« Ai martiri della civiltà e del lavoro: Baio Carmelo, anni 37, Bruno Salvatore, anni 29, Reale Calogero, anni 36, caduti nelle miniere del Belgio la cittadinanza di Montaperto inchinandosi riverente al loro sacrificio supremo dedica — 1958 ».
Il Sig. Gerlando Contino, Delegato comunale, ci dice però che la lapide non è completa: mancano altri tre caduti: « Migliore Antonino, anni 39, Schembri Gerlando, anni 47, Baio Giuseppe, vittima del lavoro in Inghilterra».
La lapide si trova attaccata sul muro sgretolato e fatiscente della casa della delegazione comunale nel cuore di Montaperto. Una sintesi, in chiave tragica e penosa, d’una Montaperto prototipo di quell’assortito campionario che ci presenta la provincia di Agrigento nei suoi quarantadue comuni: lavoro, emigrazione, immolazione, sacrificio, miseria abbandono.
Montaperto ha oggi un’anagrafe sparuta: 800 anime circa. Dal ’50 ad oggi sono emigrati più di 1.500 montapertesi. Il maggior numero di vittime Montaperto le ha avuto nelle miniere di Marcinelle, ma anche in Inghilterra. In tutto sette vittime: più di quante ne sono state immolate, in questo paesetto, nell’ultimo conflitto mondiale. Una popolazione che sull’altare del lavoro e del progresso immola tante vittime meriterebbe sorte migliore nel consesso del benessere. Non che a Montaperto si sconosca il discreto vivere! Una comunità così intraprendente che, per guadagnarsi di che vivere e di che migliorare le proprie condizioni, accetta di lavorare dove pochi operai oramai rischiano la vita, non può non godere — come meritato compenso a tanto sacrificio — un discreto benessere. Le condizioni di vita in Montaperto sono migliorate da un decennio a questa parte con le rimesse dall’estero dei nostri lavoratori.
Tuttavia la «migliore sorte» dovrebbe venire a Montaperto da alcune determinate infrastrutture sociali di cui la popolazione lamenta la carenza
UNA COMUNITÀ’ CONCORDE
Qualche settimana fa siamo stati a Montaperto, abbiamo incontrato i maggiorenti della comunità, e scattato qualche foto.
Un incontro cordiale nell’ufficio del Parroco, Don Giuseppe Fiorica. Le autorità cittadine: il delegato comunale, sig. Gerlando Contino, il comandante dei Carabinieri, il parroco, il medico con dotto, Dott. Incorvaia, l’ufficiale postale, sig. Calogero Principato, ed altre personalità cui sta a cuore il bene della cittadinanza, come i Maltese, i Greco, i Taibi, vivono in perfetto affiatamento e concordia. Ogni problema viene vagliato da tutti e a tutti sta a cuore.
Quali sono gli attuali problemi di Montaperto che attendono una soluzione?
La viabilità interna è stata risolta da tempo. Oggi chi arriva a Montaperto riceve un’ottima impressione in questo senso: le strade sono ben pavimentate, e pulite, grazie però all’apporto degli abitanti che ci tengono a tenere pulito il sagrato attorno alle loro abitazioni. Dei tre netturbini, infatti, uno è addetto al cimitero, i rimanenti due devono accudire a pulire le strade del paese e a trasportare, con mezzi a mano, la spazzatura sino al luogo del deposito.
Da tempo si è chiesto alla Amministrazione Comunale di Agrigento un triciclo da servire anche per Giardina Gallotti. Esiste una promessa rinnovata anche di recente da parte del Commissario Pupillo e dell’on. Mongiovì — che è di Montaperto — che hanno visitato la borgata con alcuni tecnici per esaminare i problemi locali.
LA «SCUOLA» PERICOLANTE
L’edificio scolastico è pericolante; ma accade anche che se un maestro di scuola di ammala il supplente non arriva; i ragazzi sono costretti così a ritornare a casa. Del resto accade lo stesso per i frequentanti la Scuola Media, che sono costretti a portarsi al « Garibaldi » della città a proprie spese, o a marinare la scuola quando si ammala l’autista dello « Scuolabus » del Patronato Scolastico. Le supplenze non funzionano.
Circa l’edificio scolastico — ci è stato detto — una notizia informa che sono stati stanziati 25 milioni da servire per la « scuola » di Montaperto e per quella di Villaseta vecchia.
LAVORI PUBBLICI
Nella loro recente visita tanto il Commissario quanto l’on. Mongiovì hanno assicurato che su sedici cantieri-scuola, di recente istituzione, una buona porzione riguardano Giardina Galloni e Montaperto.
La rete fognante è incompleta. Gli sbocchi dei liquami e dei rifiuti sono attaccati all’abitato: uno di essi è proprio sulla Via S. Giuseppe ed un altro ancora sulla frequentata via Firenze.
IL MEDICO, L’OSTETRICA, IL FARMACISTA
Delle tre istituzioni la più presente è quella del medico condotto. L’ostetrica — grazie a una disposizione che dice che l’ostetrica deve abitare entro l’ambito del comune — abita al Villaggio Peruzzo (potrebbe abitare a Grangifone o al Villaggio Mose) perchè anche questa borgata fa parte del Comune di Agrigento. La situazione della farmacia, il cui titolare è il Dott. Giovanni Gandolfo, è in via di definitiva soluzione. Alle carenze che derivano dalla mancanza della presenza in loco dell’ostetrica e di un efficiente farmacia supplisce con spirito veramente missionario il condotto Dott. Incorvaia, che notte e giorno tiene aperta la porta al tri¬plice genere di clienti da assistere.
IL MUNICIPIO
Il discorso sul medico condotto ci porta per mano all’argomento della sede della delegazione comunale, degli uffici, dell’ambulatorio, al problema logistico, cioè, degli organi amministrativi ed assistenziali di quella comunità.
L’amministrazione comunale è proprietaria di uno stabile situato nel centro del paesetto. Si compone di lo-cali a pianoterra e di un primo piano. L’intero fabbricato è cadente; se venisse raso al suolo e ricostruito ci u-scirebbero i locali della delegazione comunale, il municipio, cioè, la condotta medica con annesso ambulatorio, l’abitazione del medico condotto e persino i locali della casermetta dei Carabinieri con annessa abitazione per il brigadiere comandante e famiglia.
IL BRIGADIERE DEV’ESSERE CELIBE
Per la carenza dei locali abitabili il brigadiere che comanda la locale caserma dei CC, per disposizione superiore, non deve essere ammogliato. Qui sono stati mandati sempre brigadieri celibi e tosto che un giovane comandante invola a nozze, ipso facto, viene trasferito. Montaperto può così vantare di avere i più giovani sottufficiali della « benemerita », o, per lo meno il primato dei comandanti scapoli.
La soluzione quindi della ricostruzione della casa comunale risolverebbe una serie di problemi non indifferenti.
LE «CASE» DI MONTAPERTO
Il medico condotto ci conferma che non tutte le case di Montaperto godono dei requisiti igienici per es¬
sere definite « di civile abitazione ». Parecchie famiglie anche numerose, sono inse-diate in vani angusti che servono a tutti gli usi delle ventiquattro ore: soggiorno, stanza da letto, cucina. Un solo vano, diviso da tramezze di legno o di canne è il solo abitacolo per starci insieme tutta la famiglia comprese le galline, la capra, le biade etc. « Tuttavia — ci dice il Dott. Incorvaia — anche le più modeste famiglie hanno il culto per la pulizia, e questo genere di abitazioni va progressivamente scomparendo ».
NUOVI PROGETTI: MA A QUANDO LA REALIZZAZIONE?
Tanto il Delegato comunale quanto il Parroco ed il medico condotto ci confer mano che qualcosa di nuovo sembra che ci sia per Montaperto. Qualche mese fa — ci riferisce il Dott. Incorvaia — è stata a Montaperto una équipe di tecnici dell’Assessorato ai LL.PP. e del comune di Agrigento, guidata dall’Ing. Cortese. I tecnici hanno eseguito dei rilievi per approntare i progetti relativi alla viabilità rurale ed interna, al completamento dei condotti di scarico delle fognature, alla strada Montaperto – Giardina Gallotti. L’Assessore ai LL.PP., Bonfiglio, e l’on. Mongiovì, che come sopra abbiamo detto è di Montaperto, si stanno interessando seriamente per portare a risolutiva definizione i vari problemi locali, compresa la luce al Cimitero, dove esiste una « casa » per il custode ma che non viene abitata per questa ragione.
Ma i tecnici, a un certo punto non si sono fatti più vedere lasciando sul posto persino gli attrezzi per i rilievi.
IL TELEFONO E’ «SALATO»
I montapertesi si sentono vittime di un sopruso e lo provano con cifre alla mano. Montaperto è isolata, pur trovandosi ad un tiro di schioppo da Agrigento: il telefono contribuirebbe fortemente a farlo uscire dall’isolamento. La rete telefonica esiste, anzi sono disponibili undici numeri per eventuali utenti, ma i cittadini di Montaperto, che nel¬la proporzione del 5-6 per cento sarebbero disposti a mettersi il telefono in casa, non si sentono di accaparrarsi gli undici numeri disponibili per la marchiana ingiustizia del prezzo che viene loro chiesto: un montapertese per avere il bene del telefono dovrebbe pagare esattamente 87 mila lire, anche se il cavo telefonico passa sul muro di casa sua. Un abitante di S. Leone — ci dicono a Montaperto — se gli viene istallato un telefono in casa paga quanto pagherebbe un agrigentino di Agrigento. Perchè questo speciale trattamento per gli un lusso raro quindi che agrigentini di Montaperto? nessuno può permettersi.
Attualmente a Montaperto esistono tre o quattro utenti della SET: Caserma, Condotta Medica (non l’abitazione del medico condotto), poste, famiglia Taibi.
Anche noi reputiamo sia una vera ingiustizia questa che discrimina gli agrigentini della Città dei Templi da quelli della periferia. Pertanto sottolineamo la gravità della cosa alle autorità competenti affinchè intervengano nei confronti dell’azienda degli esercizi telefonici. Come si spiega tanta esosità e tanta differenziazione?
UN’ASSOCIAZIONE PER UN DOMANI A MONTAPERTO E GIARDINA GALLOTTI
Questa è Montaperto oggi!
Quale, il suo avvenire?
Siamo convinti che tanto Montaperto quanto Giardina Gallotti hanno un avvenire sicuro perchè costituiscono una valida alternativa al tempo libero che molti consacrano al mare. La «montagna» per gli agrigentini sta su queste amene e ridenti colline. Sta alla iniziativa di questi coraggiosi villeggiani creare i presupposti perchè si arrivi alla valorizzazione completa dei due centri.
Nell’ottobre scorso, in una lettera inviata al nostro giornale l’avv. Michelangelo Taibi proponeva la costituzione di una associazione « Gli amici di Montaperto e Giardina Gallotti», io suggerirei — la sostanza non cambia — la costituzione di una Proloco, anche se assiste la Azienda Autonoma di Sog¬giorno e Turismo di Agrigento, di cui Montaperto è frazione. L’impegno comunitario di tutte le fresche energie cittadine riuscirebbe a far nascere le infrastrutture occorrenti per la creazione, a due passi dal capoluogo, di « posti » di richiamo. Si tenga presente che le due frazioni sono l’ideale per un riposo veramente salutare e distensivo, dove l’invadenza della macchina, e il vorticoso movimento della vita moderna non sono ancora arrivati.
Il giudizio di sintesi che si ricava arrivando o partendo da queste due frazioni di Agrigento è un giudizio di rammarico.
Le colline su cui sorgono i due borghi sono ridenti; si innalzano dai trecento ai cinquecento metri sul mare, tra due profonde e vaste vallate che ci richiamano le prealpi; da una parte la vasta vallata compresa tra Monserrato c le pendici delle colline verdeggianti ed aspre di Montaperto e Giardina che si collega poi con la vallata dell’Akragas e con quella dei Templi, dall’altra la vallata che risalendo verso l’inter-land agrigentino ospita Raffadali, Ioppolo, S. Elisabetta, Aragona, raggiunge gli avamposti di Cammarata. Un panorama stupendo.
Il rammarico? Peccato che questi due piccoli centri siano tanto trascurati e che Giardina Gallotti — che gode il diritto di una maggiore suggestività — sia così tristemente dimenticata.
Se una politica amministrativa più interessata alla redenzione delle nostre zone depresse e maggiormente proiettata verso il futuro riuscisse a vedere bene le cose preziose che ci circondano, Giardina Gallotti e Montaperto potrebbero essere in immediata candidatura per costituire una alternativa interessante e valida alle migliaia di agrigentini cui la montagna dà maggiore fascino che non il mare. Ma è difficile che ciò avvenga per pubblica iniziativa. Quei villeggiani devono continuare « a farsi da sè » se vogliono uscire dall’isolamento.
Forse domani — per tale merito — Giardina Gallotti e Montaperto potrebbero divenire qualcosa come S. Martino delle Scale di Palermo. Esageriamo? Se ne avete la curiosità andate sin lassù, chiudete per un minuto gli occhi, immaginate quelle strade pulite, ben acciottolate e le strade alberate, i « terrazzi » aridi coperti di abeti e di pini e poi incasto-nate questa immagine ne panorama circostante!
Forse tra non molto gli uomini del « tempo libero », assetati di serenità e di riposo scopriranno — prima che gli amministratori comunali — che esistono a due passi da noi due « posti » da valorizzare.
di Alfonso Di Giovanna
pubblicato il 31 marzo 1969 dal settimanale l’Amico del Popolo n. 13