Itinerario a piedi N° 1 Verso la vetta del Monte Gemini, la Serra Quisquina e il Santuario di Santa Rosalia Percorso di media difficoltà Lunghezza (a/r) km 10 Tempo di percorrenza 4 ore Da Agrigento si parte in auto in direzione Cammarata ( circa 40 km da Agrigento) percorrendo la lo scorrimento veloce 189 Palermo - Agrigento. Da qui si imbocca la S.P. 24 Cammarata - Santo Stefano di Quisquina. Prima di partire per questa bellissima passeggiata a piedi, e consigliabile una visita al Vivaio della forestale (autorizzazione dal Comando Distaccamento di Cammarata) sulla destra della S.P. 24 Cammarata -Santo Stefano di Quisquina (che a sua volta si diparte dallo Scorrimento Veloce 189 Palermo - Agrigento). Oltre alla coltura degli alberi per i rimboschimenti, qui vengono condotti esperimenti per il ripopolamento faunistico, con I' allevamento di cinghiali e volatili (fagiano, coturnice e altri). - Ritornati sulla S.P. 24 e percorsi un centinaio di metri, un sentiero a sinistra (chiuso con una sbarra per impedire il traffico veicolare privato) conduce a Cozzo Panepinto e al Monte Gemini. - Lungo questa stradella di servizio della forestale si ascende da quota 920 m s.l.m. fino ai 1045 m circa di Cozzo Panepinto e quindi, dopo circa un km praticamente alla stessa quota, si prende a salire a ripide serpentine fino alla cime del Monte Gemini a 1397 m. II paesaggio lungo il percorso e vario, poiché si passa dal fittissimo bosco del Cozzo Panepinto agli scenari di tipo carsico del Monte Gemini. Da qui la vista e bellissima con la vetta del Cammarata incombente, poco distante a est, 200 m più in alto, e di fronte I' aspra vallata delle contrade Filici e Gaudonazzo. - Tornati ancora una volta sulla provinciale 24, si riprende I' auto e si continua a salire sulla stessa strada girando attorno al monte Cammarata fino alle falde del Pizzo della Rondine dove, penetrati all'interno del bosco per una valletta tra il Cozzo Miravento a sinistra e il Cozzo Galluzzo a destra, si incontrerà il bivio (a destra) che conduce al Santuario della Quisquina. 0 E un percorso bello e suggestivo poiché per diversi chilo- metri si snoda tra due paesaggi incredibilmente diversi e contrastanti: un fittissimo bosco e alte vette a sinistra, una pianura brulla e spesso arida, a destra. 0 Converrà percorrere molto lentamente questa strada per- che il paesaggio, man mano che si sale, si fa sempre più bello; superata la contrada Filici (a destra), oltre la quale si ha una vista estesa sull'alto bacino del Fiume Platani, a sinistra si incontrano il Cozzo Gargiuffe (1234 m), la Portella dei Daini (1Q4 m) e l' aspro Pizzo della Rondine (1246 m). A questo punto la strada si inoltra nel territorio delimitato per l' istituzione della riserva e prende a scendere fino a incontrare il bivio che, a sinistra, conduce nel cuore dello splendido bosco di Buonanotte. 0 Proseguendo invece sulla provinciale, dopo circa un chilometro a destra, si giunge al bivio da dove si diparte la carrozzabile per il santuario della Quisquina. La strada sale a mezza costa nella Serra fin quando, improvvisamente, svoltato verso il fianco nord, immerso in un fittissimo bosco appare il Santuario di Santa Rosalia, eretto nel 1760 all'imbocco della profonda spelonca dove, pare, visse intorno al XII sec. Rosalia Sinibaldi, figlia del signore di queste terre, prima di trasferirsi in una grotta sul Monte Pellegrino presso Palermo. Lo spettacolo che si offre e veramente stupefacente: il santuario dalle linee semplici e aggraziate, emerge dalla montagna e dal bosco che su di esso incombono, innalzandosi sopra di esso per quasi duecento metri mentre, di fronte, dopo un dirupo di 150 metri, si apre un'immensa, bellissima vallata che scende ancora di quota sino a perdersi sulle rive del lago Fanaco. ~ II monte della Quisquina, costituito da diversi pizzi tutti oltre i mille metri, e ricco di una fittissima vegetazione; i boschi sono per- corsi da numerosi sentieri che consentono affascinanti escursioni a piedi. Naturalmente meritano una visita accurata sia il santuario, decorato di pregevoli affreschi, che la spelonca dove visse per alcuni anni Rosalia, santa veneratissima dai siciliani e particolarmente dai palermitani che I' hanno eletta a loro patrona. Poche sono in realtà le notizie certe sulla sua vita, di certo dopo aver trascorso i primi anni negli agi garantiti dalla posizione della sua aristocratica famiglia, decise di ritirarsi in eremitaggio, prima appunto alla Quisquina e poi su Monte Pellegrino dove si spense in odore di santità. ~ La grotta della Quisquina e un lungo antro, al termine del quale e stata posta una piccola statua della santa, ricoperta dagli ex- voto dei fedeli che vengono in pellegrinaggio soprattutto nel periodo di Pasqua. Itinerario in Mountain bike N° 1 Tre Colli e il lago di Naro Percorso di media difficoltà Lunghezza percorso principale (a/r) km 55, percorso aggiuntivo km 40 Tempo di percorrenza percorso principale (a/r) 5 ore, percorso aggiuntivo 4 ore Un itinerario molto vario, tra città e campagna, il cui punto di partenza si raggiunge spostandosi verso sud-est da Agrigento sulla S.S. 115, in direzione di Licata. Si parte dal Villaggio Mose, proseguendo verso Licata. Dopo un chilometro circa si svolta a sinistra in direzione di Favara, grosso centro di provincia situato in leggero declivio e dominato da una collina, chiamata "Montagnella". E proprio questo il primo colle da scalare lungo un' ascesa che i locali chiamano la "Salita della crocca" (8 km circa). Tra un tornante e I' altro si aprono, sulla sinistra, ampi panorami. Entrati a Favara, si percorre il corso principale fino al quadrivio dominato da una statua bianca, il Cristo predicatore. Qui si svolta a sinistra verso Castrofilippo e Naro. Lasciato l' abitato, scorgiamo subito la villa del Barone Agnello e per.corriamo una discesa di 3 km fino al torrente Jacono; qui inizia la scalata al secondo colle, 6 km fino alla Sella Monello, tra casolari di campagna, vigneti e mandrie di pecore. Al quadrivio di Sella Monello ci dirigiamo verso Naro. Improvvisamente il paesaggio cambia e diventa floridissimo di vigneti, uliveti, aranceti; infine ecco il lago, che si vede magnifico sulla destra. Ancora una discesa veloce, fino al ponte, e poi la scalata al terzo colle, fra eucaliptus e vigneti, fino a Naro, cittadina famosa per la ricchezza del patrimonio artistico e monumentale, soprattutto barocco. Sulla vetta della collina si erge il castello normanno. þ Percorsa per intero la via principale, inizia la discesa verso il mare; oltrepassata la Masseria Furore si perviene alla S.S. 115 che ci riporta al Villaggio Mose. Coloro che non sono stanchi possono proseguire I' escursione e dirigersi alla volta di Camastra e Palma di Montechiaro, allungando il percorso di una trentina di chilometri. Lasciamo sulla sinistra il Castellazzo di Camastra, su un poggio sul quale, oltre ai resti del fortilizio, vi sono le tracce di un insediamento preistorico; presso il paese, poi, vedremo le casette che ogni anno, per Natale, ospitano un delizioso presepe. þ Una decina di chilometri ci separano da Palma di Montechiaro, resa celebre da Tomasi di Lampedusa, che qui trascorse le vacanze durante I' infanzia e che vi ambiento alcune parti del suo celebre romanzo "II Gattopardo". La suggestione di questi luoghi e fortissima, tanto che, recentemente essi sono stati inseriti nell'originale circuito turistico dei "parchi letterari". I due monumenti principali di questo paese sono legati proprio alla famiglia di Tomasi, che fondo paese abbellendolo con la Chiesa Madre e il Palazzo Ducale. Per tornare al Villaggio Mose si prende ora la S.S. 115, venti chilometri di saliscendi non troppo impegnativi. Poco prima del Villaggio, sulla destra, si scorgono i resti delle zolfare abbandonate, che molti ritengono fossero le più grandi della Sicilia. Itinerario a piedi N° 2 Archeologia e speleologia a Sant'Angelo Muxaro Percorsi di media difficoltà Lunghezza percorso archeologico 2,5 km, percorso grotte 2 km (oltre itinerario in grotta) Tempo di percorrenza percorso archeologico 2 ore, percorso grotta Ciauli 5 ore, percorso grotta dell'Acqua 3 ore 0 Una visita a Sant'Angelo Muxaro e una passeggiata nella preistoria e nella storia della Sicilia, un contatto diretto con i popoli che I' hanno abitata e colonizzata. Dalla rupe dell'antico abitato si domina il paesaggio immenso e conturbante della Sicilia: il sorgere del sole dall'Etna e il suo tramontare nel mare verso I' Africa, i difficili Monti Sicani verso Palermo e i colli verso Agrigento. 0 Si aveva notizia, ancor prima delle sorprendenti scoperte archeologiche d'inizio secolo, di un potente regno sicano che da queste alture dominava la Valle del Platani e I' accesso verso I' interno. L'intero territorio testimonia di una frequentazione umana ininterrotta fin dall'età del rame con periodi di particolare floridezza in taluni momenti dell'età del bronzo. 0 La zona archeologica comprende una vasta necropoli e alcuni villaggi preistorici. Per raggiungere la necropoli, circa 500 metri prima di arrivare in paese (ci si arriva deviando al bivio segnalato dallo S.V. 189 Palermo-Agrigento) si devia dalla strada principale seguendo le indicazioni. Al principio degli anni Trenta, I' archeologo Paolo Orsi rinvenne qui delle tombe monumentali, senza pari in tutta la Sicilia, dalla caratteristica forma a tholos che si richiama alla civiltà micenea. Quest'evidenza darebbe consistenza storica alle vicende di Minosse, Dedalo e Cocalo narrate in antichi miti, secondo i quali Minosse avrebbe trovato morte e sepoltura in Sicilia dove si era recato rincorrendo Dedalo. II luogo della sua morte e Camico, la città - fortezza costruita da Dedalo in cambio dell'ospitalità per il re dei Sicani Cocalo: alcuni studiosi sono oggi propensi a identificare la città proprio sulla vetta del Monte Castello. 0 Tra le tombe della necropoli spicca quella del Principe o Grotta Sant' Angelo, costituita da due ambienti circolari con volta a cupola, comunicanti fra loro; nella più piccola c'e un letto funebre, intagliato nella roccia. Le altre tombe, seppure più piccole, colpiscono per la bellezza del loro disegno archi- tettonico. II materiale rinvenuto qui come nelle altre parti della vasta area archeologica, che comprende anche villaggi del periodo eneolitico e castellucciano, sono custoditi principalmente nei musei di Agrigento, Siracusa, Palermo e al British Museum di Londra. 1n quest'ultimo, in particolare si può vede- re uno dei reperti più preziosi rinvenuti a Sant'Angelo, cioè una coppa d' oro - unica superstite di quattro - del peso di quasi 300 g, con una decorazione a sbalzo raffigurante una processione di tori. Al museo archeologico di Siracusa, invece, sono custoditi due pesanti anelli-sigillo d'oro. 0 Ai piedi della necropoli si apre un'enorme cavità naturale, la Grotta Ciauli, protetta da vincolo paesaggistico per il suo interesse geologico e speleologico. Per oltre un chilometro attraversa la collina inabissandosi in ambienti surreali tra cunicoli e laghetti. L'acqua presente nella grotta ha scolpito la roccia disegnando un percorso suggestivo, facilmente percorribile (indispensabile la guida) in circa 5 ore tra andata e ritorno. 0 Risalendo il versante della collina si raggiunge la trazzera De Angelis che si percorre verso occidente: in basso a sinistra si raggiungono cosi le Grotte dell'Acqua, tre cavità dislocate lungo il percorso di un torrente. Tra esse la più affascinante e la terza, con un percorso quasi orizzontale di circa 100 metri con gallerie completamente allagate alla base che si superano con I' ausilio di un canotto. L'ultima parte, la sorgente, si presenta con una stanzetta completamente invasa da un laghetto sifonante; per ammirarla bisogna immergersi completamente in acqua (tempo di percorrenza 3 ore). Le cavità sono intervallate da un percorso anch'esso molto bello per le sue caratteristiche naturalistiche. 0 Sulla destra della trazzera si raggiungono invece il Monte Castello e le "Grotticelle" nell' area dell'abitato sicano sul quale si sono via via sovrapposti insediamenti successivi dall'epoca greca al tardo Medioevo. Splendido il panorama dalla vetta della montagna. Itinerario in mountain bike N° 2 Torre Salsa Percorso di media difficoltà per chi parte da Agrigento. Facile per chi parte dal campeggio dell'Azienda Torre Salsa Lunghezza 30 km da Agrigento, percorso interno all'Azienda 8 km Tempo di percorrenza da Agrigento 2 ore, percorso interno 3-5 ore 300 ettari di natura incontaminata, una spiaggia di sabbia finissima a perdita d'occhio, un mare dai colori africani e, nelle giornate di aria limpida, l' isola di Pantelleria che galleggia sull' orizzonte: questo e Torre Salsa, un'oasi di pace, sfuggita alla speculazione edilizia, per volere prima dei proprietari e poi per i vincoli imposti dalla Regione Sicilia. Si parte in bicicletta da Agrigento (per chi e abbastanza in forma e vuole approfittare dell'assistenza tecnica dello staff dell'albergo Tre Torri, che fornisce anche le biciclette) e si segue la vecchia strada per Sciacca che si snoda a destra e sinistra della nuova superstrada - più comoda ma molto meno pittoresca della vecchia. Dobbiamo percorrere circa 30 km, e all'altezza di Montallegro, seguire le indicazioni per l' azienda agricola Torresalsa ed entrare infine dal suo cancello. Poiché si e su un terreno di proprietà privata, si paga un modesto pedaggio che serve per tenere puliti i sentieri e il bosco. Chi e meno allenato, ma non vuole rinunciare alla visita della zona in bicicletta, può partire proprio dall' azienda, campeggiando eventualmente nell'area attrezzata, e muoversi da qui con tutto comodo - dopo essersi goduti la vista sulla valle del Belice che si stende fino al mare, sulla sinistra. . Si passa davanti ad alcuni edifici antichi in ristrutturazione per dare spazio a una "stalla da ballo" - a buon punto - gemella di una sala gia pronta dov'e possibile pranzare. La strada scende abbastanza ripidamente, orlata di margherite gialle e malva lilla, e s'addentra ben presto in un bosco di pini e eucalipti. Al bivio si prende la strada sulla destra per arrivare dentro una valle circolare circondata da pittoreschi costoni di pietra che sovrastano il bosco. Lasciamo il sentiero sterrato e proseguiamo sotto gli albe- r! su un tappeto di erbe e fiori in direzione dei mare (seguire il suono delle onde) e dopo 300 m si sbuca all'improvviso su una spiaggia che in alcuni punti raggiunge i 200 m. La sabbia e incredibilmente fine e il vento crea su di essa disegni quasi "sahariani". Al limitare del bosco si trovano dune di sabbia che sono state immobilizzate da una infinita di piante che colorano l' ambiente con fiori gialli, rosa e bianchi: lo sparto pungente, la vioiaciocca selvatica, il ravastrello, I'eringio marittimo e il giglio marino. La vista di questo mare africano e irresistibile e specialmente chi ha fatto tutta la strada da Agrigento non potrà fare a meno di tuffarsi nelle onde limpide e concedersi un po' di riposo sulla sabbia tiepida. Tra le onde, i più fortunati e attenti potranno cogliere le evoluzioni dei delfini, sulle dune si intrecciano i voli di falchi lanari, gheppi, poiane, corvi imperiali. Si torna sui propri passi per riprendere la strada che al bivio ci aveva portato a destra (i più allenati possono continuare verso ovest per arrivare dopo 4 km a Eraclea Minoa). Al bivio si tira dritto, per non tornare di nuovo all' azienda, e dopo qualche curva appare la splendida rocca bianca di Torre Salsa. La strada costeggia il mare all'interno del tratto sabbioso e la macchia mediterranea la orla di un largo merletto di fiori. Ci fermiamo un po' per guardare da vicino la vegetazione, che annovera specie come l' euforbia, la tamerice, il lentisco, I' asfodelo, il raro ginepro fenicio e altri. La roccia bianca illumina il paesaggio e verso sera si colora del rosa del tramonto. Proseguiamo fino alla rocca che con il suo biancore e strane pieghe e un vero paradiso per i foto- grafi: il contrasto con il verde delle piante e il colore del mare crea delle coreografie quasi surreali. L'acqua del mare, trattenuta da scogli isolati, crea degli acquitrini che precedono la zona paludosa che troviamo alla fine del torrente Salso. Nell'acquitrino denominato "pantano" vivono tartarughe palustri e ramarri. Da qui e possibile continuare fino alla oasi del WWF o prendere una strada che prima di arrivare alla rocca sale sulla sinistra verso la torre di avvistamento che ha vegliato su tutti i nostri giri. Su un balcone naturale passiamo davanti alle piccole case che l' azienda Torre Salsa da in affitto ad amanti della natura - isolati dal resto del mondo. La torre e piuttosto mal ridotta con un angolo che sta ormai rovinando, ma e molto suggestiva e immersa in una pittoresca scenografia di mare e cielo, completata da un morbido letto di vermiglie orchidee selvatiche. ATTENZIONE IL TESTO E' STATO SCRITTO QUALCHE TEMMPO FA ED HA VALORE SOPRATTUTTO DOCUMENTARIO. iNFORMARSI PRIMA DI SEGUIRE GLI ITINERARI QUI PROPOSTI.
