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Pesce, Corallo e Spugne: quando il mare di Agrigento dava ricchezza e fortuna

5 Novembre 2022 //  by Elio Di Bella

– Pesca del pesce. —

Lungo le coste della provincia che sono assai estese, è esercitata, in proporzioni abbastanza considerevoli, la pesca del pesce, il quale in quelle acque è piuttosto abbondante.

Al 31 dicembre 1894, nel compartimento di Porto Empedocle, che però comprende anche alcuni porti e approdi appartenenti alle provincie di Siracusa e Caltanissetta, erano inscritti 544 battelli e barche addetti alla pesca del pesce, della portata complessiva di 1997 tonnellate. Per la grande pesca del pesce, poi, partirono, nel 1891, da Sciacca un battello della portata di 7 tonnellate con 8 uomini di equipaggio e da Lampedusa 27 battelli della portata complessiva di 132 tonnellate con 154 uomini di equipaggio.

Pesca del corallo. —

Di fronte alle coste della provincia trovasi la zona corallifera conosciuta sotto il nome di Banchi di Sciacca, i quali sono tre, scoperti: il primo nel 1875, a 13 miglia a S-E di Capo Granitola; il secondo nel 1878 a 12 miglia a sud del precedente ed a quasi 24 miglia dal Capo San Marco; il terzo nel 1880 a S-0 di Capo San Marco, alla distanza di circa 36 miglia da questo Capo.

La pesca vi fu esercitata per qualche anno con risultati sorprendenti per la straordinaria abbondanza e per la qualità del corallo, tanto da portare una specie di rivoluzione nell’industria corallifera, finchè, con decreto 19 dicembre 1888, la pesca fu temporaneamente sospesa sui banchi di Sciacca, sia per dar tempo al corallo di riprodursi, sia fors’anche per riparare alla crisi di pletora che da quella pesca la suddetta industria aveva risentito.

Quei banchi furono riaperti alla pesca con decreto del 7 gennaio 1892 e la pesca ricominciò ad esservi esercitata nel 1893. Essa diede anche in quell’anno risultati assai soddisfacenti. Vi presero parte 194 barche italiane con una stazzatura complessiva di 1828 tonnellate e con 2172 uomini di equipaggio. La quantità di corallo pescato fu di 622,075 chilogrammi. Le spese complessive per tutte le barche furono calcolate in lire 1,347,955 e il valore complessivo del corallo pescato in lire 1,958,100, lasciando così un beneficio netto di lire 610,145. La parte più importante nella detta pesca fu rappresentata dalle barche di Torre del Greco in numero di 88. Subito dopo venivano le barche di Sciacca in numero di 73.

Nel 1894 furono armate per la pesca sui banchi predetti 183 barche della portata complessiva di 2370 tonnellate, con 2205 uomini di equipaggio. Diminuì sensibilmente il numero delle piccole barche di 6 a 7 tonnellate; le barche di questa specie partite dal porto di Sciacca, da 72, quante erano state nel 1893, si ridussero nel 1894 a 27. Aumentò invece il numero delle barche di maggior portata (di 14 a 16 tonnellate circa), più resistenti al mare nei tempi burrascosi, ed atte perciò ad una più lunga permanenza sui banchi; tipo dì barche generalmente adottato dagli armatori di Torre del Greco e detto perciò tipo torrese. Da Torre del Greco partirono, nel 1894, 142 barche di questa specie, con un aumento di 54 in confronto col 1893. Anche gli armatori di Sciacca impiegarono, nel 1891, quattro barche di tipo torrese, con equipaggi torresi, mentre nel 1893 ne avevano impiegata una sola di tale tipo.

All’infuori delle barche di Torre del Greco e di Sciacca, non presero parte alla pesca sui banchi di cui parliamo, che 2 barche di Ventotene, una di Ponza, 2 di Terranova di Sicilia e 5 di Trapani.

Il risultato della campagna del 1894 fu superiore a quello del 1893 per la quantità del corallo pescato, che fu di 642,800 chilogrammi, e per il suo valore complessivo clic fu calcolato di lire 2,209,650. Ma, mentre la campagna del 1893 aveva lasciato, come si è veduto, un considerevole profitto per gli armatori, nel 1894 invece, le spese, calcolate complessivamente in 2,237,030 lire, superarono di lire 27,380 il valore del corallo raccolto. Questo infelice risultato fu dovuto in parte alle ingenti spese incontrate, specialmente dagli armatori torresi, per l’armamento di barche di maggior portata, in parte alla minor resa dei banchi, in parte al cattivo tempo nei primi cinque mesi della pesca, che obbligò roventi le barche a cercare rifugio nei porti di Mazzara o di Sciacca, non consentendo una permanenza continuata sui banchi maggiore di 5 o 6 giorni.

Non tutte le barche tuttavia restarono in perdita. Mentre le barche torresi perdettero complessivamente 71,000 lire e 500 ne perdettero le due barche di Ventotene, le barche invece degli altri porti sopra nominati ebbero in complesso un profitto di lire 44,120.

 Pesca delle spugne. —

Nelle acque dell’isola di Lampedusa, dalla quale dipendono gli isolotti di Linosa e Lampione, esistono importanti banchi spugniferi, conosciuti sotto il nome di Banchi di Lampedusa.

Il primo di questi banchi fu scoperto nel 1887 dal pescatore trapanese Leonardo Augugliaro, che, dato avviso della scoperta all’autorità di Lampedusa, vi esercitò fin da quell’anno, con buon risultato, la pesca delle spugne.

Tornato alla pesca su quel banco nel 1888, l’Augugliaro si vide circondato da numerose barche greche, le quali, diffusasi la notizia della sua scoperta, vi erano accorse per il medesimo scopo.

Parecchi altri banchi furono in seguito scoperti nelle acque predette, e la pesca delle spugne cominciò dal 1889 ad esservi regolarmente esercitata da numerose barche italiane e straniere.

Nello specchietto seguente sono riassunti i dati relativi alle barche che si dedicarono alla pesca delle spugne dal 1889 in poi sui banchi di cui si tratta, facendo scalo a Lampedusa.

Le barche straniere sono quasi esclusivamente elleniche e provengono principalmente dai porti di Idra, Salonicco ed Egina, dove esistono fiorenti cantieri per la costruzione di barche speciali per la pesca delle spugne.

Le barche italiane, addette a questa pesca, specialmente negli ultimi anni, appartengono per la maggior parte ad armatori di Lampedusa.

È da notare che, oltre alle barche indicate nello specchietto, nel 1893 pescarono sui banchi di Lampedusa 60 barche greche e nel 1894 30 barche, pure greche, le quali non fecero scalo a Lampedusa e per le quali non si poterono perciò avere i dati.

Non tenendo conto delle 30 barche greche per le quali mancano i dati, il prodotto della pesca sui banchi di Lampedusa nel 1894 fu di 22,302 oche di spugne (l’oca corrisponde a 1200 grammi) per un valore complessivo di lire 341,199 99.

La media dei prezzi durante la campagna del 1894 sul mercato di Lampedusa, che dopo il 1889 è diventato uno dei più importanti per le spugne, variarono da lire 20. 90 l’oca per le spugne di prima qualità, a lire 1. 30 per quelle di infima qualità dette cimuche. La ditta Colombel e C., di Parigi, fu quella che fece i maggiori acquisti su quel mercato, a prezzi piuttosto bassi, non avendo forti concorrenti. Fecero pure qualche acquisto le ditte Vedova Brunel di Genova, Fratelli Tulumari di Livorno, Miloro-Letterio di Messina e Zaffaroni Alfredo di Milano.

I pescatori greci hanno ricavato finora i maggiori profitti dalla pesca delle spugne nelle acque italiane in generale e sui banchi di Lampedusa in particolare.

Ciò dipende dalla lunga esperienza acquistata dai greci in un’industria per essi antichissima e dal modo di armamento delle loro barche, aiutate da barche-deposito e da barche d’appoggio, per cui sono meno sovente costretti a interrompere la pesca per approvvigionarsi; inoltre essi esercitano in buona parte la pesca colle macchine da palombaro, modo di pesca assai più proficuo di tutti gli altri e che gli italiani non sono ancora riusciti ad adottare (1).

Tuttavia anche per i pescatori italiani, malgrado la loro inferiorità di fronte ai greci, ha avuto benefici effetti la scoperta dei banchi spugniferi di Lampedusa.

« Quel porto (si legge nella Relazione della. Direzione generale della marina mercantile per l’anno 1894), che prima non conteneva che piccoli galleggianti per la pesca costiera del pesce, è adesso, specialmente nei mesi da maggio a ottobre, frequentato da velieri esteri e nazionali. I pescatori poveri sono divenuti ín parte armatori, possedendo ora Lampedusa 41 trabaccoli della portata complessiva di tonnellate 550. La gente di mare inoltre è aumentata, sia perchè molti si dedicano alla pesca delle spugne, sia perchè dalla prossima Sicilia vanno a stabilirsi in Lampedusa intere famiglie di marinai, che ivi trovano ad arruolarsi al tempo dell’armamento delle barche. Si calcola che per la campagna del 1895 occorrano agli armatori di Lampedusa 230 marinai per le barche addette alla pesca delle spugne e 100 per quelle che esercitano la pesca delle sardelle. I fornitori navali, che prima non esistevano in Lampedusa, ascendono ora al numero di quattro e fanno tutti vistosi guadagni».

È da aggiungere che il Ministero della marina, in seguito alle pressanti istanze degli armatori e dei pescatori, ha chiesto a quello dei lavori pubblici l’esecuzione nel porto di Lampedusa di alcuni lavori che lo renderebbero un ampio e sicuro ancoraggio e meglio rispondente alla sua cresciuta importanza.

(1) Per dare una idea della maggiore utilità della pesca col palombaro, in confronto a quella che si fa colla rete speciale, detta cava (gagova dai greci), unico attrezzo adoperato dagli italiani (chè della pesca colla fiocina che alcuni pochi talora esercitano, occorre appena far cenno), basterà notare che nel 1894, 16 barche (12 elleniche e 4 ottomane) che pescarono col palombaro ottennero un prodotto complessivo di lire 201,005, mentre 46 barche (34 italiane e 12 elleniche) che pescarono colla cava non ricavarono dalla loro pesca che lire 138,059.99. Le poche barche che pescarono colla fiocina non ricavarono, complessivamente, che il prodotto insignificante di lire 2135.

fonte: Ministero di agricoltura, industria e commercio. Annali di Statistica. Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Girgenti, Fascicolo LX, Roma 1896

Categoria: Storia ComuniTag: corallo, lampedusa, pesca, sciacca

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