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santa maria dei greci disegno di politi
santa maria dei greci disegno di politi

Agrigento, la Chiesa Santa Maria dei Greci fu la prima cattedrale

13 Febbraio 2017 //  by Elio Di Bella

santa maria dei greci disegno di politi
santa maria dei greci disegno di politi

 

Le viuzze ed i cortili della città medievale di Agrigento, ci accolgono con quell’atmosfera impregnata di semplicità e odore proveniente dai giardini nascosti fra le case.

Il cielo terso e l’aria frizzante ci invogliano a rallentare il passo per gustare la pace ed il silenzio che avvolgono le stradine dominate dagli austeri palazzi nobiliari ancora capaci di sprigionare l’antico fascino.

Dalla via S. Vincenzo, costeggiando l’artistico palazzo Maraventano-Iacono, arriviamo nella via Santa Maria dei Greci.

L’omonima chiesa ci appare subito davanti nell’eleganza del suo prospetto nord appena restaurato, dove l’antico e il moderno si armonizzano in un accurato susseguirsi di linee architettoniche.

Con lo sguardo accarezziamo il tufo che emerge dal moderno intonaco mentre, mentalmente, lo confrontiamo con l’immagine deprimente che offrivano quelle strutture prima dei lavori di restauro.

Svoltato l’angolo con la via Manetta, entriamo nel cortiletto antistante la chiesa e subito a sinistra notiamo le arcate del porticato che prima era inglobato nelle mura della casa e da dove si apriva il cunicolo sotterraneo che conduceva ai gradoni del crepidoma del tempio greco sulle rovine del quale fu edificata nel XII secolo la chiesa..

Lo scrittore greco Polieno (II sec. D.C.) racconta che durante la tirannia di Terone, in quel sito fu eretto un tempio, del tutto simile agli altri presenti nella mitica “Valle dei Templi”, dedicato ad Athena. Era un periptero, con cella munita di pronao e opistodomo, delle dimensioni di m. 34,70×15,30, munito di 13 colonne sul lato lungo e 6 su quello corto.

Dopo l’abbandono della città greca, e la conseguente urbanizzazione del Colle di Girgenti da parte degli abitanti, il tempio di Athena (o di Giove Polieo per alcuni studiosi) venne trasformato in chiesa cristiana, divenendo la prima Cattedrale di Girgenti entro le mura.

Per diversi secoli la piccola chiesa, che dominava la collina finché la costruzione di case ed edifici signorili non finì con l’occupare tutto lo spazio circostante soffocandola, custodì il prezioso segreto che celava nelle sue fondamenta.

La scoperta del tempio greco si deve al chierico teatino Giuseppe Maria Pancrazi, il quale seguendo la descrizione fatta da Polieno (VI, 51), ne individua un tratto del lato meridionale del crepidoma sormontato da sei filari di muratura. Della sua scoperta, il religioso parlò nella sua opera “Antichità siciliane spiegate”, allegandovi un disegno che illustrava il manufatto.

Viaggiatori e scrittori di tutte le epoche, visitando Agrigento, si sono voluti recare sul sito poiché esso costituiva uno dei pochi esempi, in Sicilia, di trasformazione di un tempio pagano in cristiano.

Dal cunicolo sotterraneo, si poteva vedere parte del crepidoma, con tre gradoni per una lunghezza do m. 22,50, e i tamburi inferiori di sei colonne. Altri elementi del tempio sono stati incorporati nelle mura della chiesa o asportati totalmente.

In uno suo disegno, Raffaele Politi, ci fa pervenire l’esterno della chiesa prima della sistemazione dell’area circostante. Nell’elaborato si vede una struttura prismatica, sul lato ad oriente, sormontata da un campanile che copre l’abside centrale e, inoltre, sul fianco a settentrione al di sopra del piano stradale, cinque tronchi di colonne che successivamente furono foderate e inglobate a nicchia all’interno della chiesa, dopo essere state acconciamente tagliate, come ancora oggi si possono ammirare. La realizzazione della via Gubematis ha cagionato, poi, la totale scomparsa del fronte orientale del tempio.

La chiesa dalle tre navate e dal soffitto ligneo ha molte somiglianze con la cattedrale di San Gerlando.

Al suo interno si conserva un sarcofago in marmo, che custodisce le ossa dei nobili palermitani Bartolomeo Caputo e Isabella Termini, e un affresco parietale quattrocentesco.

Nel corso degli anni la chiesa è stata oggetto di studi ed interventi, tra i quali gli scavi condotti dal Soprintendente Pietro Griffo che ha permesso di determinare meglio la tipologia e le caratteristiche del tempio.

I lavori di restauro sono durati circa due anni, con interventi di grande difficoltà, al termine dei quali è stato raggiunto un risultato eccezionale.

Parte della pavimentazione interna, è stata realizzata in vetro speciale che permette di ammirare il crepidoma e l’antica cripta, successivamente utilizzata per sepolture, ricavata da una più antica vasca, di un’altra più profonda vasca di forma tronco-conica scavata nella roccia della collina. Nei vani sottostanti il caseggiato sono stati rinvenuti altri importanti e singolari resti archeologici di grande interesse scientifico, che non erano stati mai oggetto di scavo, né di studio. Si tratta in particolare delle sottofondazioni del tempio greco, del terminale occiden tale dello stesso e di singolari ed unici resti risalenti probabilmente al periodo paleolitico, a dimostrazione della presenza dell’uomo sulla collina, prima ancora della venuta dei Greci.

Nei locali esistenti attorno alla chiesa, espropriati e oggetto di recupero, sono stati ricavati degli spazi che, opportunamente arredati, saranno destinati ad “Antiquarium” e sale per mostre e convegni.

Il monumento, grazie agli scavi archeologiche alle indagini diagnostiche effettuate, è stato interamente studiato, coinvolgendo in questa meravigliosa ed emozionante esperienza progettisti, direttori dei lavori, imprese esecutrici e maestranze tutte, che con sensibilità e impegno si sono accostati a questo autentico gioiello sintesi dell’architettura greca, medievale e moderna.

di Salvatore Indelicato

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigento, chiesa di agrigento, città di agrigento, sicilia, storia della sicilia

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