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Storia di Agrigento: il periodo dei Tiranni

9 Agosto 2014 //  by Elio Di Bella

 

DI ELIO DI BELLA

Arrivano i tiranni: successori di falaride nella storia di Agrigento

Dopo gli effimeri successori di Falaride – Alcmane e Alcandro – ricordati da Eraclide e che probabilmente erano dei magistrati che capeggiavano un’assemblea oligarchia – intorno al 488-477 a.C. avvenne nella città di Akragas l’ascesa alla tirannide da parte di Terone (membro della potente e nobile famiglia degli Emmenidi, che figurano tra i fondatori di Akragas) che rovesciò il governo oligarchico, in cui ricopriva un ruolo di primo piano. Probabilmente per arrivare al potere gli fu molto utile la somma che gli era stata affidata per la costruzione del tempio di Athena Polias.

Fin dai primi anni, dovette far fronte ad una rivolta nata nella sua stessa famiglia: i suoi nipoti Ippocrate e Capide (figli di suo fratello Senodico) congiurarono contro il tiranno agrigentino, che li espulse in breve tempo.

L’avvento di terone

damarete

Terone giunse al potere in un periodo piuttosto travagliato della storia siceliota della prima metà del V secolo a.C. Siamo infatto al culmine della cosiddetta “guerra degli empori”, durante la quale le maggiori città greche dell’Isola, sotto l’egida di Siracusa, vennero in conflitto contro i Cartaginesi per liberare dal loro dominio importanti scali commerciali.
Per consolidare il suo governo Terone strinse alleanza con Siracusa sposando la figlia di Polizieo, fratello del tiranno greco Gelone, e dando in isposa a quest’ultimo la propria figlia Damareta.                 

Il nuovo sovrano di Akragas cercò, comunque, di governare con il favore popolare e perciò fu celebrato dai poeti Pindaro (che ricorda nelle II e III Odi olimpiche la vittoria olimpica della quadriga di Terone nel 476 a.C.) e Simonide. Durante il suo regno Akragas visse la sua età d’oro. Quando si impadronì del potere, Akragas era ancora un grosso borgo prevalentemente agricolo, in mezzo ad un vasto terreno assai fertile, ma non aveva ancora manifestato tutte le sue potenzialità. Probabilmente esistevano solo i templi di Ercole e di Zeus Polieo e i tempietti del santuario delle divinità ctonie.
Terone favorì lo sviluppo culturale ed artistico agrigentino e diede impulso alla realizzazione di molti dei magnifici templi dorici che ancora oggi ammiriamo e dotò la città di importanti opere pubbliche (tra cui il teatro e la cinta muraria) per le quali si avvalse della perizia dell’architetto Feace, che realizzò un acquedotto tra i maggiori dell’antichità. Chiamò alla sua corte poeti, filosofi ed artisti, tra cui i già citati Pindaro (che disse tra l’altro che è più facile contare i granelli della sabbia del lido che il numero delle beneficenze fatte da Terone) e Simonide.
In campo militare Terone riprese con vigore l’espansionismo dei suoi predecessori. Le armate agrigentine penetrarono in territorio sicano e nel 483 a.C. conquistarono la città greco-calcidese di Him§ra, ubicata sulla costa tirrenica della Sicilia e assai vicina alla zona che da qualche tempo era sotto l’influenza della potente città africana di Cartagine.

Le guerre

Nel 480 a.C. avvenne pertanto l’inevitabile scontro con Cartagine e fu in quella occasione che Akragas, Siracusa e Gela si schierarono insieme in una grande alleanza ellenica e vinsero i Cartaginesi nella celebre battaglia di Imera. Lo stesso comandante nemico Amilcare venne ucciso dalle armate siciliane, che fecero anche un gran numero di prigionieri e incendiarono le navi cartaginesi. Notevole fu anche il bottino: Akragas divise con Siracusa 2000 talenti e ne tolse ai prigionieri punici altri 1600.
Gli Agrigentini fecero il maggior numero di prigionieri cartaginesi. Si dice che molti cittadini ne tennero anche 500 a testa. I molti nemici catturati vennero utilizzati ad Agrigento per la costruzione dei templi dorici; dei canali sotterranei necessari per il deflusso delle acque della città e il prosciugamento delle aree paludose; per la costruzione del porto e per lo sfruttamento agricolo dei fertili terreni agrigentini (Diodoro ricorda piantagioni di vigneti ed alberi di ogni specie) che garantì alla città una straordinaria ricchezza agraria e favorì la crescita di una classe aristocratica di possidenti terrieri, grandi allevatori di cavalli e proprietari di schiavi.
Oltre che in celebri battaglie, in quegli anni gli Agrigentini si distinguevano anche nei giochi panellenici di Olimpia,di Delfi e di Elea. Celebri rimarranno i trionfi degli atleti Esseneto e Senocrate.

esseneto


Il conflitto con Siracusa

Pochi anni dopo, però, Terone di Agrigento e Gerone, nuovo tiranno di Siracusa, entrarono in conflitto. Probabilmente vi fu un tentativo di incursione da parte del governante agrigentino ai danni di Gela.
Seguì una ribellione degli Himeresi che mal sopportavano la crudeltà del figlio di Terone Trasideo, scelto dal padre per il governo di quella città. Le fonti storiche ci dicono che Terone riaffermò tutto il potere di Akragas su Himera sedando la rivolta dopo aver fatto strage di nemici e confermò alla fine la reggenza di Trasideo.

gerone

Seguì comunque un breve periodo di pace tra Akragas e Siracusa che assai presto sfumò, quando, spentosi Terone nel 472 a.C., assunse il governo il figlio Trasideo, che certo non aveva le capacità politiche e l’intelligenza del padre (lo stesso Diodoro lo presenta come un uomo violento e crudele).
Nacque un nuovo contrasto con Siracusa provocato dallo stesso Trasideo, ma per motivi che le fonti storiche non spiegano. L’esercito agrigentino venne sconfitto da Ierone in una sanguinosa battaglia presso il fiume Salso.
Trasideo venne abbattuto dagli stessi agrigentini che siglarono la pace con Siracusa. Il figlio di Terone fuggì a Megara Nisea, dove venne condannato a morte.

Si conclude l’epoca dei tiranni

Si concluse così l’epoca dei tiranni: un governo democratico – fortemente condizionato dai Siracusani – governò la città. Seguirono anni particolarmente difficili. Nel 450 a.C. un tentativo di colpo di Stato promosso da una fazione oligarchica venne sventato dal filosofo Empedocle e dal partito popolare, fautore dell’uguaglianza sociale.
Dopo questo episodio venne istituita una assemblea di mille membri, scelti tra i più abbienti, di durata triennale, di cui fecero parte anche il filosofo Empedocle ed Acrone. Questa nuova bulè inviò a Siracusa ambasciatori per riconciliarsi con i vecchi nemici e ridare pace ed ordine alla vita cittadina.
Ma pochi anni dopo il partito popolare e lo stesso Empedocle imposero una nuova costituzione, redatta dallo stesso filosofo, che introdusse il suffragio universale popolare ed ammise alle cariche pubbliche qualunque ceto.
Successivamente il partito popolare perse il favore della maggioranza dei cittadini e lo stesso Empedocle dovette recarsi in esilio.

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigento storia

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