Riportiamo di seguito in forma integrale un importante documento storico che ci illumina intorno alla nascita della Massosneria nella cittadina di Favara, in provincia e Agrigento e intorno anche alla nascita e alla diffusione della prima società operaio in questo centro minerario della Sicilia.
Favara 7 marzo 1873
riscontro alla nota del 27 febbraio 1873 n.4
oggetto
cenno storico sulle società democratiche in Favara
Illustrissimo signor Prefetto della Provincia di Girgenti
Se assicuravo la non esistenza di alcuna società segreta in Favara lo feci dietro forti convinzioni e per cognizioni di causa, ma poiché alla signoria vostra illustrissima risulterebbe diversamente, diversamente, mi permetterà che io, sullo oggetto ve ne rassegni un cenno storico, con la speranza di una benigna accoglienza.
Fin dal 1864 si cercò di stabilire qui in Favara una società di mutuo soccorso tra gli operai, ad iniziativa dei signori Felice Bennardo ed Angelo Lo Giudice col programma espresso di escludere nelle loro riunioni qualunque discussione politica.
Dopo di avere raccolto un centinaio di socii, intiepidì e cessò.
Nel 1867, ritornati i garibaldini dal Tirolo, cominciò a sorgere un nucleo massonico, importato da quelli volontari. Lombardo Giovanni, Nicolo Botticè Antonio e Montalbano Gaetano, quello stesso che suicidava si la notte dal 1 al 2 dello scorso mese di febbraro ai quali sii unirono altri parecchi individui e tra questi Pardo Angelo e Caruana Francesco, morto nello scorso anno non che le poche persone segnate nello stesso elenco trasmesso a cotesto ufficio con lettera 8 dicembre 1871 n.56.
Dentro a questa prima Loggia, stabilita sotto le aspirazioni di Campanella da Genova e diretta dai programmi di Mazzini, che prese il titolo di Aurora, immediatamente ne sorse un” altra alla di cui testa vii era il signor Bruccoleri Giuseppe, che avendo tosto rinunziato, seguitò a prenderne le redini il signor Mendola Gaetano, quale ispirata pure dal Campanella, ma non ligia al programma di Mazzini, prese il nome di Vespero.
Questa loggia però divenne più numerosa perché non spinta, anzi, quantunque l’apparenza fosse stata politica pure intrinsecamente mirava o dominava l’azienda comunale.
nascita della società operaia
La cennata società, della quale fecero i Pretori signore Russo e De Giulj, per vieppiù fortificarsi nel dominio agognato, mise su una novella società operaja, quale giunse ad organizzarsi col numero circa di 200 soci, ed in sulle prime procedeva regolarmente,
ma (…) la società Massonica (Vespero) mostrò di volersi servire dei soci operai come di strumento ai suoi fini politici amministrativi, sicché trapelato da qualcuno dei soci, in una riunione tenuta nel salone delle scuole comunali, fu smascherato lo spirito nero che muoveva i signori del Vespero , sicché chiedeva una riforma dei regolamenti onde escludere ogni ingerenza della società, tanto della politica governativa che è dell’amministrazione comunale.
Successe un battibecco a cui presero parte il pretore De Giulj, il signor Mendola Gaetano ed il signor Mulè dottor Antonio da una parte ed il signor Angelo lo giudice dall’altra da cui seguì lo scioglimento della società operaja.
Nel frattempo succedevano i fatti di Grotte e la polizia assaltava, nei propri domicili alcuni membri della società Aurora, come complice partigiani dei repubblicani di Grotte, i quali realmente miravano a cambiare l’attuale ordine politico.
Da queste persecuzioni ne successe una diserzione di uno sgomento nelle file di entrambe le società, nel tempo stesso, cominciarono alcuni screzi tra loro, accusa di avere introdotto membri ritenuti indegni, onde mano mano le riunioni disertarono, si intiepidì l’ardore e finirono entrambi per chiudere per cui sono ormai due anni che non ci è più idea di società politica: l’Aurora e il Vespero tramontarono dell’intutto .
Indi allo scioglimento delle società non vi è stato più che sentimenti individuali, cioè che la idea repubblicana è stata vagheggiata dal signor Giovanni Lombardo ed Angelo Pardo che si facevano chiamare l’uno il Presidente e l’altro il Segretario e da due o tre guasta mestieri di quelli stessi accennati nello elenco di cui sopra e parola i quali si sono limitati a soli desiderii che vengono manifestati senza reticenze, e perciò a me purtroppo noti, è sempre nei limiti da non potere costituire fatti incriminabili.
In conseguenza di quanto sopra ebbi l’onore di rassegnare la S.V.Ill. Si persuaderà che qui, nel ricordo della parola non esistono società organizzate, disciplinate, né anco pericolose, e quindi non fondi, non statuti, non programmi che avrebbero potuto essere stampati al loro conto;
è peraltro la maggioranza onesta,, comechè non soddisfatta dell’attuale sistema finanziario, non appoggerebbe qualunque azione che potrebbe condurre ad un riconoscimento politico, né godono la simpatia del popolo minuto, che ne repubblicani credevano di vedere i nemici di Dio, e della Chiesa.
il ruolo dell’onorevole De Cesarò
Il prete Bellavia è una testa senza cervello privo di mezzi procurava di procacciarseli atteggiandosi a caldo garibaldino e spacciandosi corrispondeva con l’onorevole De Cesarò , i fratelli Di Benedetto da Palermo, e con altre ragguardevoli persone; è divenuto lo zimbello del paese che la vede or vestito da prete, or da zolfataro, or da contadino e nel carnevale fu visto anche vestito da Pulcinella.
Prima che mi fosse pervenuta l’onorevole lettera della S.V. Ill. Io lo chiamai all’ufficio e lo tenni seriamente avvertito di tenere la lingua freno, se volesse risparmiare se stesso dei dispiaceri, ma essendo l’uomo leggiero, stravagante e beone, non saprebbe né potrebbe corrispondere a quelle promesse fatte oggi, e quindi è necessità che io lo tenghi sottomano per frenarlo per quanto possibile, e per quanto a’ di senso del suo cervello, essendo qui ritenuto per pazzo.
Piacciasi la S.V. Ill. d’ accogliere l’anzidetto come replica l’onorevole lettera a manco segnata, e di degnarsi di credere che questo è il vero stato delle cose e non altrimenti.
Il delegato (segue firma poco chiara)
archivio di Stato di Agrigento inventario 18 fascicolo 25