DI ELIO DI BELLA
Arrivano i tiranni: successori di falaride nella storia di Agrigento
Dopo gli effimeri successori di Falaride – Alcmane e Alcandro – ricordati da Eraclide e che probabilmente erano dei magistrati che capeggiavano un’assemblea oligarchia – intorno al 488-477 a.C. avvenne nella città di Akragas l’ascesa alla tirannide da parte di Terone (membro della potente e nobile famiglia degli Emmenidi, che figurano tra i fondatori di Akragas) che rovesciò il governo oligarchico, in cui ricopriva un ruolo di primo piano. Probabilmente per arrivare al potere gli fu molto utile la somma che gli era stata affidata per la costruzione del tempio di Athena Polias.
Fin dai primi anni, dovette far fronte ad una rivolta nata nella sua stessa famiglia: i suoi nipoti Ippocrate e Capide (figli di suo fratello Senodico) congiurarono contro il tiranno agrigentino, che li espulse in breve tempo.
L’avvento di terone
damareteTerone giunse al potere in un periodo piuttosto travagliato della storia siceliota della prima metà del V secolo a.C. Siamo infatto al culmine della cosiddetta “guerra degli empori”, durante la quale le maggiori città greche dell’Isola, sotto l’egida di Siracusa, vennero in conflitto contro i Cartaginesi per liberare dal loro dominio importanti scali commerciali.
Per consolidare il suo governo Terone strinse alleanza con Siracusa sposando la figlia di Polizieo, fratello del tiranno greco Gelone, e dando in isposa a quest’ultimo la propria figlia Damareta.
Il nuovo sovrano di Akragas cercò, comunque, di governare con il favore popolare e perciò fu celebrato dai poeti Pindaro (che ricorda nelle II e III Odi olimpiche la vittoria olimpica della quadriga di Terone nel 476 a.C.) e Simonide. Durante il suo regno Akragas visse la sua età d’oro. Quando si impadronì del potere, Akragas era ancora un grosso borgo prevalentemente agricolo, in mezzo ad un vasto terreno assai fertile, ma non aveva ancora manifestato tutte le sue potenzialità. Probabilmente esistevano solo i templi di Ercole e di Zeus Polieo e i tempietti del santuario delle divinità ctonie.
Terone favorì lo sviluppo culturale ed artistico agrigentino e diede impulso alla realizzazione di molti dei magnifici templi dorici che ancora oggi ammiriamo e dotò la città di importanti opere pubbliche (tra cui il teatro e la cinta muraria) per le quali si avvalse della perizia dell’architetto Feace, che realizzò un acquedotto tra i maggiori dell’antichità. Chiamò alla sua corte poeti, filosofi ed artisti, tra cui i già citati Pindaro (che disse tra l’altro che è più facile contare i granelli della sabbia del lido che il numero delle beneficenze fatte da Terone) e Simonide.
In campo militare Terone riprese con vigore l’espansionismo dei suoi predecessori. Le armate agrigentine penetrarono in territorio sicano e nel 483 a.C. conquistarono la città greco-calcidese di Him§ra, ubicata sulla costa tirrenica della Sicilia e assai vicina alla zona che da qualche tempo era sotto l’influenza della potente città africana di Cartagine.
Le guerre
Nel 480 a.C. avvenne pertanto l’inevitabile scontro con Cartagine e fu in quella occasione che Akragas, Siracusa e Gela si schierarono insieme in una grande alleanza ellenica e vinsero i Cartaginesi nella celebre battaglia di Imera. Lo stesso comandante nemico Amilcare venne ucciso dalle armate siciliane, che fecero anche un gran numero di prigionieri e incendiarono le navi cartaginesi. Notevole fu anche il bottino: Akragas divise con Siracusa 2000 talenti e ne tolse ai prigionieri punici altri 1600.
Gli Agrigentini fecero il maggior numero di prigionieri cartaginesi. Si dice che molti cittadini ne tennero anche 500 a testa. I molti nemici catturati vennero utilizzati ad Agrigento per la costruzione dei templi dorici; dei canali sotterranei necessari per il deflusso delle acque della città e il prosciugamento delle aree paludose; per la costruzione del porto e per lo sfruttamento agricolo dei fertili terreni agrigentini (Diodoro ricorda piantagioni di vigneti ed alberi di ogni specie) che garantì alla città una straordinaria ricchezza agraria e favorì la crescita di una classe aristocratica di possidenti terrieri, grandi allevatori di cavalli e proprietari di schiavi.
Oltre che in celebri battaglie, in quegli anni gli Agrigentini si distinguevano anche nei giochi panellenici di Olimpia,di Delfi e di Elea. Celebri rimarranno i trionfi degli atleti Esseneto e Senocrate.
