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Agrigento, un percorso ragionato per visitare il centro storico

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13 Ottobre 2019 //  by Elio Di Bella

 

di Sara Cascio

Per la via Imera si giunge alla vasta piazza Vittorio Emanuele che assieme al piazzale Aldo Moro fa da cerniera tra la città storica e l’espansione tardo-ottocentesca. La piazza è circondata da moderni edifici ed è caratterizzata dalla presenza del Palazzo delle Poste (XX sec.) a pianta circolare. Più avanti vi è la chiesa di S. Calogero, ricostruita nel XVIII sec. All’esterno vi sono due monofore in pietra di Malta; l’interno, a tre navate, presenta sull’abside centrale notevoli stucchi di scuola serpottiana e custodisce una statua marmorea del XVI sec. La via Atenea è il corso principale della città, il suo ingresso è sottolineato dalla porta di Ponte, ricostruita nel 1868 in seguito alla demolizione dell’antica porta appartenente alla cinta muraria medievale.

Il complesso della chiesa di S. Spirito e dell’adiacente monastero cistercense è stato fondato nel sec. XIII con una ricca dotazione dalla contessa Marchisia Prefoglio. La chiesa è definita all’esterno da una facciata in tufo, rimaneggiata in periodo barocco e impreziosita da un portale gotico e da un rosone. L’interno settecentesco è riccamente ornato di stucchi opera sicuramente di Serpotta; in fondo al presbiterio “il Trionfo dello Spirito Santo”; sopra l’arco Santo “l’Eterno e Angeli”; alle pareti altorilievi con “Natività, Epifania, Presentazione al Tempio e Fuga in Egitto”. Il monastero, uno dei più antichi e meglio conservati della Sicilia, è interessante soprattutto per il grande chiostro quadrangolare; un importante portale a sesto acuto, fiancheggiato da bifore, segna l’ingresso all’Aula Capitolare a grandi arcate ogivali. Si conservano qui affreschi del XIV e XVI sec.

La piccola piazza del Purgatorio è dominata dall’alta facciata della chiesa di S. Lorenzo, ricostruita nel sec. XVII. Il prospetto barocco, articolato su due ordini, presenta un imponente portale con due colonne tortili, fiancheggiato da gruppi allegorici. L’interno, a unica navata, è arricchito da 8 statue allegoriche di Virtù, poste su pilastri, di Giacomo e Giuseppe Serpotta. Si prosegue per la piazza Nicola Gallo, caratterizzata da un edificio neogotico (1851), oggi sede della Camera di Commercio e fino al 1967 sede del Municipio. Poco oltre, vi è la chiesa di S. Giuseppe, dalla facciata settecentesca a due ordini; nell’interno, a unica navata, si trovano una statua lignea policroma della fine del ‘700 e belle cantorie lignee intagliate e dorate.

Più avanti in piazza Luigi Pirandello si trova la chiesa di S. Domenico, costruita alla fine del sec. XVII, presenta un’importante facciata barocca a due ordini affiancata dal campanile un po’ arretrato; l’interno, a unica navata, custodisce alcune tele settecentesche. Adiacente vi è l’ex convento dei Padri Domenicani, sorto sulle strutture del palazzo del principe di Lampedusa. Nell’edificio, sede del Municipio, si apre un cortile dove prospetta l’ottocentesco Teatro civico Luigi Pirandello, il partito decorativo dell’interno è opera di Giovanni Battista Basile. A sud della piazza vi è il Museo Civico, questo comprende numerose opere di pittura dei sec XIV.XVIII e una raccolta di sculture medievali.

Si torna indietro e vi è l’ex palazzo Pujades, costruito intorno al 1492 e oggi sede dell’Istituto Granata; dell’edificio originario rimangono il portale d’ingresso e due finestre bifore, il cui stile richiama quello dell’architetto Carnelivari. Giungendo alla vasta piazza don Giovanni Minzoni in cui si eleva la Cattedrale fondata alla fine del sec. XI dal vescovo Gerlando, ingrandita e rimaneggiata nel sec. XIV, XVI, XVII: preceduta da un’ampia gratinata, si caratterizza per il massiccio campanile incompiuto del XV sec., che presenta sul lato sud due ordini di monofore cieche gotico-catalane e al di sopra un balcone dalla grande arcata ogivale con ornati a zig-zag. Nell’interno, a croce latina, i restauri del 1912 hanno ricondotto la prima sezione del piedi croce alle forme medievali, a tre navate divise da arcate ogivali su alti pilastri ottagonali, tutta decorata con figure di santi e di vescovi con stemmi gentilizi. La seconda sezione, più elevata, ha nella navata centrale un ricco soffitto ligneo a lacunari del 1682 circa. Nell’ala destra del transetto si apre la piccola “cappella di S. Gerlando”, con un portale gotico finemente sagomato, nella quale si custodiscono i resti dell’arca di S. Gerlando. Nell’abside destro, vi è una statua marmorea della “Madonna col Bambino”, di Stefano di Martino (1495). Nel presbiterio, decorato da stucchi e affreschi barocchi, si verifica il fenomeno acustico del portavoce: chi si collochi sulla curva dell’abside ode ciò che dice una persona collocata all’ingresso della chiesa, alla distanza di 85 m. Nell’archivio è conservata la cosiddetta “lettera del Diavolo”, in caratteri indecifrabili, inserita in un manoscritto contenente la vita di Suor Maria Crocifissa (XVII sec.), alla quale la lettera sarebbe stata diretta. Di fronte alla Cattedrale è il moderno edificio del Museo Diocesano disegnato da Franco Minissi. Possiede diverse opere d’arte, fra le quali notevoli è il “sarcofago di Fedra”, elegantissima opera marmorea romana del II sec. d.C., rappresenta quattro episodi del mito di Fedra e Ippolito. Notevoli gli affreschi distaccati nel 1951 dai muri della Cattedrale tutti risalenti ai sec. XIV-XV. Attiguo alla Cattedrale sorde il Palazzo Vescovile, ristrutturato nella seconda metà del ‘700 dal vescovo Andrea Lucchesi Palli, al quale si deve la costruzione dell’adiacente edificio della Biblioteca Lucchesiana dotata di oltre 50.000 volumi.

Si scende verso la chiesa medievale di S. Maria dei Greci la cui facciata è caratterizzata da un portale gotico. L’interno è a tre navate; sull’altare all’inizio della navata destra vi è la “Madonna col Bambino”, statua lignea dei primi del ‘500, sul muro della navata, tracce di affreschi del ‘300. La chiesa sorge sopra un tempio dorico del V sec. a.C. che alcuni ritengono quello di Atena, eretto da Terone. Ritornati sulla via Duomo si incontra la chiesa dell’Itria già esistente nel sec. XVI, fu nel XVIII ceduta ai Padri Liguorini, che la tennero fino al 1839; fu gravemente danneggiata durante l’ultima guerra, ne rimane un bel portale rinascimentale. Più avanti si trova il complesso della “badiola”, costituito dall’ex monastero e dalla chiesa di S. Maria del Soccorso: edificata nel XVI sec., conserva nella facciata un interessante portale rinascimentale; di fronte l’ingresso della chiesa vi è l’ottocentesco palazzo Lazzarini. Infine la chiesa di S. Nicola eretta dai Cistercensi nel sec. XIII, in robuste forme romanico-gotiche, sulle rovine di antichi edifici. Il bel portale ogivale ha battenti lignei rozzamente intagliati a rosette romboidali. L’interno è a una sola navata, con 4 cappelle; intorno corre un poderoso cornicione aggettante, che nella parete di fondo sormonta una finta loggetta di 5 arcatelle pensili, dove è un ciclo di affreschi con figure di santi del XVI sec. La volta è ogivale. È l’ultimo monumento sorto in una zona oggetto di culto, senza interruzioni, fin dai tempi greci arcaici.

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Categoria: Agrigento RaccontaTag: agrigento, centro storico di agrigento, girgenti

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