
“Il Mercurelli osservò che tutta la roccia affiorante tra il tempio di Giunone Lacinia e quello della Concordia e tra questo e Porta Aurea era stata intensamente sfruttata ad uso sepolcrale quando con nicchie a volta piana, simili ai sepolcri a mensa delle catacombe romane, quando con vere e proprie camere sepolcrali
Quasi a metà della Via dei Templi, nel giardino di Villa Aurea, verso il sec. V i Cristiani ricavarono un ipogeo dalla fusione di due cisterne preesistenti; per una scaletta di sei gradini si perviene ad un ambiente con nicchie trapezoidali e tombe ad arcosolio: nessuna suppellettile avevano gli scheletri delle tombe intatte.
Cristiani ritenne il Salinas gli arcosoli scavati attorno al tempio della Concordia, trasformato nella basilica dei ss. Pietro e Paolo negli ultimissimi anni del sec. VI o nei primi del successivo.
A circa 200 m. a sud-ovest della Concordia si stende un vasto sepolcreto sub divo, le cui tombe, secondo l’esigenza della pietra locale, vennero tagliate colle pareti inclinate verso l’interno ed erano coperte da tre o più lastroni affiancati. Queste tombe, assai devastate, sono ritenute dal Mercurelli più antiche di quelle adiacenti al tempio.
Scarsi sono i monumenti minori, rarissime le iscrizioni; si ricordano una tabula solfuri di un servo a nome Aureliano ed un’iscrizione graffita sul collo di un vaso: « Signore, ricordati in eterno di noi ».
Non si hanno testimonianze certe di veri sarcofagi paleocristiani: ve n’è uno al Museo col solito medaglione del defunto; numerose sono soltanto le lucerne coi noti simboli ed una con un magnifico « Agnus Dei », identica a quella di Licodia Eubea. Poco o nulla oltre le lucerne, solo un anello del sec. V con l’invocazione in greco « dona a noi la pace » desunta dal vangelo di S. Giovanni XIV 27.
la comunità cristiana è anteriore all’anno 305
Adolfo Harnach ritiene anteriore al 305 la comunità cristiana di Agrigento. Molti fatti sembrano dargli ragione: le catacombe sviluppatesi durante il sec. IV, il tempio della Concordia dedicalo ai Principi degli Apostoli dal vescovo S. Gregorio, dopo aver abbattuto gli idoli Eber e Raps (donde la Chiesa nel dialetto fu detta di S. Gregorio delle Rape) e la presenza nei dintorni di Agrigento degli ipogei cristiani più importanti della Sicilia centrale.
Oltre Naro, Palma e Mussomeli vanno segnalate le seguenti località: Canicattì, che ha restituito cinque lucerne cristiane; Racalmuto, che ha un ipogeo cristiano dove sono state raccolte monete bizantine; Ravanusa, che ha conservato qualche lucerna col monogramma o con la lepre; Aragona con un piccolo gruppo di sepolcri in località Diesi e finalmente Castronovo, presso la cui stazione ferroviaria esistono grotte con arcosoli e nicchie
Proviene da quest’ultima località l’iscrizione latina della cristiana Placida, sposata ad un solo uomo (univora) morta nel 570, cioè 29 anni dopo che Basilio era stato console; iscrizione che è rimasta l’unico titolo datato di tutto l’agrigentino pervenuto fino a noi”.
Ottavio Garana, Le catacombe siciliane e i loro martiri, Palermo 1961, pp. 148-49