La colonna dei Mille garibaldini sbarcata a Marsala l’11 maggio 1860 era guidata da un certo Calamuso, campiere di Alberto Maria Mistretta. Una volta a terra si diresse verso il baglio di Rampingallo dove ebbe – come annota lo stesso Garibaldi nelle sue ’’ Memorie” – un’accoglienza ’’generosa, gentile, di cuore”.
Due giorni dopo i giovani garibaldini proseguirono verso Salemi e anche qui vennero accolti con entusiasmo. Scrisse G Bandi: ‘”…Era un fortunato e piacevole mutamento di scena…Cominciavamo ora a capire che venendo in Sicilia, non eravamo venuti in una terra di codardi o d’ingrati.”
Il ruolo di città come Salemi durante la spedizione garibaldina viene ricordato da Gaetano Falzone nella sua opera ’’Sicilia 1860”: “ Quanto su un terreno psicologicamente emotivo come il siciliano possa valere l’iniziativa o il primo grido, non sfuggirà a nessuno. Ebbene, quel primo grido giunse a Garibaldi ed ai suoi a Salemi”.
E Cesare Cesari, nella sua Opera “La campagna di Garibaldi nell’Italia meridionale 1860” afferma: “ Spetta a Salemi questo speciale ricordo a titolo d’onore nella storia dell’insurrezione siciliana dei 1860 perché fu il primo paese ad inalberare il Tricolore dal balcone dei Municipio e ad accogliere, con entusiasmo unanime della popolazione, le schiere liberatrici di Garibaldi… ”.
Ed anche G. Trevisani e S. Canzio nel II volume del loro “Compendio di storia d’Italia”: “Il giorno 13 maggio, nel pomeriggio, i garibaldini arrivarono a Salemi, accolti festosamente dalla popolazione. Il 14 Garibaldi, accogliendo una nuova proposta del Decurionato di Salenti, assunse la Dittatura in nome di Vittorio Emanuele Re d Italia… alle prime ore del 15 le forze garibaldine uscirono da Salemi e si avviarono lungo la strada che conduce a Calatafimi”.
Il consiglio comunale di Salemi dichiarò decaduto il governo borbonico.
Elio Di Bella