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donne alla fonte

Agrigento, la lotta per l’acqua e i governi borbonici

22 Settembre 2022 //  by Elio Di Bella

Ad Agrigento  vi era l’annoso problema dell’approvvigionamento idrico nell’Ottocento.

L’acqua insufficiente alle necessità della popolazione in aumento, proveniva da pozzi e da cisterne, ove si convogliava quella delle poche sorgive del sottosuolo della città e quella piovana accuratamente raccolta, oppure veniva trasportata dal fiume in barilotti, a dorso di mulo.

Non esisteva acquedotto nè fognature; lo si potrà dedurre da quanto verrà detto oltre. In tema di acqua non si può non porre in risalto, come da sempre, per la nostra città, sia stato un problema spinoso, grave c complesso che ancor oggi, purtroppo, non si è riusciti a risolvere.

A tale scopo giova ricordare qualche brano scritto dal Picone sull’argomento, per comprendere in quali tristi condizioni igienico-sanitarie versasse la città, e quanto tempo (viene documentato da date precise) sia dovuto trascorrere prima che l’acqua potabile affluisse attraverso un acquedotto.

Ferdinando I e l’acqua della Miraglia

Egli, parlando dell’acqua Miraglia, che «il re Ferdinando I, nel 1762 aveva dato facoltà di condurre a Girgenti, perchè progredisse nel suo miglioramento morale e materiale e perchè eravi difetto di acque potabili» – dice in una nota — «S’ignora a che cosa risponda il titolo della Miraglia, la distanza della sorgente, donde questa scaturisca, la spesa presuntiva, e se quell’acqua fosse stata acquistala dal Comune» — mancandogli elementi tali da potere stabilire se effettivamente, in seguito, tale acqua ebbe ad essere erogata in città.

Riferisce ancora che «nel 1838, in occasione della visita del re in Girgenti era stata chiesta la sovrimposta di grana due napolitane sulla fondiaria, e grana tre siciliane sul macino, onde ricavarsi un prodotto da formare un fondo a parte, per condurre in città le acque o di Monserrato o di Rahalmari, o di altri luoghi».

Per quattro volte, «negli anni 1839 e 1840 si erano chiesti all’Intendente (Prefetto) i mezzi per provvedere di acqua la città».

Ferdinando II e l’acqua di San Benedetto

Nel 1848, ritornato Ferdinando II in Girgenti, «il vescovo mons. Lo Jacono offriva alla città di condurre a proprie spese, ma con un contributo della Comune le acque del fondo San Benedetto». Frattanto si verificavano i moti del 1848 e non si parlò più di niente. Riprende poi l’argomento, acqua, dicendo:

«Ciò che premeva era il bisogno di provvedere la città di abbondante acqua potabile, conciossiachè le private cisterne fossero insufficienti a dissetare la popolazione, che sempre cresceva, c quell’intendente diede la prima spinta all’opera del grande acquedotto di Rahalmari.

Il re, con rescritto del 30 giugno 1854, accolta l’offerta di mons. Lo Jacono, ordinò pronta conduttura di quelle acque…».

«Fu dato l’appalto al sig. E. Parisi che dopo l’esecuzione di molte opere, per l’avvenuta rivoluzione del 1860, l’appalto risoluto». Il 13 settembre 1863 si pubblicò una nuova asta per la conduttura dell’acqua di Rahalmari.

Nel gennaio 1865 il Consiglio Comunale stipula con la ditta Borgetti due contratti: uno per la conduttura forzata dell’acqua di Rahalmari e l’altro per condurre con altra tubatura in città, l’acqua di «Garamoli» ed «Amenta».

Il 29 ottobre di quello stesso anno, finalmente, l’acquedotto veniva realizzato «e Girgenti aveva l’acqua potabile». A proposito di fognatura si rileva che il Picone, impropriamente, usa il termine «acquidotto» al posto di condotto sotterraneo (fognatura) quando, parlando di lavori stradali al Cassare scrive:

«Fu sotto l’Intendente Silvio Speciale di S. Andrea, che si cominciò nell’inverno del 1841 il basolalo da Porla di Ponte fino alla casa di Contarmi, sovrapposto ad un grande «acquidotto», in cui si immettevano quelli dei particolari».

Attilio Bianchetta, Spigolature agrigentine

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigento, agrigento racconta, agrigento storia, ferdinando primo, ferdinando secondo, girgenti, regno borbonico

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