Nel 1887, il farmacista Salvatore Bonfiglio, pubblicava con i tipi dello stabilimento tipografico « L. Carini » di Girgenti una ricerca chimico-geologica sull’« Acqua di Bonamorone », definendola, tra le pagine del suo studio « superiore all’acqua di Reitana presso Acireale, e a quella rinnovata della Fontana di Trevi di Roma».
La pubblicazione è ora custodita alla biblioteca comunale « S. Spirito » di Agrigento, diretta da Franco La Rocca. Costituisce certamente un documento prezioso per conoscere alcuni squarci di storia cittadina più o meno remota, ma certamente costituisce una pietra di paragone significativa, se soltanto consideriamo che su quella fontana – che veniva ritenuta superiore alla fontana di Trevi
Nelle premesse della sua pubblicazione il Farmacista Bonfiglio nello spiegare i motivi che lo hanno indotto a compiere quegli studi scrive che « così dimostrata l’importanza di essa, venga tenuta nel suo giusto pregio dai miei concittadini ».
Bonfiglio compì tutti gli esami nel laboratorio chimico dell’allora Istituto Tecnico Commerciale. Nella relazione scrive « La Bonamorone è limpidissima, incolora, inodora, di gradito sapore. Lasciata in vasi chiusi nelle ore più calde della giornata di luglio ed agosto non ha dato luogo a produzione di muffe ».
Si dovette trattare di uno studio attento e paziente: accompagnato da più prelievi: « La temperatura della Bonamorone alla fontana nel giorno 2 agosto 1898 alle ore 7 antimeridiane segnò i 20 gradi, mentre la temperatura dell’ambiente raggiungeva all’ombra i 24°. Se ne deduce — scrive Bonfiglio — che la temperatura dell’acqua alla fonte è variabile dai 16 ai 22 circa col variare delle stagioni e delle ore della giorna-ta.
Ma il farmacista Bonfiglio non si limitò soltanto ad un esame chimico della sorgente, cercando di individuare anche quali ne fossero le origini. « Sulla origine storica dell’acqua nulla si sa, ne si possiede documento. Vi ha un’erronea tradizione, che reputa autori del meraviglioso acquidotto i monaci Cappuccini, abitatori dell’antico convento del giardino di Bonamorone. Ma è più probabile — proseguiva Bonfiglio — che negli antichissimi tempi, mentre fioriva Agrigento, per iniziativa della Pubblica Amministrazione si abbia cercato in quel sito una sorgiva di buona qualità per l’alimentazione idrica della città vicina ».
Lo studio fu talmente attento e appassionato che Salvatore Bonfiglio sentì anche l’esigenza di scendere nelle voragini della roccia dalle quali sgorgava la fonte « insieme coi signori Ingegneri Ignazio Tedeschi e Mendola, sino alla profondità di 17 metri e 60 » dove effettuò anche una nuova serie di rilievi e di campionature.
« È qui io crederei opportuno raccomandare all’autorità municipale, ov’ella si compiacesse leggere la presente monografica, d’impedire l’escavazione della pietra nella regione di San Biagio, se tiene a cuore il tramandare ai posteri di questo tesoro di sorgente ».
Ma evidentemente, né quella amministrazione comunale, ne altre lessero mai la monografia di Bonfiglio, con i risultati che tutti noi conosciamo.
Nel terzo capitolo della sua pubbli-cazione Bonfiglio esamina la portata e la possibilità d’utilizzo della fontana di Bonamorone scrivendo che la « fontana Bonamorone, situata ad est di Girgenti, e da essa distante un po’ più di un chilometro presenta una resa complessiva di circa 33 litri per minuto primo, cioè un volume eguale a 47 1/2 m.c. per nelle 24 ore ».
Mantenendosi l’odierno regime ognuno dei 20 mila abitanti ne avrebbe litri 2,37 ogni 24 ore, e se si volesse dividere ad un quarto solo dei cittadini la metà erogata a ciascuno toccherebbe litri 4,75.
Ma la qualità dell’acqua di Bonamorone doveva essere talmente eccellente che proseguendo Bonfiglio formulò la considerazione che « certamente la Bonamorone finirebbe di essere un privilegio della Via Atenea e quello che più importa delle persone agiate ».
Buona parte della singolarità del documento custodito alla biblioteca comunale è però costituita dal capitolo « V » dedicato alle conclusioni.
« L’acqua di Bonamorone per la sua composizione chimica per la sua temperatura e per la sua storia geologica si deve ritenere con tutta certezza come acqua potabile di buonissima qualità, fresca, bene ossigenata e salubre. Per il suo valore tecnico eccellente per gli usi vari di famiglia. Girgenti può vantare — concludeva orgogliosamente Bonfiglio — di possedere un’acqua delle più potabili e più pure del Mondo. Ne sia lode alla presente amministrazione: e se provvedere che la sorgente si conservi integra, abolendosi lo scavo della roccia, ed incontaminata e pura renderà un grande servizio agli amministrati e meriterà la loro benevolenza ».
Ma la storia è stata più crudele di quanto il farmacista Bonfiglio pensasse, e le lodi fatte all’amministrazione comunale forse sono risultate immeritate