Scopri l’affascinante legame storico tra Agrigento e Lucera attraverso il documentato lascito di Riccardo il Sarraceno. Un viaggio nelle pagine della storia che unisce la Sicilia alla Puglia sotto l’egida di Federico II.
Il cronista Riccardo di San Germano sostiene che, tra fine maggio e inizio giugno del 1223, Federico II sconfisse i saraceni ribelli di Sicilia che, guidati dall’emiro Ibn-῾Abbād (“Myrabettum Sarracenorum ducem”; v. Mirabetto), da anni razziavano e rendevano insicuri i territori della parte occidentale dell’isola, i monti di Gibellina, l’altopiano di Racalmuto e le colline che sovrastano la Conca d’Oro.
Seguì una dura repressione e una parte cospicua di rivoltosi, xon le loro famiglie, fu sradicata dai propri villaggi e deportata in Puglia. Il territorio di deportazione fu Lucera, precisa Riccardo nella seconda edizione della sua Chronica.
I motivi della deportazione
I musulmani avevano occupato cattedrale di Agrigento e presa in ostaggio il vescovo e probabilmente anche per questa ragione vennero deportati. Sfuggono i motivi che indussero Federico II a scegliere Lucera come sede dei deportati. Il trasferimento forzoso riguardò anche altri casali della Capitanata, da Stornara a Castelluccio, ma fu Lucera a ricevere il maggior numero di saraceni
Riccardo il Saraceno
Nel tessuto storico che intreccia le città di Agrigento e Lucera emerge dunque una figura emblematica: Riccardo il Saraceno.
Questo personaggio storico, le cui azioni sono documentate in una sottoscrizione araba, ci offre uno spaccato unico sulla presenza agrigentina nella Puglia medievale.
Sotto il regno di Federico II, la comunità di Agrigento espandeva il proprio raggio d’influenza ben oltre i confini isolani, tessendo legami con la Puglia e manifestando una vivacità culturale e sociale che ancora oggi stupisce gli studiosi.
Nel cuore di Lucera, la presenza di questa colonia agrigentina diventa un simbolo di come le culture e le comunità potevano coesistere e prosperare sotto l’attenta guida di un sovrano come Federico II, noto per la sua politica di tolleranza e integrazione.
Riccardo, con la sua sottoscrizione, non solo siglava documenti ma suggellava un’epoca di coabitazione interculturale e di scambio, un eredità che oggi possiamo apprezzare nel patrimonio culturale di entrambe le città.
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