villa garibaldi agrigento
Il 4 settembre del 1949 l’avvocato Francesco Macaluso scriveva sul giornale cittadino “Dovere Nuovo”, di cui era direttore e proprietario, un accorato articolo di cui pubblichiamo lo stralcio riguardante la distruzione della Villa Garibaldi.
L’assassino della Villa Garibaldi
ripetiamo che non risentimento di opposizione ci muove o lievita la nostra critica è la nostra rampogna.
Quest’ultima avrà più forte dell’adeguata sede in altro campo e dirai secoli e i posteri…
Voi avete compiuto un assassinio… Quello della Villa Garibaldi. Ve lo ha anche cantato l’altro ieri “La scopa” e voi rimanete muti perché avete la coscienza del malfatto.
Ed insistete a peggio fare perché non avete la virtù delle grandi anime che, riconoscendo un torto, cercano riso avvedersi a riparare. Parliamo con voi, signori dell’amministrazione!
Voi avete preparato da tempo il misfatto. La parola “Garibaldi” che per noi repubblicani simbolo di libertà e di giustizia, di dedizione di sacrificio di disinteresse, a voi è ostica.
Lo comprendiamo. E da tempo voi avete fatto togliere dalla villa quanto l’adornava: il mezzobusto sfoderava, quella Niccolò Gallo, la serra, gli alberi, i fiori…
Ed avete pagato a danno della gente per distruggere quella che il commendator Lauricella aveva promesso che non si sarebbe mai toccata: quella, per la quale commendator Lauricella non venne appositamente, come protesta dell’animo suo, a votarne l’assassinio, come lo votarono gli altri consiglieri, oppositori di abbattere compresi.
La Villa Garibaldi apparteneva ai cittadini che oggi assistono doloranti alla sua distruzione: la Villa Garibaldi si appartiene cittadine della provincia di quali nelle ore centrali di sosta, vi trovavano ristoro di ombre di riposo.
La Villa Garibaldi avevano entrate artistiche di una scalinata monumentale. Non si comprende come sovrintendente regionale monumenti medievali e moderni abbia potuto dare lo stabene a tanta distruzione.
La Villa Garibaldi era uno dei tanti posti che danno a questa Agrigento rappresentando il decoro di bellezza singolare. L’avete distrutto e noi preghiamo iddio che voglia non tener conto delle maledizioni degli uomini di buon senso di cultura, amanti delle tradizioni cittadine.
Lo sperpero colpevole
voi avete speso 3 milioni per costruire un muro di cinta di sostegno e ne state spendendo 6 milioni per disfare il già fatto per distrurlo.
Onorevole De Gasperi non basta concedere sussidi di milioni che costano tanto all’Italia. E necessario sorvegliare perché, con tutto il profondo rispetto alle libertà comunali, questi milioni non vengano spesi male.
E incredibile che si sperperi non 6 milioni per distruggere ciò che appena ieri era costato 3 milioni.
E ciò mentre nessuna città al mondo civile si troverà, nella storia del passato del futuro, un’amministrazione tanto avversa alle Ville, che danno risalto la dignità cittadina; che con i vari toni di verde rappresenta una speranza al futuro: speranze che si ergono in alto verso il cielo per essere più vicini a Dio; speranze che vengono stroncate da coloro che non comprendono e che sono ciechi.
E perché poi? Per farne un edificio del genio civile, il quale alle tante altre malefatte opere, che disonorano la provincia, vuol lasciare questo altro monumento approfittando delle incapacità di incoscienza di pochi individui che detengono il potere e non rispettano l’opinione pubblica che si è dimostrata contraria a questa barbarie vandalica, come contraria si è dimostrata la stampa.
E perché poi ancora? Per far costruire un albergo destinato fatalmente al fallimento perché quello è il posto meno adatto alle industria alberghiera, trovandosi a ridosso della collina, senza la veduta del panorama agrigentino, della incantevole valle, del mare, dei templi, che sono l’attrattiva del forestiero, il quale scegliendo un albergo fuori città, preferirà quelli della parte opposta alla villa.
Destinato al fallimento, anche come diversivo di delizia perché immediato ad un luogo di pena e non vi sarà impresario, per quanto logorato di cuore, e di amore al denaro, che non abbia la delicatezza di accorgersi di ciò e la sensibile corda monetaria che lo porti a speculare i propri milioni in altre località più adatta e meno pericolosa per la concorrenza che sarà costituita delle nuove costruzioni di pensioni pensioni nette che per la nuova legge pullulare ranno nella valle. L’albergo finirà come quello che dovete far costruire a Sanleone: alla Babbaluciara.
Destinata al fallimento e maledetto anche perché se dovesse sorgere sarebbe disertato dai forestieri di ogni parte, specie quelli dell’estero, i quali vendicheremo ebbero così il nostro del loro Garibaldi e perché si posseggono tanta sensibilità per non aggravare la pena dei poveri carcerati.
Il fallimento
Che cosa avete dunque conseguito?
Non una bella piazza, non più la villa, non l’albergo. Avete rovinato una cosa bella, che poteva essere migliorata e ricomposta; avete insultato il patriottico sentimento della nostra popolazione; avete continuato l’opera vandalica che va dalla distruzione delle piante in piazza stazione, alla villa maggior otto, alla via Garibaldi, alle palme innanzi alla questura, a quelle dei quattro giardinetti di Porta di ponte, al taglio degli alberi del viale della Vittoria, alla distruzione di piante accanto al monumento ai caduti; che va dal malconcio, malmesso (poi abbattuto da un semplice urto) monumenti non Niccolò Gallo, alla vergognosa sistemazione del palazzo c’è Lauro che rimane il ricordo di una commissione edilizia della pelle ispessita e della deplorevole acquiescenza del soprintendente regionale monumenti medievali; ma vale ancora dimostrare quanto possa in un’amministrazione poco oculata il fascino di un vincitore della Sisal.
La ricchezza fa sempre buona impressione!
Ci fermiamo e Dio ci aiuti a trattenere la penna per non trarre d’estirpare dal vocabolario tutti quegli aggettivi qualificativi che sono nella bocca dei cittadini e purtroppo nel cuore.
Francesco Macaluso