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Agrigento:emergenza giustizia anche nell’Ottocento

16 Novembre 2014 //  by Elio Di Bella

di Elio Di Bella

“Emergenza Giustizia”: titolano con caratteri cubitali i giornali italiani. Ma ad Agrigento almeno sembra che di emergenza giustizia si sia sempre parlato.
Per dimostrarlo riproduciamo in questa pagina alcuni stralci di un discorso pronunziato dal sostituto Procuratore Niccola Morelli nel 1841, in occasione del “riaprimento dell’anno giudiziario”.

Ecco cosa diceva della giustizia ad Agrigento il Procuratore del Re un secolo e mezzo fa: ” Addì ventisette maggio
1839 prendemmo possesso della carica di sostituto procuratore generale colle funzioni di procuratore generale del Re presso questa Gran Corte criminale di Girgenti. A tale tempo ci furono dati in mano 4414 (quattromilaquattrocentoquattordici) processi, che giacevano dimenticati negli scaffali della Procura generale del Re.

Venutone a capo S.E. il Ministro Segretario di Stato di Grazia e Giustizia, in data li 26 giugno 1839, manifestò
che l’abbandono di tante processure non era senza colpa dei procuratori generali che vi avevano dato luogo. Ch’era nei loro doveri di non obliare gli atti che ricevevano, e di curarne il passaggio alla Gran Corte con requisitoria.

Che dovevano all’uopo porre in azione gl’impiegati nell’officina per la spedizione delle processure; e nel caso d’inadempimento ad essi imputabile avrebbero dovuto prendersi a tempo le misure convenevoli. Ch’era necessità
accorrere alle conseguenze spiacevoli di tanta inerzia”.
Allora come oggi dunque migliaia e migliaia di processi pendenti, con tanti detenuti in attesa di giudizio.

Il procuratore Morelli guardava, quindi, subito dopo nella sua relazione alla situazione dei detenuti: ” Per conoscere lo stato presente della prigione di Girgenti – dichiarava il Procuratore del Re – e vedere se sia soverchio, è mestieri
volgere lo sguardo alle precedenti statistiche. Al 31 dicembre 1835 rimanevano in carcere 226 giudicabili. A dì 31 dicembre 1836 ne rimanevano 267. A dì 31 dicembre 1837 ne rimanevano 324. A dì 31 dicembre 1838 ne rimanevano 338. A dì 31 dicembre 1839 ne rimanevano 132 (n.d.r è l’anno in cui Morelli si è insediato a Girgenti). A dì 31 dicembre 1840 ne rimanevano 107″

Allora come oggi tanti detenuti in attesa di giudizio, che comunque l’attivismo del Morelli riesce in poco tempo a ridurre di due terzi.
Ma come vivevano quei detenuti nelle carceri agrigentine ?
“Non obliar devesi quali si erano le carceri circondariali negli anni precedenti al tempo della nostra gestione – ammonisce il procuratore Morelli – che più veramente che carceri potevansi dire serragli di immondi animali. Perchè da ultimo cessasse tanto male alla suprema autorità proponemmo rimedi; e siam lieti di osservare come questa parte di amministrazione incammina verso il meglio.

Nè le durate fatiche rimasero infruttuose, stante che, ad eccezione di qualche semplice tentativo di evasioni, non hanno avuto più luogo quelle evasioni violente che con tanta frequenza in pria avveravansi.Ed in una sola volta dalle prigioni centrali di Girgenti, sotto l’altrui Pubblico Ministero fuggivano dodici giudicabili, nella notte del 13 gennaro 1839″.

Anche allora il Procuratore chiedeva più militi per la cattura dei rei perchè assolutamente insufficienti gli sembravano quelli in forza a Girgenti. Lodava i cacciatori del secondo battaglione di linea che guidati da prodi ufficiali “non pochi malfattori assicurarono alla giustizia”, ma chiede più uomini e più mezzi perchè i cittadini di Girgenti gli “addimandano una vigilanza maggiore “e da qualche tempo si stanno notevolmente moltiplicando in città e nelle campagne gli “attentati alla pace all’onore ed all’ordine delle famiglie”.

Un appello che giunge dal lontano 1841, ma che anche oggi molti di coloro che si occupano di giustizia, come anche tanti cittadini possono fare proprio.

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigento, agrigento racconta, brigantaggio, comune di agrigento

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