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Agrigento, Edward Morgan Forster ne scoprì la magica atmosfera

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23 Ottobre 2020 //  by Elio Di Bella

porta di ponte

FORSTER E LA GIRGENTI D’INIZIO SECOLO

La Città dei Templi nel corso degli ultimi quattro secoli è stata toccata da un gran numero di personaggi dell’arte , della musica e della letteratura. Figure della levatura di Goethe, Dumas, Maupassant, Anatole France, Brahms sono state ad Agrigento per ammirare l’immenso e unico patrimonio archeologico.

Nell’aprile del 1902 lo scrittore inglese Edward Morgan Forster, figura di grande rilievo della letteratura europea, soggiorna per quattro giorni nella “Città dei Templi”. E’ la Girgenti d’inizio secolo, quella della Villa Garibaldi, del Grand’ Hotel del Temples, della Porta Atenea, dei Templi ma anche dei mendicanti, delle strade diroccate, delle pulci e della sporcizia, è quella città che vale la pena di visitare una sola giornata, proprio come avviene ancora oggi.

Uno dei principali motivi che spinge il giovane Forster a recarsi a Girgenti è il desiderio di conoscere di persona i luoghi della mitologia classica e respirarne la magica atmosfera. Il giovane scrittore soggiorna nell’Albergo Empedocle. L’Albergo porta il nome del filosofo akragantino “discepolo di Pitagora.. .(che) credeva nella trasmigrazione delle anime”.

Questa Girgenti inizio secolo si presenta come una cittadina indubbiamente poco attraente e perfino brutta, ma ciononostante affollata di visitatori stranieri.

Forster scrive:

“Dalla stazione ferroviaria(distante da Girgenti circa km 2) si arriva in soli 15 minuti in carrozza e 5 minuti in automobile alle porte della città e precisamente in Piazza Vittorio Emanuele , (dal popolino è conservato l’antico nome di Largu S.Filippu), oggi adibita a Piazza d’armi. A sinistra vi è il giardino pubblico, che à nome Villa Garibaldi, immediatamente dopo vengono la caserma dei RR. Carabinieri e poi la chiesa di S. Calogero e il viale Cavour, (…) a destra il Palazzo della R. Prefettura, i quattro giardinetti, che il popolo chiama Sgherri probabilmente dalla parola inglese squares (che significa piazza, largo) in mezzo ai quali per la porta Atenea (…) si entra addirittura in paese. “

Dal racconto di Forster molte cose sono cambiate. Dalla descrizione si evince che la città terminava dove ora sorge il palazzo delle Poste. L’odierna via Imera era di là da venire e la zona del Quadrivio Spinasanta era un rione separato e ben distinto rispetto alla città. Oggi non c’è più la Villa Garibaldi, altra vittima immolata al dio della speculazione edilizia. Il viale Cavour ha preso il nome di Viale della Vittoria. Il popolino, inoltre, sembra aver del tutto dimenticato sia il Largo S. Filippo sia gli Sgherri di Porta di Ponte.

Forster e i suoi compagni dovevano recarsi all’albergo Belvedere\Empedocle. Il Belvedere si trovava sotto San Giuseppe ed è possibile che vi siano giunti o attraversando tutta la via Atenea o scendendo dalla “circonvallazione… detta volgarmente Strada Faddi o di Ravanusedda”, le odierne Via delle Torri e Via Empedocle. In quest’ultimo caso avrebbero costeggiato i resti delle mura Chiaramontane.

Dal racconto si evince inoltre che la “Valle dei Templi”, (situata in aperta campagna, a due chilometri circa di percorso tutto in discesa, dopo aver attraversato, a sinistra, la Caserma Crispi e, a destra, il piccolo viale che conduce al Cimitero) era la parte che si potrebbe definire la migliore. C’era naturalmente la Via Atenea con i negozi, qualche bel palazzo, un paio di chiese, il passeggio, ma per il resto Girgenti non doveva apparire un posto particolarmente eccitante. I primi anni del secolo sono inoltre segnati dalla crisi economica legata al crollo del commercio dello zolfo e la miseria regnava negli strati più umili della popolazione.

I Forster scendendo al Belvedere vecchia sede, dovettero vedere la zona di Ravanusella e forse addirittura percorsero la Via Atenea. Avranno certamente visto il Circolo Empedocleo con la sua bella facciata liberty che incorniciava l’altrettanto bella Piazza S. Giuseppe con il suo panorama mozzafiato ma anche con i tanti ubriachi che vi si sdraiavano dopo essere scesi, gonfi di vino, dalla via Bac Bac. Dal racconto si evince inoltre che in città vi erano anche dei notevoli fermenti culturali e vi operavano figure del calibro di Francesco Sinatra (1875 – 1961), Michele Caruso Lanza (1853 – 1925) e il canonico Giuseppe Russo (1849 – 1922), per non dire di Nicolò Gallo, Ministro della Pubblica Istruzione, e di Luigi Pirandello ormai residente a Roma. Lo storico Giuseppe Picone (1819 – 1901) era morto proprio l’anno prima della visita di Forster.

circolo empedocleo

Per quanto riguarda l’albergo Empedocle, non si ha la certezza dell’esistenza di un albergo a Girgenti in quel periodo, con tale nome. Uno storico agrigentino, Settimio Biondi, parla di una “locanda Empedoclea” che appare in una lista di locali presente in una delibera comunale del 1868.Tale documento è relativo ai preparativi per una Esposizione agricola interprovinciale da tenersi l’anno successivo a Girgenti e per la quale era previsto l’afflusso di un gran numero di visitatori o espositori che avrebbero avuto bisogno di un alloggio o di una sistemazione alberghiera.

L’amministrazione si preoccupava dunque della disponibilità di posti letto in città. Dal termine “locanda” che viene usato per definire la struttura , si comprende abbastanza chiaramente che, comunque, non doveva essere un vero e proprio albergo ma qualcosa di livello sicuramente inferiore. L’albergo doveva essere situato nell’odierna Camera di Commercio ma, più che un albergo, un cosiddetto fondaco denominato “Empedocle”. Una fonte orale asserisce che un fondaco che poteva essere l’Empedocle si trovava nell’edificio di Via Atenea a fianco dell’attuale Camera di commercio che ospitò il Circolo dei Nobili. Un’altra fonte orale ritiene potesse trovarsi nel vicolo sottostante Piazza San Francesco. Ancora un’altra fonte orale ci ha indicato la Via Crispi. Un altro ancora lo collocherebbe nella parte alta della Via Atenea, nell’edificio che sulla destra fa angolo con la Discesa Gallo.

hotel belvedere

Nel 1902 l’hotel Belvedere era gestito da Oreste De Angelis e si trovava ubicato in pieno centro, poco sotto Piazza S. Giuseppe, esattamente nella via Sileci. L’edificio oggi non esiste più. Negli anni Settanta, questo angolo del centro storico della città, venne irrimediabilmente sconvolto per fare spazio al cosiddetto palazzo “Riggio”, l’orribile grattacielo che ancora oggi nega il panorama e rimane stolidamente a testimoniare la totale insensibilità, incompetenza, per non dire peggio, di chi concepì, progettò e permise l’edificazione di questo e di numerosi altri analoghi mostri architettonici sul colle di Agrigento.

Dalle finestre dell’hotel Belvedere si poteva godere di una magnifica vista della Valle dei Templi nonché dei resti delle antiche mura Chiaramontane, ancora esistenti all’epoca della visita di Forster. Il Belvedere o Belle Vue come nella precedente versione francese , era il migliore che la città potesse offrire, tanto da ospitare addirittura delle altezze imperiali, come: “Sua M. l’Imperatore del Brasile Don Pedro D’Alcantara, Teodoro Mommsen, ed altri illustri personaggi venuti a visitare le antichità “. Disponeva di 30 camere, un giardino e un ristorante. Negli anni Venti lasciò i locali di Via Sileci e si trasferì nell’attuale sede di Via San Vito.

I De Angelis padre e figlio sono stati personaggi di un certo rilievo nella storia dell’ospitalità alberghiera a Girgenti\Agrigento. Essi erano in grado di fornire assistenza e consulenza sia su questioni immobiliari che archeologiche, numismatiche o anche botaniche, riguardanti l’ambiente della Valle dei Templi.

Nel 1920, al suo primo arrivo a Girgenti, anche Hardcastle, capitano inglese, soggiornò nello stesso Albergo Belvedere dopo essere arrivato in treno. Pare sia stato proprio lo stesso titolare dell’albergo Cesare De Angelis ad invitarlo in occasione di un incontro a Londra qualche tempo prima. L’associazione con Hardcastle risulta più interessante se osserviamo che nel quadro può inserirsi anche il dato della fragilità mentale. Il racconto di Forster finisce con il protagonista Harold che viene ricoverato in un ospedale psichiatrico dopo avere perso il contatto con la realtà convinto com’era di essere un antico abitante di Akragas. Ricordiamo che anche il munifico capitano inglese finì tristemente i suoi giorni nel manicomio di Agrigento e che in ultima analisi la sua estrema dedizione alla causa dell’archeologia, per la quale dilapidò la sua immensa fortuna, potrebbe essere assimilata ad una forma di fragilità mentale e di perdita del senso della realtà.

“Hardcastle venne sepolto nel cimitero agrigentino di Bonamorone: nel punto più vicino al muro di cinta, dove aveva chiesto che fosse praticata una piccola finestra. Per potere godere in eterno della visione dei templi dorici che popolavano la sua amatissima Valle”.

Villa Garibaldi

“C’era una volta la Villa Garibaldi…”, era disegnata su una montagnola a margine del lato di Piazza Vittorio Emanuele che va dall’edificio del Comando dei Carabinieri, alla palazzina dell’ex Opera Nazionale Balilla.

Al centro della lunga cancellata sulla piazza, si apriva l’ingresso con un grande cancello in ferro; ingresso monumentale preceduto da una breve scalinata scenografica che aveva ai lati due sculture di leoni e due sfingi in marmo poste ad ornamento.

villa garibaldi

I percorsi gibbosi conducevano ai viali, che posti su diversi livelli erano raccordati da brevi scalette; la vegetazione era ricca e varia, gli alberi erano antichi e di largo fusto; sul viale maestro erano allineati i busti marmorei di noti personaggi della storia patria, e al centro un sacello dedicato a Giuseppe Garibaldi. Ancora, fra gli anfratti, piccoli laghetti e un piccolo tempietto palladiano a cupola con armoniche architetture classicheggianti, un particolare architettonico in funzione decorativa.

Vi erano anche gli animali: un piccolo zoo con scimmie, pavoni, pavoncelle e qualche poiana. Vi era anche il palco per la musica, una scenografica esedra in marmo e pietra, preposto ad ospitare il tradizionale concerto del venerdì, che è rimasto nella memoria collettiva, (prima girgentana poi agrigentina), come evento esemplare: “il Venerdì alla Villa”. Il “Parco delle Rimembranze” è stato il sito armonico della cultura romantica dell’Ottocento. Se non di grandi dimensioni, come il Valentino di Torino, Villa della Fortezza a Firenze, la Montagnola a Bologna, Villa Borghese a Roma, il Giardino Inglese a Palermo, il Parco è stato anche connotato come “Villa Comunale”, luogo, ancor oggi, in molte città di vasta partecipazione e fruizione sociale.

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Categoria: Agrigento RaccontaTag: agrigento, agrigento racconta, valle dei templi

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