Oggi è possibile vedere soltanto quello che rimane dell’ l’antico villaggio sorto nella contrada denominata “balatizzo”.
Si trattava di un borgo di case scavate nella roccia, scoperto da Salvatore Bonfiglio nel 1898 e che si estendeva tra l’odierna Via Dante e l’attuale Parco dell’Addolorata ad ovest, fino al quartiere Santa Croce a nord e verso est nell’area ove poi fu costruito, nel ‘300, il convento del Carmine. Stupisce alquanto il silenzio delle fonti su quella che oggi è una innegabile realtà archeologica: queste grotte, infatti, erano presenti dalla protostoria fino ai secoli dell’alto Medioevo sul colle di Girgenti ed erano ubicate, come indicato puntualmente dalle fonti, “sul lembo occidentale della collina che a mezzogiorno del Rabato discende a picco verso la vallata”.
Si tratta di abitazioni trogloditiche collegate da un sistema viario abbastanza sviluppato,
distanti una dall’altra da 13 a 15 metri, le quali si aprivano su uno spiazzo reso pianeggiante dalla ablazione della roccia intermedia. La casa tipo era composta da un atrio rettangolare che dava sulla strada, due piccoli vani intermedi e alle spalle un cortile quadrangolare; vicino questi edifici sono state trovate numerose cisterne a campana scavate nella roccia che dovevano servire per la raccolta dell’acqua piovana.
Alcune di queste cisterne, durante la costruzione della chiesa dell’Addolorata, furono trasformate in cripte; ve ne sono sotto il sacrato della chiesa e sotto la navata e alcune di esse sono tutt’oggi visitabili. In una di queste cisterne sarebbero stati ritrovati anche resti di ossa umane, dato che, fino all’Ottocento, accanto all’attuale sacrato, vi era un cimitero. Il complesso trogloditico, quindi, che, come si è detto, dovrebbe risalire addirittura all’età predorica (forse realizzato dai Sicani insieme alla fitta rete di ipogei, come ci testimonia Diodoro), venne utilizzato a scopo difensivo nel periodo bizantino (per difendersi dagli arabi). Dopo la conquista da parte dei Musulmani, avvenuta nell’ 828, fu ampliato ulteriormente, infatti la città (in arabo Kerkent) ricominciò a crescere e a prosperare da un punto di vista demografico e urbanistico: essa era costituita da abitazioni trogloditiche scavate nella roccia nel Rabad, in arabo sobborgo, e da abitazioni in muratura nell’hisn, rispettivamente a sud e a nord della via Garibaldi.
Queste abitazioni scavate nella roccia continuarono poi ad essere utilizzate anche in epoche più recenti fino agli anni cinquanta da gente povera come è possibile vedere dai resti di intonaco e muratura all’interno di alcune di esse.