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Periferie di Agrigento: il Quadrivio Spina Santa nel 1968

21 Novembre 2014 //  by Elio Di Bella

E’ stato scritto che la civiltà di un popolo può essere provata dalla quantità di sapone che esso consuma mensilmente. La pulizia — che è un prodotto del progresso — è senza dubbio una componente essenziale del livello civile raggiunto da una popolazione. Degli Olandesi si dice che sono civilissimi — e nessuno può dubitarne — per l’estrema familiarità che hanno con l’acqua, col sapone e con la scopa.

Se uno straniero venisse chiamato a giudicare del grado di civiltà di Agrigento in base agli elementi di pulizia, ordine e disciplina, e in genere, di estetica urbanistica, non sarebbe consigliabile farlo entrare nella « più bella città dei mortali» (?!) per questa porta della periferia che guarda a settentrione. Infatti lo spettacolo che il « Quadrivio » offre non solo è tra i più desolanti dal punto di vista geografico, ma è tra i più squallidi di tutta la periferia agrigentina appunto perchè si presenta lurido e disordinato.

Al « Quadrivio Spinasanta » si incrociano una serie di importanti strade; la sua strategia commerciale è fuori discussione. Sino a venti anni fa non c’era più di una taverna e qualche residuo di vecchio fondaco al quale approdavano i carretti, provenienti dall’interno della provincia; e tuttavia aveva una sua importanza anche per il discreto traffico dell’adiacente stazione ferroviaria di Agrigento Bassa. Oggi, all’importanza naturale, derivante dal fatto che è centro di confluenze stradali, si è aggiunta quella derivante dai nuclei commerciali che vi si sono inseaiati — grandi magazzini; depositi di alimentari, di gas, di materiali da costruzione, — e per le officine meccaniche che, a seguito della « frana » del ’66 e dell’aumentato traffico cittadino che non consente il lavoro di riparazione delle macchine lungo i marciapiedi o nella stessa sede stradale — secondo un indisturbato costume agrigentino — qui hanno trovato una certa area di espansione.

Al Quadrivio Spinasanta confluiscono la Palermo-Agri-gento, la Caltanissetta-Agrigento, la Palermo-Agrigento via

 

I due volti del Quadrìvio

Per risalire alle responsabilità di quello che c’è al Quadrivio Spinasanta è opportuno distinguere la sua popolazione. Al Quadrivio abita un migliaio di persone; di queste un terzo è costituito da operatori commerciali e titolari di aziende ed officine meccaniche. Si tratta di vera popolazione avventizia che svolge al Quadrivio un’attività diurna e per i soli giorni feriali. Il resto della popolazione invece è residenziale, abita al Quadrivio in permanenza e vive quaggiù come gli altri agrigentini abitano e vivono in Agrigento città.

Corleone, la Porto Empedocle-Agrigento, Via Fondacaccio. Metà dell’intero movimento del traffico commerciale, automobilistico e turistico che l’Isola svolge con Agrigento passa per Spinasanta.

Un’imponente massa di forestieri, quindi, quotidianamente passa per questo nodo; un’imponente massa di giudizi negativi piovono quotidianamente su Agrigento a causa di questo nodo che non presenta nulla che possa lontanamente paragonarsi ad una modesta, ma decente sala d’ingresso.

Commercianti e meccanici

A parte l’inerzia dell’Amministrazione comunale — ed oggi di quella commissariale — che per il Quadrivio non ha mai speso  un soldo,  il disordine e la sporcizia al Quadrivio è determinata dall’iniziativa della popolazione avventizia, commercianti e meccanici.

I pochi o molti metri quadrati di cui ogni piccola o grande officina dispone su quelli che dovrebbero essere dei normali marciapiedi sono invece veri e propri cimiteri di macchine, di rottami, di bidoni ammaccati pregni di grassi e di oli bruciati, di ferramenta contorte e arruginite, di cassoni di camions; ogni piccolo angolo, accanto ad una casa, lungo un muricciolo è ingombro di rifiuti meccanici o di prodotti deteriorati, di scatoloni, di lattine arrugginite o di autentici immondezzai dove si trova tutto, dalla buccia di banana al batuffolo di stracci inzuppati di olio e di nafta.

Gli stessi muri dei magazzini e delle officine presentano ogni tipo di luridume, che preannuncia quello che poi, imboccando Via Imera si trova unitamente al disordine più inqualificabile. Accanto ad un’officina, per esempio, di Via Imera trovate una baracca di lamiera ai piedi del palazzo nel cui piano terra trovasi il laboratorio meccanico; tutt’intorno una congerie di ferraglie; nella scarpata del terrapieno — perchè il palazzo è uno di quelli che stanno a mezza costa — si può vedere salendo dal Quadrivio l’immondezzaio più consistente di tutta la Città dei Templi.

Ma non è il caso che noi descriviamo il caos e la spor-cizia di tutto questo quartiere; sarebbe troppo mortificante farlo. D’altro canto tutti — compresi i vigili urbani, i tecnici e gli esteti del Comune — conoscono lo stile della Via Imera e del Quadrivio. Ma nessuno forse ha mai spiccato una contravvenzione per occupazione di suolo pubblico e per imbrattamento di muri, di marciapiedi e delle stesse aride zolle che se lasciate nella loro stessa bruttezza naturale, non deturpata dall’uomo, avrebbero sempre un loro linguaggio.

 

Popolazione residenziale

 

E’ quella che fa di tutto per avere un « Quadrivio », piccolo comune; una specie di « borgo », capace di esprimersi e non confuso in un anonimato, proprio dei centri di transito, le cui strade non sono nè cittadine nè statali e di cui le amministrazioni comunali non si interessano gran che. Questa gente vive tutta attorno al campanile della parrocchia che si intitola al S. Cuore e di cui è parroco, don Giuseppe Sicilia, un giovane sacerdote cui tocca raccogliere tutte le lamentele, le esigenze e i disagi, oltre che le aspirazioni e le attese spirituali della sua popolazione. In pieno inverno, quest’anno, mentre in Agrigento non si lamentava mancanza di acqua, al Quadrivio c’era una situazione insostenibile. In seguito alle pressioni e al malcontento della popolazio-ne si seppe ufficialmente che esisteva un guasto alla rete idrica; ci sono voluti mesi per ripararlo.

Tutto sommato quello che questa popolazione attende non va aldilà delle comuni aspirazioni dei cittadini delle altre periferie di Agrigento: acqua, pulizia, vigile urbano.

Dimenticavamo: al Quadrivio i programmi televisivi arrivano schermati. Non era così prima che si costruisse un palazzo — ci dicono — che impedisce al ripetitore di Villaseta di far pervenire le immagini al Quadrivio Spinasanta che, trovandosi tra collinette, non riceve neppure quelle dell’antenna di Cammarata.

Una iattura! Non ci voleva proprio. Senza pulizia, privi di acqua e di… un vigile, beh! si tira sempre avanti, ma senza la televisione, come si fa ?

« E’ proprio vero — sentenzia un vecchietto di spirito — che « a lu cani anniatu  petri  ri ‘coddu! » (al cane che sta per annegare si buttano pietre addosso).

di Alfonso Di Giovanna

pubblicato il 4 agosto 1968 dal settimanale L’amico del Popolo n. 31

Categoria: Agrigento RaccontaTag: agrigento, comune di agrigento

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