
Con la morte del barone Giuseppe Giudice, avvenuta ad Agrigento nell’anno 1920, scompare una delle ultime figure di magnate siciliano, che traeva dai molti feudi e dalle miniere il forte censo di cui era arbitro e padrone.
Ebbe così inizio la crisi economica per centinaia di famiglie di fittavoli, operai e di impiegati della casa, trattati in forma patriarcale, dalla vecchia amministrazione giudice; crisi che culminò con l’indirizzo moderno e tendenza collettivistica, e con lo scorporo terriero, che defenestrato dagli antichi contadini concesse i poderi ai nuovi assegnatari.
Come la maggior parte di coloro i quali detengono il potere ereditato dalle passate generazioni, Giuseppe Giudice, illuminato e probo, considerò il danaro non come fine, ma come mezzo: pertanto fu munifico e dispensatore di benessere verso tutti coloro che traevano lavoro in vita dalle sue terre delle sue industrie.
Fra le molte attività di beneficenza e mecenatismo, che videro sorgere chiese e monasteri, va ricordata la raccolta importantissima e famosa di vasi greci di scavo, che oggi rappresenta una delle collezioni più completa del genere esistente in Sicilia.
Si deve all’iniziativa del barone Giudice, se nuclei importanti di preziosi oggetti fittili sono rimasti patrimonio della nostra isola e vanto delle millenarie civiltà passate.
Consigliato e assistito dal Professore Giovan Battista Giuliana, appassionato di archeologia, Giuseppe Giudice alla fine del 19º secolo cominciò con l’acquistare dal cavaliere Nicola Russo da Terranova, oggi Gela, un primo gruppo di vasi greci ed i bronzi di scavo, che fece disporre in una sala del suo palazzo in apposite vetrine, catalogate e ordinate dal Giuliana.
Altro gruppo importante che venne ad aumentare la bella raccolta, fu quella proveniente dal ciantro Giuseppe Panetteri, vissuto ad Agrigento nella prima metà dell’Ottocento, e deputato al parlamento siciliano del 1810 in Palermo.
Giuseppe Panetteri, prima dignità ecclesiastica dopo il vescovo, fu un erudito e ricco prelato, soprannominato l’Abate d’oro. Proprietario della chiesa di San Nicola, del giardino dell’annesso ex convento cistercense sito nella Valle dei Templi agrigentina; egli fu il primo ad eseguire scavi razionali, raccogliendo gran copia di materiale archeologico di ogni genere. Un ritratto ad olio del benemerito ciantro si conserva ancora ad Agrigento, presso il nipote il dottore Girolamo Panetteri; la bella tela, fu eseguita dal Politi artista agrigentino di quell’epoca.
La collezione Giudice, arricchita anche dal figlio del vecchio barone Giuseppe nome Gaspare, il quale sulle orme del padre, acquistò un interessante gruppo di oggetti di scavo, provenienti da Sant’Angelo Muxaro, Colonia sicula del primo millennio avanti Cristo, che completò degnamente l’ormai famosa collezione, ricordata da tutte le guide, e descritta dal molti appassionati studiosi di archeologia.
Oggi che l’iniziativa privata è nell’impossibilità materiale di curare finanziare queste imponenti raccolte d’arte, spetta allo Stato ai suoi rappresentanti di valorizzare tutto ciò che i nostri maggiori hanno conservato con passione ed amore.
Infatti, la Regione siciliana ha acquistato per conto del museo nazionale di Agrigento l’armonica collezione, con l’intento di riordinarla in una sala del costruendo nuovo museo archeologico agrigentino, che sorgerà nella zona della chiesa di San Nicola che, come ho detto, si appartenne in antico al centro Panetteri.
I grandi crateri (grandi vasi) a figure nere su fondo rosso, la collezione preistorica di Sant’Angelo Muxaro, i bronzi, le autentiche armi e mille oggetti fittili di squisita fattura ellenica, ritorneranno a rivivere nel loro muto linguaggio, allineati negli scaffali nelle vetrine del pubblico museo, come li concepì e li vide Giuseppe Giudice, nei salotti del suo palazzo agrigentino.
Ecco perché il ricordo di cittadini benemeriti, che hanno conservato questi tesori di arte della nostra terra, rimarrà imperituro e grato nell’animo degli studiosi ed appassionati delle antiche millenarie civiltà di Sicilia.
Fausto di Renda
Giornale di Sicilia 18 agosto 1955