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cammarata

Visita la provincia d Agrigento: tre itinerari

8 Marzo 2023 //  by Elio Di Bella

Itinerario a piedi N° 1
Verso la vetta del Monte Gemini, la Serra Quisquina e il Santuario di Santa
Rosalia
Percorso di media difficoltà Lunghezza (a/r) km 10 Tempo di percorrenza 4
ore
Da Agrigento si parte in auto in direzione Cammarata ( circa 40 km da
Agrigento) percorrendo la lo scorrimento veloce 189 Palermo - Agrigento. Da
qui si imbocca la S.P. 24 Cammarata - Santo Stefano di Quisquina.
 Prima di partire per questa bellissima passeggiata a piedi, e consigliabile
una visita al Vivaio della forestale (autorizzazione dal Comando
Distaccamento di Cammarata) sulla destra della S.P. 24 Cammarata -Santo
Stefano di Quisquina (che a sua volta si diparte dallo Scorrimento Veloce
189 Palermo - Agrigento). Oltre alla coltura degli alberi per i
rimboschimenti, qui vengono condotti esperimenti per il ripopolamento
faunistico, con I' allevamento di cinghiali e volatili (fagiano, coturnice e
altri).
- Ritornati sulla S.P. 24 e percorsi un centinaio di metri, un sentiero a
sinistra (chiuso con una sbarra per impedire il traffico veicolare privato)
conduce a Cozzo Panepinto e al Monte Gemini.
-  Lungo questa stradella di servizio della forestale si ascende da quota
920 m s.l.m. fino ai 1045 m circa di Cozzo Panepinto e quindi, dopo circa un
km praticamente alla stessa quota, si prende a salire a ripide serpentine
fino alla cime del Monte Gemini a 1397 m. II paesaggio lungo il percorso e
vario, poiché si passa dal fittissimo bosco del Cozzo Panepinto agli scenari
di tipo carsico del Monte Gemini. Da qui la vista e bellissima con la vetta
del Cammarata incombente, poco distante a est, 200 m più in alto, e di
fronte I' aspra vallata delle contrade Filici e Gaudonazzo.
-  Tornati ancora una volta sulla provinciale 24, si riprende I' auto e si
continua a salire sulla stessa strada girando attorno al monte Cammarata
fino alle falde del Pizzo della Rondine dove, penetrati all'interno del
bosco per una valletta tra il Cozzo Miravento a sinistra e il Cozzo Galluzzo
a destra, si incontrerà il bivio (a destra) che conduce al Santuario della
Quisquina. 0 E un percorso bello e suggestivo poiché per diversi chilo-
metri si snoda tra due paesaggi incredibilmente diversi e contrastanti: un
fittissimo bosco e alte vette a sinistra, una pianura brulla e spesso arida,
a destra. 0 Converrà percorrere molto lentamente questa strada per- che il
paesaggio, man mano che si sale, si fa sempre più bello; superata la
contrada Filici (a destra), oltre la quale si ha una vista estesa sull'alto
bacino del Fiume Platani, a sinistra si incontrano il Cozzo Gargiuffe (1234
m), la Portella dei Daini (1Q4 m) e l' aspro Pizzo della Rondine (1246 m). A
questo punto la strada si inoltra nel territorio delimitato per l'
istituzione della riserva e prende a scendere fino a incontrare il bivio
che, a sinistra, conduce nel cuore dello splendido bosco di Buonanotte. 0
Proseguendo invece sulla provinciale, dopo circa un chilometro a destra,
si giunge al bivio da dove si diparte la carrozzabile per il santuario della
Quisquina. La strada sale a mezza costa nella Serra fin quando,
improvvisamente, svoltato verso il fianco nord, immerso in un fittissimo
bosco appare il Santuario di Santa Rosalia, eretto nel 1760 all'imbocco
della profonda spelonca dove, pare, visse intorno al XII sec. Rosalia
Sinibaldi, figlia del signore di queste terre, prima di trasferirsi in una
grotta sul Monte Pellegrino presso Palermo.  Lo spettacolo che si offre e
veramente stupefacente: il santuario dalle linee semplici e aggraziate,
emerge dalla montagna e dal bosco che su di esso incombono, innalzandosi
sopra di esso per quasi duecento metri mentre, di fronte, dopo un dirupo di
150 metri, si apre un'immensa, bellissima vallata che scende ancora di quota
sino a perdersi sulle rive del lago Fanaco. ~ II monte della Quisquina,
costituito da diversi pizzi tutti oltre i mille metri, e ricco di una
fittissima vegetazione; i boschi sono per- corsi da numerosi sentieri che
consentono affascinanti escursioni a piedi.  Naturalmente meritano una
visita accurata sia il santuario, decorato di pregevoli affreschi, che la
spelonca dove visse per alcuni anni Rosalia, santa veneratissima dai
siciliani e particolarmente dai palermitani che I' hanno eletta a loro
patrona. Poche sono in realtà le notizie certe sulla sua vita, di certo dopo
aver trascorso i primi anni negli agi garantiti dalla posizione della sua
aristocratica famiglia, decise di ritirarsi in eremitaggio, prima appunto
alla Quisquina e poi su Monte Pellegrino dove si spense in odore di santità.
~ La grotta della Quisquina e un lungo antro, al termine del quale e stata
posta una piccola statua della santa, ricoperta dagli ex- voto dei fedeli
che vengono in pellegrinaggio soprattutto nel periodo di Pasqua.
Itinerario in Mountain bike N° 1
Tre Colli e il lago di Naro
Percorso di media difficoltà Lunghezza percorso principale (a/r) km 55,
percorso aggiuntivo km 40 Tempo di percorrenza percorso principale (a/r) 5
ore, percorso aggiuntivo 4 ore
Un itinerario molto vario, tra città e campagna, il cui punto di partenza si
raggiunge spostandosi verso sud-est da Agrigento sulla S.S. 115, in
direzione di Licata. Si parte dal Villaggio Mose, proseguendo verso Licata.
Dopo un chilometro circa si svolta a sinistra in direzione di Favara, grosso
centro di provincia situato in leggero declivio e dominato da una collina,
chiamata "Montagnella". E proprio questo il primo colle da scalare lungo un'
ascesa che i locali chiamano la "Salita della crocca" (8 km circa). Tra un
tornante e I' altro si aprono, sulla sinistra, ampi panorami. Entrati a
Favara, si percorre il corso principale fino al quadrivio dominato da una
statua bianca, il Cristo predicatore. Qui si svolta a sinistra verso
Castrofilippo e Naro.
Lasciato l' abitato, scorgiamo subito la villa del Barone Agnello e
per.corriamo una discesa di 3 km fino al torrente Jacono; qui inizia la
scalata al secondo colle, 6 km fino alla Sella Monello, tra casolari di
campagna, vigneti e mandrie di pecore. Al quadrivio di Sella Monello ci
dirigiamo verso Naro. Improvvisamente il paesaggio cambia e diventa
floridissimo di vigneti, uliveti, aranceti; infine ecco il lago, che si vede
magnifico sulla destra. Ancora una discesa veloce, fino al ponte, e poi la
scalata al terzo colle, fra eucaliptus e vigneti, fino a Naro, cittadina
famosa per la ricchezza del patrimonio artistico e monumentale, soprattutto
barocco. Sulla vetta della collina si erge il castello normanno. þ Percorsa
per intero la via principale, inizia la discesa verso il mare; oltrepassata
la Masseria Furore si perviene alla S.S. 115 che ci riporta al Villaggio
Mose.
Coloro che non sono stanchi possono proseguire I' escursione e dirigersi
alla volta di Camastra e Palma di Montechiaro, allungando il percorso di una
trentina di chilometri. Lasciamo sulla sinistra il Castellazzo di Camastra,
su un poggio sul quale, oltre ai resti del fortilizio, vi sono le tracce di
un insediamento preistorico; presso il paese, poi, vedremo le casette che
ogni anno, per Natale, ospitano un delizioso presepe. þ Una decina di
chilometri ci separano da Palma di Montechiaro, resa celebre da Tomasi di
Lampedusa, che qui trascorse le vacanze durante I' infanzia e che vi
ambiento alcune parti del suo celebre romanzo "II Gattopardo". La
suggestione di questi luoghi e fortissima, tanto che, recentemente essi sono
stati inseriti nell'originale circuito turistico dei "parchi letterari".
 I due monumenti principali di questo paese sono legati proprio alla
famiglia di Tomasi, che fondo paese abbellendolo con la Chiesa Madre e il
Palazzo Ducale. Per tornare al Villaggio Mose si prende ora la S.S. 115,
venti chilometri di saliscendi non troppo impegnativi. Poco prima del
Villaggio, sulla destra, si scorgono i resti delle zolfare abbandonate, che
molti ritengono fossero le più grandi della Sicilia.
Itinerario a piedi N° 2
Archeologia e speleologia a Sant'Angelo Muxaro
Percorsi di media difficoltà Lunghezza percorso archeologico 2,5 km,
percorso grotte 2 km (oltre itinerario in grotta) Tempo di percorrenza
percorso archeologico 2 ore, percorso grotta Ciauli 5 ore, percorso grotta
dell'Acqua 3 ore
0 Una visita a Sant'Angelo Muxaro e una passeggiata nella preistoria e nella
storia della Sicilia, un contatto diretto con i popoli che I' hanno abitata
e colonizzata. Dalla rupe dell'antico abitato si domina il paesaggio immenso
e conturbante della Sicilia: il sorgere del sole dall'Etna e il suo
tramontare nel mare verso I' Africa, i difficili Monti Sicani verso Palermo
e i colli verso Agrigento. 0 Si aveva notizia, ancor prima delle
sorprendenti scoperte archeologiche d'inizio secolo, di un potente regno
sicano che da queste alture dominava la Valle del Platani e I' accesso verso
I' interno. L'intero territorio testimonia di una frequentazione umana
ininterrotta fin dall'età del rame con periodi di particolare floridezza in
taluni momenti dell'età del bronzo. 0 La zona archeologica comprende una
vasta necropoli e alcuni villaggi preistorici. Per raggiungere la necropoli,
circa 500 metri prima di arrivare in paese (ci si arriva deviando al bivio
segnalato dallo S.V. 189 Palermo-Agrigento) si devia dalla strada principale
seguendo le indicazioni. Al principio degli anni Trenta, I' archeologo Paolo
Orsi rinvenne qui delle tombe monumentali, senza pari in tutta la Sicilia,
dalla caratteristica forma a tholos che si richiama alla civiltà micenea.
Quest'evidenza darebbe consistenza storica alle vicende di Minosse, Dedalo e
Cocalo narrate in antichi miti, secondo i quali Minosse avrebbe trovato
morte e sepoltura in Sicilia dove si era recato rincorrendo Dedalo. II luogo
della sua morte e Camico, la città - fortezza costruita da Dedalo in cambio
dell'ospitalità per il re dei Sicani Cocalo: alcuni studiosi sono oggi
propensi a identificare la città proprio sulla vetta del Monte Castello. 0
Tra le tombe della necropoli spicca quella del Principe o Grotta Sant'
Angelo, costituita da due ambienti circolari con volta a cupola, comunicanti
fra loro; nella più piccola c'e un letto funebre, intagliato nella roccia.
Le altre tombe, seppure più piccole, colpiscono per la bellezza del loro
disegno archi- tettonico. II materiale rinvenuto qui come nelle altre parti
della vasta area archeologica, che comprende anche villaggi del periodo
eneolitico e castellucciano, sono custoditi principalmente nei musei di
Agrigento, Siracusa, Palermo e al British Museum di Londra. 1n quest'ultimo,
in particolare si può vede-
re uno dei reperti più preziosi rinvenuti a Sant'Angelo, cioè una coppa d'
oro - unica superstite di quattro - del peso di quasi 300 g, con una
decorazione a sbalzo raffigurante una processione di tori. Al museo
archeologico di Siracusa, invece, sono custoditi due pesanti anelli-sigillo
d'oro. 0 Ai piedi della necropoli si apre un'enorme cavità naturale, la
Grotta Ciauli, protetta da vincolo paesaggistico per il suo interesse
geologico e speleologico. Per oltre un chilometro attraversa la collina
inabissandosi in ambienti surreali tra cunicoli e laghetti. L'acqua presente
nella grotta ha scolpito la roccia disegnando un percorso suggestivo,
facilmente percorribile (indispensabile la guida) in circa 5 ore tra andata
e ritorno. 0 Risalendo il versante della collina si raggiunge la trazzera De
Angelis che si percorre verso occidente: in basso a sinistra si raggiungono
cosi le Grotte dell'Acqua, tre cavità dislocate lungo il percorso di un
torrente. Tra esse la più affascinante e la terza, con un percorso quasi
orizzontale di circa 100 metri con gallerie completamente allagate alla base
che si superano con I' ausilio di un canotto. L'ultima parte, la sorgente,
si presenta con una stanzetta completamente invasa da un laghetto sifonante;
per ammirarla bisogna immergersi completamente in acqua (tempo di
percorrenza 3 ore). Le cavità sono intervallate da un percorso anch'esso
molto bello per le sue caratteristiche naturalistiche. 0 Sulla destra della
trazzera si raggiungono invece il Monte Castello e le "Grotticelle" nell'
area dell'abitato sicano sul quale si sono via via sovrapposti insediamenti
successivi dall'epoca greca al tardo Medioevo. Splendido il panorama dalla
vetta della montagna.
Itinerario in mountain bike N° 2
Torre Salsa
Percorso di media difficoltà per chi parte da Agrigento. Facile per chi
parte dal campeggio dell'Azienda Torre Salsa Lunghezza 30 km da Agrigento,
percorso interno all'Azienda 8 km Tempo di percorrenza da Agrigento 2 ore,
percorso interno 3-5 ore
300 ettari di natura incontaminata, una spiaggia di sabbia finissima a
perdita d'occhio, un mare dai colori africani e, nelle giornate di aria
limpida, l' isola di Pantelleria che galleggia sull' orizzonte: questo e
Torre Salsa, un'oasi di pace, sfuggita alla speculazione edilizia, per
volere prima dei proprietari e poi per i vincoli imposti dalla Regione
Sicilia. Si parte in bicicletta da Agrigento (per chi e abbastanza in forma
e vuole approfittare dell'assistenza tecnica dello staff dell'albergo Tre
Torri, che fornisce anche le biciclette) e si segue la vecchia strada per
Sciacca che si snoda a destra e sinistra della nuova superstrada - più
comoda ma molto meno pittoresca della vecchia. Dobbiamo percorrere circa 30
km, e all'altezza di Montallegro, seguire le indicazioni per l' azienda
agricola Torresalsa ed entrare infine dal suo cancello. Poiché si e su un
terreno di proprietà privata, si paga un modesto pedaggio che serve per
tenere puliti i sentieri e il bosco. Chi e meno allenato, ma non vuole
rinunciare alla visita della zona in bicicletta, può partire proprio dall'
azienda, campeggiando eventualmente nell'area attrezzata, e muoversi da qui
con tutto comodo - dopo essersi goduti la vista sulla valle del Belice che
si stende fino al mare, sulla sinistra. . Si passa davanti ad alcuni edifici
antichi in ristrutturazione per dare spazio a una "stalla da ballo" - a buon
punto - gemella di una sala gia pronta dov'e possibile pranzare. La strada
scende abbastanza ripidamente, orlata di margherite gialle e malva lilla, e
s'addentra ben presto in un bosco di pini e eucalipti.
 Al bivio si prende la strada sulla destra per arrivare dentro una valle
circolare circondata da pittoreschi costoni di pietra che sovrastano il
bosco. Lasciamo il sentiero sterrato e proseguiamo sotto gli albe- r! su un
tappeto di erbe e fiori in direzione dei mare (seguire il suono delle onde)
e dopo 300 m si sbuca all'improvviso su una spiaggia che in alcuni punti
raggiunge i 200 m. La sabbia e incredibilmente fine e il vento crea su di
essa disegni quasi "sahariani". Al limitare del bosco si trovano dune di
sabbia che sono state immobilizzate da una infinita di piante che colorano
l' ambiente con fiori gialli, rosa e bianchi: lo sparto pungente, la
vioiaciocca selvatica, il ravastrello, I'eringio marittimo e il giglio
marino. La vista di questo mare africano e irresistibile e specialmente chi
ha fatto tutta la strada da Agrigento non potrà fare a meno di tuffarsi
nelle onde limpide e concedersi un po' di riposo sulla sabbia tiepida. Tra
le onde, i più fortunati e attenti potranno cogliere le evoluzioni dei
delfini, sulle dune si intrecciano i voli di falchi lanari, gheppi, poiane,
corvi imperiali. Si torna sui propri passi per riprendere la strada che al
bivio ci aveva portato a destra (i più allenati possono continuare verso
ovest per arrivare dopo 4 km a Eraclea Minoa). Al bivio si tira dritto, per
non tornare di nuovo all' azienda, e dopo qualche curva appare la splendida
rocca bianca di Torre Salsa. La strada costeggia il mare all'interno del
tratto sabbioso e la macchia mediterranea la orla di un largo merletto di
fiori. Ci fermiamo un po' per guardare da vicino la vegetazione, che
annovera specie come l' euforbia, la tamerice, il lentisco, I' asfodelo, il
raro ginepro fenicio e altri. La roccia bianca illumina il paesaggio e verso
sera si colora del rosa del tramonto. Proseguiamo fino alla rocca che con il
suo biancore e strane pieghe e un vero paradiso per i foto- grafi: il
contrasto con il verde delle piante e il colore del mare crea delle
coreografie quasi surreali. L'acqua del mare, trattenuta da scogli isolati,
crea degli acquitrini che precedono la zona paludosa che troviamo alla fine
del torrente Salso. Nell'acquitrino denominato "pantano" vivono tartarughe
palustri e ramarri. Da qui e possibile continuare fino alla oasi del WWF o
prendere una strada che prima di arrivare alla rocca sale sulla sinistra
verso la torre di avvistamento che ha vegliato su tutti i nostri giri. Su un
balcone naturale passiamo davanti alle piccole case che l' azienda Torre
Salsa da in affitto ad amanti della natura - isolati dal resto del mondo. La
torre e piuttosto mal ridotta con un angolo che sta ormai rovinando, ma e
molto suggestiva e immersa in una pittoresca scenografia di mare e cielo,
completata da un morbido letto di vermiglie orchidee selvatiche.
ATTENZIONE IL TESTO E' STATO SCRITTO QUALCHE TEMMPO FA ED HA VALORE SOPRATTUTTO DOCUMENTARIO. iNFORMARSI PRIMA DI SEGUIRE GLI ITINERARI QUI PROPOSTI. 

Categoria: Storia ComuniTag: agrigento, provincia di agrigento

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