151, nota n, 7).
Evidentemente il Gregorio non attribuiva al termine «provincia », da lui citato nei diplomi di cui abbiamo fatto cenno, il significato di « Valle », e l’Amari non pose attenzione a quello di « Jklim », che equivaleva piuttosto a circoscrizione militare e pertanto non poteva essere confuso con quello di vallis; tranne che non si volesse pensare ad un decentramento molto frammentario delle circoscrizioni amministrative provinciali.
Perciò sulla questione del Val di Girgenti si possono condividere pienamente le conclusioni cui è pervenuto il Picone, che, cioè, soltanto dal 1597 in poi la Sicilia fu ripartita in tre Valli e che Girgenti e Palermo, allora ma non prima, vennero comprese in quello di Mazzara.