
Un indirizzo ci aveva fatto conoscere l’uomo che era stato informato e compiacente e meritava gli altari della Girgenti, l’avvocato Giuseppe Lo Presti. Si è offerto alla nostra guida, e siamo andati ai templi in sua compagnia in un bel pomeriggio. ─ Il percorso è molto dissestato, spesso sassoso, spesso infossato, spesso circondato da alberi e attraente solo nell’ultimo quarto o mezzo miglio, dove si vede per la prima volta il Concordia in piedi. ─ Strana e incantevole è la vista della massa traforata delicatamente formata. Una leggera scia di nebbia, attraverso la quale luccicante colore marrone-giallo delle colonne risplendeva, copriva il lato oscuro. L’intero spigolo, sul quale una volta riposava il tetto, era dorato, e il cielo e il mare erano chiusi come in una luce. ─ Il tutto nella sua forma attuale, dove si può vedere solo il timpano di un lato del tetto, ha l’aspetto di un gigantesco sarcofago eretto su una collina accogliente tra olio e mandorli. ─ L’effetto sull’occhio è stato aumentato da un raggio di luce che cade obliquamente nella cella dietro le colonne ombreggiate. ─ l’occhio attraverso un raggio di luce che cade obliquamente nella cella dietro le colonne ombreggiate.
Non meno affascinante è la collina rossastra, dove anche circondata da alberi, è il tempio di Diana [Giunone] Lacinia. Le sue colonne eccezionali, isolate sul lato stretto della sera, ora ricordano le pietre della tomba di un eroe. Tra tutti i templi di Agrigento, questo di Diana [Giunone; alcuni templi non possono essere assegnati in modo sicuro a questo giorno] forse nella posizione più squisita, e il posto è già attraente in sé e per sé. – Dalla terrazza rialzata con tre gradini, che dorme sul lato del mattino del frontespizio, avevi la dolce vista sul mare e sulla costa provenienti da Gela. – Attraverso il terreno pietroso nella valle sotto la roccia scorre il Drago- l’ex Akragas- e i detriti gettati uno sull’altro sul pendio rotto, coperto di muschio, sono ombreggiati da alti ulivi. – Lo Presti ha cercato di erigere quelle rovine con molta cura e conoscenza, per quanto era possibile, e diversi pilastri vedi riuniti con l’architrave sovrastante.
Dal tempio di Diana siamo andati al limite dell’arrampicata, a quella della Concordia. Antiche tombe rupestri, tra le quali crescono gli ulivi, si trovano da un lato e la vista sul mare dall’altro. – Questo mai così ben conservato in tutto l’edificio, con la sua bella illuminazione serale colori incandescente, e la vista di lato fuori nella montagna fragrante e alta quota, alberi, giardini, campi e singole case, ha un’attrazione indescrivibile in ogni momento della giornata. – Sarebbe superfluo aggiungere qualcosa alla notizia di questo tempio che troviamo in ogni diario di viaggio, specialmente da Dorville, e con tutta la sua rappresentazione non si può trovare alcuna vivida idea della gloria di questa vista e del godimento della contemplazione di tutti per ogni singola parte. A proposito, nella sua forma intera è molto simile al tempio più grande di Pestum. Solo i pilastri sono più alti e sottili, e il tutto si trova più leggero e libero, appoggiato su un lato sulla roccia, sull’altro appoggiato su un maestoso muro di fondazione. Anche qui, Lo Presti, poichè era completamente fatiscente, ha ristabilito, per esempio una piccola scala che conduce alla cornice all’interno di uno dei due pilastri angolari della cella. –
Con la sua precauzione viene imposta una severa punizione a chi danneggia queste mura sacre. Tuttavia, pochi mesi prima del nostro arrivo, alcuni contadini , nella speranza di trovare un tesoro che doveva giacere qui secondo un racconto popolare, avevano tentato di rompere le fondamenta nel mezzo del tempio con grande difficoltà, e c’erano ancora tracce di tale inutile intervento. Solo i pilastri sono più alti e sottili, e il tutto si trova più leggero e libero, appoggiato su un lato sulla roccia, sull’altro appoggiato su un maestoso muro di fondazione.
Un po ‘più lontano, quasi nella stessa direzione, giace il Tempio dei Giganti [di Giove / Zeus],
dal quale tra i cespugli di fichi e altri bassi cespugli ora c’è solo un cumulo di detriti informi.
A pochi passi, più in profondità e fuori linea, si trova il tempio mostruoso di Giove. Lo Presti con i pochi mezzi a sua disposizione – ha ricevuto in tutto dal Soprintendente alle Antichità della Sicilia Torremuzza, 900 once – si avventurò anche a questo lavoro titanico, e via via ha liberato tutte le macerie che stavano sopra le fondamenta di questa massiccia costruzione. Di tutto il piano e di tutte le parti che sono state trovate, ha fatto misurazioni e disegni esatti. Tra i frammenti scavati c’era una colonna, che confermava la descrizione fatta da Diodoro. Allo stesso modo, una testa colossale femminile appartenente al ben noto bassorilievo suggeriva l’immensa relazione del tutto. Le caratteristiche di questa testa erano diventate molto poco chiare ma la forma greca non poteva essere fraintesa. Ad un angolo della fondazione si trovava un capitello gravemente danneggiato, ma ben conservato, come una roccia di montagna caduta. Per mezzo di questi frammenti Lo Presti era stato in grado di fare le misurazioni , insieme con gli altri disegni, e ha inviato una relazione a monsignor Airoldi, sorvegliante dei beni monumentali siciliani,
Di tutti gli altri templi presenti nella regione dell’antica Agrigento, poco o nulla resta da vedere. L’aria della sera, mentre ci soffermavamo all’ultima rovina ancora in lavorazione, era così umida che avevamo motivo di pensare al ritorno, e ci affrettammo a tornare in città per la via più breve.
Note :
(1) Jacob Philipp d’Orville visitò la Sicilia nel 1727. Il diario di viaggio apparve in latino postumo nel 1764.
Fonte :
Carl Grass: viaggio in Sicilia o estratti dal diario di un paesaggista. Prima parte Stoccarda e Tubinga, 1815, P. 126-131.