Il terzo piano dell’ex Collegio dei Filippini, da quando ospita i capolavori della pittura siciliana, è dedicato in larga parte all’artista Gianbecchina. Attualmente sono ventuno le opere esposte, tutte olio su tela: “Capretta nera” (1936); “Maria” (1935); “Abbraccio” (1933), “Maternità” (1946); “Mondello” (1946); “Le sorelle” (1957); “Scrivimi Salvatore” (1957); “Aspano” (1975); “Discorso II”; “Raccolta delle olive” (1982); “Fazzoletto rosso” (1983); “Cola Pirripiu” (1975); “Pampini” (1980); “Cielo solo cielo” (1981), “Moltiplicazione dei pani e dei pesci” (1953); “Valle dell’Anapo” (1982); “Fichidindia” (1985); “Monti Sella del Carabiniere” (1987); “Lava tra le ginestre” (1983); “Cratere dell’Etna” (1971); “Lava nel fosso” (1971).
Una produzione che copre pertanto un arco di mezzo secolo e contribuisce certamente a dare splendore all’antico palazzo settecentesco della via Atenea, un tempo oratorio dei padri Filippini e adesso sede di mostre permanenti. Un doveroso omaggio ad un artista che sicuramente rappresenta uno dei più significativi pittori della cultura figurativa del Novecento. La mostra delle opere di Gianbecchina è stata inaugurata nel centenario della nascita dell’artista, nato a Sambuca il due agosto del 1909. Nel paese natio ha vissuto a contatto diretto i lavoratori dei campi, immergendosi nella civiltà contadina e nelle più vissute tradizioni siciliane. La vita dei contadini rivive nella sua pittura, attraverso i volti duramente segnati dalla fatica e i gesti pieni di amore. Egli stesso nel 1997 scrive: “Ho interpretato le ansie e i problemi di quel piccolo mondo antico, di quella vita che pulsava intorno a me nella prima metà di questo secolo. Un mondo fatto di semplicità e di saggezza, di sacrifici e di privazioni”.
La mostra è il risultato di una serie di importanti donazioni e celebra un pittore che ha amato così tanto la sua terra da saperne esprimere l’anima popolare in tutti i suoi innumerevoli profili. Nelle opere che possiamo ammirare nel museo agrigentino troviamo paesaggi rurali, scene di pesca, pascoli, vendemmie, storie di uomini e donne che lavorano i campi: i temi principali delle opere di Gianbecchina. Maria Accascina, critica d’arte del “Giornale di Sicilia”, nel lontano 3 marzo 1937, così scriveva del giovane Gianbecchina: “Nel quadro “Il grano” egli non afferma soltanto buonissime qualità di composizione, ma in quel comporre il declivio spartito a zone cromatiche e l’ampia ondulazione della terra e quei contadini che vagliano il grano, separati dal crivello che prende la dignità di un’ara, non c’è soltanto la tecnica ma anche il modo di esprimere uno stato d’animo di pacata e serena contemplazione davanti alla bellezza religiosa della terra…. Spirito riflessivo, studioso, accorto, il giovane… Gianbecchina farà certamente alto volo”. E’ noto anche il suo impegno sociale, che ha espresso in particolare con la collaborazione al quotidiano “La Voce della Sicilia”e partecipando alle lotte dei contadini per il riscatto della terra.
Elio Di Bella