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marino con almirante
marino con almirante

Agrigento com’era: Giovanni Marino politico: “tanti accaniti fascisti divennero antifascisti”

17 Novembre 2014 //  by Elio Di Bella

marino con almirante
marino con almirante
GIOVANNI MARINO CON ALMIRANTE
GIOVANNI MARINO
GIOVANNI MARINO
UN COMIZIO DI GIOVANNI MARINO
GIOVANNI MARINO GIOVANE STUDENTE AL LICEO CLASSICO DI AGRIGENTO
GIOVANNI MARINO CON IL PRESIDENTE LEONE
GIOVANNI MARINO
GIOVANNI MARINO
GIOVANNI MARINO
GIOVANNI MARINO CON DIRIGENI DEL MOVIMENTO SOCIALE
comizio del giovane marino
gIOVANNI mARINO CON LA MOGLIE
marino assemblea regionale

di Elio Di Bella

“La gente mi confidava: avvocato, io voto per lei, ma silenzio. Mi raccomando. La gente sapeva che della persecuzione del potere nei confronti del Movimento sociale. Io capivo. Eravamo considerati fuori dall´arco costituzionale noi del Movimento Sociale Italiano. Ma ai nostri comizi veniva tanta gente. 

Quando arrivava Giorgio Almirante ad Agrigento poi, era un trionfo”. L´ex deputato della fiamma tricolore Giovanni Marino non può dimenticare quei giorni, quei trionfi. “Una delle mie giornate più belle risale al 1967 in occasione della campagna elettorale per le Regionali. Il penultimo giorno di quella campagna arrivavano ad Agrigento sia il ministro socialista Mancini ( che avrebbe parlato in piazza Cavour) che l´onorevole Giorgio Almirante segretario del MSI. Dissi allora ad Almirante, che avrebbe parlato a Porta di Ponte: “dobbiamo ascoltare il comizio di Mancini e rispondere a quello che dirà”. 

C´era stata alcuni mesi prima la frana e Mancini aveva fatto un discorso alla Camera terribile contro Agrigento. Ci mettemmo, io e Almirante, dentro una macchina in un angolo della piazza, così che nessuno poteva vederci. Finito il comizio di Mancini, un´altra macchina del mio partito con un megafono avvisò subito la gente che Almirante avrebbe risposto a quanto Mancini aveva detto. Arrivò tantissima gente a Porta di Ponte e Almirante fu straordinario. Un vero trionfo”. L´amicizia con Almirante è una delle esperienze che stanno più a cuore all´avvocato Giovanni Marino. “Almirante mi accompagnò nei miei primi passi di fondatore del Movimento sociale ad Agrigento nel 1947- ricorda Giovanni Marino”. 

Perché aderì ad un partito considerato la ricostituzione del partito fascista ?
“Quelli erano i miei ideali giovanili. Finita la guerra ad Agrigento ci fu il trasformismo di molti: tanti accaniti fascisti divennero accaniti antifascisti. Questo suscitò in me una indignazione violenta. Mi chiedevo: è possibile che tanti educatori che mi avevano parlato tanto bene del fascismo, adesso dicono di disprezzarlo? Ricordo un fatto: c´erano le cosiddette giornata del sabato fascista in piazza Vittorio Emanuele ad Agrigento ed io, giovane balilla, ci andavo e portavo un fazzoletto azzurro allacciato con un medaglione. 

Ma un giorno quel mio fazzoletto non era ben allacciato. Allora un professore mi rimproverò: “tu non sei degno di portare la divisa di balilla !” urlò. Quando il fascismo crollò lo vidi arringare i comunisti e dire ogni male del fascismo. La fine della guerra per me fu un trauma. Noi giovani eravamo stati educati a certi ideali che ci entusiasmavano. Da un momento all´altro abbiamo visto stravolgere tutto”. 

Chi sono stati i suoi educatori ?
“Ho fatto il liceo classico Empedocle, nella mia città. Ricordo il mio professore di matematica Palermo, la professoressa di francese La Lumia, il professore Michele Gaglio, bravissimo, il professore di cultura militare fascista, l´avvocato Macaluso. Ma ricordo anche i miei compagni con cui mi confrontavo e disputavo su come sarebbe finita la guerra. Ero amico di Ginuzzu Di Betta, Carmelo Nobile ed Enzo Lauretta, che diventarono poi giovani i democristiani. Ma ero molto legato a Vito Montaperto, che divenne segretario provinciale della Dc e morì assassinato. 

E con chi condivise invece nei primi anni l´impegno per la costituzione del Movimento sociale ?
Ho fondato io il movimento sociale italiano ad Agrigento insieme soprattutto a mio cugino Edoardo Marino (che è stato deputato regionale e nazionale) e con Ettore Mangano, Enzo Venuti, che gestiva il cine teatro Pirandello ed era popolarissimo, l´ingegnere Filippo Morello, il professore Gigi Carlisi, Giugiù Palumbo, che aveva un ristorante molto rinomato. C´erano anche i monarchici, come il marchese Franz Borsellino, Peppino Falcetta, Emanuele Cipolla, il maggiore Amato. Facevamo molti comizi soprattutto in piazza municipio. Ospitammo il primo segretario del MSI, Michelini, e tanti altri esponenti del partito, come l´onorevole Roberti e De Marzio. Potevamo parlare molto tranquillamente nelle piazze, anche negli anni in cui era aspra la lotta tra noi e gli altri partiti”.

Quando entrò in consiglio comunale ?
“Sono stato in consiglio comunale ad Agrigento ( prima ero in consiglio comunale ad Aragona ) nel 1966 e vi sono rimasto per una decina di anni. Quando vi entrai era sindaco Antonino Ginex, democristiano. Era un consiglio comunale altamente qualificato: nella Dc c´erano Angelo Bonfiglio, la signora Marika Caruselli, il geometra Francesco Alaimo, il notaio Marsala, tra i socialisti c´erano un certo Tuttolomondo, Fausto D´Alessandro, Granata, tra i repubblicani c´era, anche allora, Carmelo Picarella. Subito mi sono occupato dei problemi degli agrigentini. Sono stato sempre all´opposizione, e io potevo solo suggerire, protestare e lì mi fermavo essendo senza potere. 

Il Movimento sociale ha sempre avuto di Agrigento una buona posizione: per molto tempo nelle elezioni amministrative ci siamo collocati al secondo posto, superando anche il partito comunista. Il mio era un elettorato di opinione. Non potevo certo assicurare posti. Chi mi votava, ammirava la mia dirittura politica. Non facevo neppure fac simili durante le campagne elettorali per rispetto verso i miei amici di partito. Divenni nel 1967 anche deputato regionale. 

Quando entrò in consiglio comunale ad Agrigento c´era stata da poco la frana… 
La frana certo e poi venne la legge Gui-Mancini. Il movimento sociale reagì violentemente contro quei vincoli che danneggiava enormemente la città. La Valle dei Templi doveva essere tutelata, certo, ma con equilibrio. Dissi che il dopo frana stava danneggiando la città più della frana. La paralisi era completa. L´attività edilizia era stata bloccata, ed era praticamente inesistente. Venne sciolto il consiglio comunale e arrivarono i commissari, ma rimasero per parecchio tempo. Io accusai lo Stato di illegalità perché non veniva data alla gente la possibilità di andare a votare. Agrigento veniva considerata come una colonia di periferia. 

Da deputato regionale poi mi battei contro un altro imbroglio: ricordo che avevano creato le Terme di Agrigento vicino l´Hotel des Temples. Nominarono un presidente, un vicepresidente, un segretario. Ma dov´erano queste acque termali? . Secondo me si trattava di un imbroglio e feci una forte battaglia. Alla fine non se ne fece nulla. Mi impegnai tantissimo anche per i terremotati del Belice. Raccogliemmo tanto materiale tra i commercianti e portammo tre autocarri nei paesi terremotati. La politica allora era anche solidarietà.

E oggi ? Cos´è, secondo lei,la politica ?
Si verifica troppo spesso che un politico passa da un partito ad un altro e ciò alimenta la delusione degli Agrigentini. I giovani sono risucchiati dagli apparati dei partiti, mentre dovrebbero portare vita nuova, un rinnovamento. Oggi invece ci sono troppe chiassate e si fa poco. Dell´aeroporto per esempio si parla da tantissimi anni. Ricordo che era stata espropriata un area a Licata con un progetto dell´ingegnere Marra. Oggi parliamo ancora di aeroporto. Agrigento ha tante risorse, ma il rumore è più imponente della sostanza. 
Marino è stato anche alla Camera dei Deputati. In un libretto ha stampato le tante interrogazioni sui numerosi problemi nazionali e locali presentate. Ci fa vedere anche un articolo che pubblicò nel 1969 sul giornale dell´avvocato Malogioglio “La Scopa”, denunciava i tanti mali della città. 

“Potrei ripubblicarlo anche oggi così com´è. Perché non è cambiato molto, purtroppo”, dice. Ha conosciuto la dittatura, la guerra, il dopoguerra, è stato componente della commissione Giustizia, vicepresidente della commissione d´inchiesta sulla strage Cermis. Ha da poco compiuto 85 anni. Prende la foto in cui compara accanto ad Almirante:”Non ci sono oggi politici come lui – dice, riferendosi ad Almirante – Noi del Msi abbiamo portato qualcosa di nuovo: legalità, trasparenza, onestà, rispetto. Mancando questi ideali non c´è niente. Io ho cercato di vivere secondo questi ideali. Ho combattuto la mia battaglia. Sono stato fedele ai miei valori”. Molti hanno lottato e lottano contro ciò per cui l´avvocato Marino ha speso la sua vita. Ma anche tanti suoi avversari hanno ancora oggi sincero rispetto di questo vecchio agrigentino che è stato comunque sulla barricata, magari dall´altra parte, ma c´è stato con dignità.

 

Categoria: Agrigento RaccontaTag: agrigento racconta, comune di agrigento

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