Personaggi illustri: Concetta Napoli la prima donna impegna in politica a Ribera
Caduto il fascismo e finitala guerra, i Riberesi, come del resto tutti gli Italiani, ripresero il gusto della politica secondo il triplice filone liberale. socialista e cattolico-popolare. Riemersero gli uomini messi a tacere dalla dittatura e ritornarono quelli che erano stati in esilio. C’era una forte tensione ideale in tutti i partiti
C’erano anche le nuove leve della politica: i giovani i quali, normalmente, si schierarono secondo la tradizione familiare prefascista. Ma a Ribera ci fu anche una donna che divenne una figura di primo piano nella politica cittadina, non solo, ma anche in quella provinciale:’ Concetta Napoli, sposata al dottor Lorenzo Cusumano, con due bambine, e ragioniera al Comune di Ribera sin dal 1928.
Comunemente veniva chiamata la signora Napoli, ed era già una persona conosciuta per l’impegno nell’adempiere il suo dovere, la signorilità e compostezza, il fascino squisitamente spirituale che esercitava nelle organizzazioni cattoliche femminili. Però, quando sollecitata dal nostro Vescovo di allora monsignor Giovanni Battista Peruzzo, iniziò la sua azione politica, fu allora, la grande novità.
lo ero molto giovane; negli anni del dopoguerra e della definitiva sconfitta del comunismo italiano, con le elezioni del 18 aprile 1948. E confesso che non riuscivo a capire come una donna, per quanto colta e diplomata, potesse avere una tale cultura politica da mettere in difficoltà i politici di razza dell’opposizione e suscitare grande rispetto tra i leaders del partito in cui militava: il Partito Popolare di Sturzo, rinato e ribattezzato da De Gasperi come Democrazia Cristiana.
Dovunque parlava, in sala o nelle piazze, la gente accorreva numerosa, entusiasta, felice di potere ascoltare colei che interpretava i suoi desideri, le sue aspirazioni; la sua brama· di giustizia sociale, per tanto tempo repressa e mortificata. Soprattutto le donne non si stancavano di ascoltarla: il Partito Popolare, prima del fascismo, e poi la Democrazia Cristiana si erano battuti perché ad esse fosse riconosciuto il diritto al voto, ed ora era la signora Napoli a spiegar loro l’importanza di questa conquista e il modo di usarlo per il bene della famiglia, delle classi lavoratrici e della Patria, e contro chi negava i grandi valori cristiani e voleva riportarci in una nuova dittatura.
Il suo primo discorso
La signora Napoli parlava a braccio, poiché aveva chiarezza di idee, facilità di parola, e un modo di porgere tanto simpatico e cordiale. II suo stile dignitoso e riguardoso delle persone le attirava il rispetto degli avversari, anche nelle più accese polemiche elettorali. Purtroppo, per il detto motivo, non ci rimangono i testi dei suoi discorsi, eccetto uno, forse il primo all’inizio della sua attività politica in un’assemblea di donne riberesi; diceva tra l’altro:
“II ciclone terribile della. guerra è passato, ma ha lasciato dietro di sé spaventose rovine, materiali e morali. La gente che ha voluto la guerra – lo abbiamo visto – è stata dispersa in modo tragico. Purtroppo, quante e quante vittime innocenti furono immolate alla superbia, all’egoismo, alla caparbietà alla pazzia di cattivi governanti! Quanti lutti e quante rovine!…
Molti credevamo e speravamo che, appena terminata la guerra, la vita sarebbe subito ritornata alla normalità; ma adesso si va diffondendo un senso di sfiducia causato anche dalla stanchezza dei lunghi anni di sacrifici e di tribolazioni, da un disorientamento generale e – diciamolo pure – dalla cattiveria di certi nostri fratelli, figli della stessa Patria, che speculano a danno del popolo, che si disinteressano del bene comune e curano il bene proprio, permettendo coscientemente la rovina di tutti, e quindi anche la propria.
È contro questo senso di sfiducia. che noi donne cristiane, figlie di questa Italia dissanguata e piagata, dobbiamo in primo luogo, prontamente ed energicamente, reagire con tutte le nostre forze nell’interesse di tutte e di tutti. Guai ad abbatterci!!!
Proprio in questi momenti dobbiamo dimostrare che la donna, nelle situazioni più delicate e solenni della vita, sa raccogliere le sue nascoste energie per risolvere problemi che sembrerebbero di gran
lunga superiori nlla sua natura …
Il diritto al voto, riconosciuto ormai a noi per legge, ci offre un vasto campo d’azione perché è il mezzo efficacissimo con cui possiamo contribuire al miglioramento della nostra Patria … Ribera ha più di 5.000 elettrici; e non solo possono eleggere, ma posso essere anche elette. Sì, anche elette! Nel Piemonte, infatti, nella città di Alessandria, abbiamo già una donna vice sindaco, Maria Bensi; una lavoratrice. È la prima donna chiamata ad una carica pubblica, ed appartiene al partito democristiano! …
Come donne, come italiane, e soprattutto come cristiane, faremmo male ad astenerci dal voto. È un dovere di coscienza e di giustizia sociale perché lo Stato sia ben governato ……
Il lavoratore
A me è stato dato di scoprire il segreto di questa donna, da tutti ricordata con ammirazione e devozione, quando negli anni Settanta mi occupai del più grande uomo che la storia di Ribera ricordi o, purtroppo, dovrebbe ricordare: l’arciprete Nicolò Licata che, venuto da Sciacca, resse la parrocchia della Matrice, l’unica di quei tempi, dal 1907 al 1933. Buono, colto, mago della parola, e soprattutto rigurgitante di amore di Dio e del popolo di Dio, fece della religione l’ispiratrice, non solo della sua azione religiosa, ma anche di quella sociale, sulla scia della Rerum Novarum di Leone XIII e confortato dall’amicizia e dall’esempio di don Luigi Sturzo, il primo siciliano a pronunciare la parola mafia ad alta voce per combatterla apertamente come il nemico più grande della Sicilia.
L’arciprete Licata eresse il campanile nuovo della Matrice, che restaurò e decorò; fondò la Cassa Rurale per combattere lo strozzinaggio che rovinava i contadini; venne in loro aiuto con la Cooperativa Agricola, riscattò quattro feudi del Duca di Bivona e creò i piccoli proprietari riberesi che soprattutto educò all’ intraprendenza e al coraggio nel lavoro che tutti oggi loro riconoscono, Ancora: fondò e diresse dal 1902 all’avvento del fascismo un quindicinale, Il Lavoratore, per la difesa e l’affermazione dei diritti dei poveri e dei lavoratori, con tipografia propria che stampava anche libri e altri giornali.
Il cortile Genova, ove peraltro egli con un gruppo di preti risiedeva, divenne il centro propulsore, con le dette attività, del riscatto religioso, civile e politico della nostra Ribera.
Ebbene fu proprio lui, l’arciprete Licata, sotto ii fascismo, a trasmettere a Concetta Napoli la cristiana passione della giustizia sociale e ad educarla, assieme a tante altre ragazze e donne riberesi, all’ ideale, non solo della famiglia, ma anche del bene comune che le è strettamente ed evangelicamente connesso.
La qual cosa me la testimoniò lei stessa quando le chiesi, in vista di una conferenza appunto sull’Arciprete Licata, impressioni e notizie della veterana dell’Azione Cattolica Femminile. Mi disse di quanta stima fosse circondato, della sua azione disinteressata a beneficio di tutti i Riberesi, dell’influenza che aveva avuto nella sua formazione, e mi trascrisse un grazioso episodio personale rivelatore della sua futura attività politico-sociale, Eccolo:
“II giorno della Candelora del 1929 l’arciprete Licata mi fece arrivare una candela benedetta, con l’invito a partecipare, nella chiesa madre, ad una riunione di Azione Cattolica da lui presieduta.
Egli, in quella riunione, insistette con le iscritte all’ Associazione perché arrivassero a possedere la verità, in modo da saperla anche comunicare agli altri; e, contando sul mio entusiasmo, mi offrì l’abbonamento alla rivista Fiamma Viva, incoraggiandomi ad assumere la presidenza della Gioventù Femminile di Azione Cattolica di Ribera (appena fondata).
Ebbene, era cosi grande l’ammaestramento dell’arciprete Licata. che l’incarico accettato divenne per me un
bisogno spirituale di comunicazione col prossimo.
Ricordo la prima conferenza da me tenuta per Santa Caterina, in occasione della Giornata pro Università Cattolica del Sacro Cuore, nell’ angusto locale de II’ Associazione, da mc letta con emozione e replicata più volte, per consentire ai familiari delle iscritte di partecipare a turno alla nostra attività”,
Quella prima conferenza fu così la prima di una lunga serie di discorsi, di incontri, e poi, di comizi, di dibattiti, di tavole rotonde. a carattere spirituale, catechistico, educativo. politico, sociale.
Pertanto. nonostante il Fascismo: monopolizzato, e dell’educazione giovanile, nelle Associazioni di Azione Cattolica, per volere di papa Pio XI, si metteva in risalto la dimensione sociale della religione. I giovani venivano preparati alle responsabilità civili e sociali nella comunità statale. Ecco perché capiamo come tanti giovani, compresa la giovane Concetta Napoli, caduto il fascismo e finita la guerra, poterono immettersi nella vita politica con una preparazione e una formazione culturale-sociale ben fondata e molto aggiornata.
Ancora sotto il fascismo, Iei, in occasione della benedizione della bandiera deII’ Associazione, così osava parlare:
“Amo le bandiere che non stanno rinchiuse negli armadi, ma che sventolano in ogni nostra manifestazione!
Amo le bandiere che non appaiono sole dinanzi al pubblico, ma sono circondate da una schiera valorosa, sempre crescente, di giovani.
Amo le bandiere che rappresentano un ‘idea, una vita, la volontà di battaglia, l’ardore della lotta, l’efficienza reale di un’organizzazione.
Ricordate la legge santa della bandiera: una volta alzata e benedetta, deve sventolare liberamente ed essere difesa a qualunque costo, a prezzo di qualunque sacrificio; diversamente non s’inaugura una bandiera come la nostra, che è la più degna di onore perché innalzata per la gloria di Dio e per il bene delle anime!
La bandiera deII’ Azione Cattolica, simbolo di un’idea immortale, non dormirà mai nel silenzio disonorevole dell’abbandono, ma verrà liberamente agitata al Sole, con mano audace, verso il cielo delle vittorie!
La nostra Associazione di Gioventù Femminile di Azione cattolica è nata conquistatrice per eccellenza; siamo chiamate le ardite del movimento femminile cattolico, i sacri battaglioni della speranza.
Sì, vogliamo tradurre in realtà le più audaci speranze!
Che pretendete di fare? – ci chiedono molti.
Rispondiamo subito: ricondurre il nostro Paese a quel primato che solo ebbe quando fu cristiano!”. Notiamo che sotto il fascismo le uniche bandiere che potevano sventolare erano quelle’ dell’Azione Cattolica.
la signora Napoli se n’è andata in Cielo il 2 novembre del 1993
Gerlando Lentini