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Agrigento: c’è chi l’ha vista dall’interno del manicomio

16 Novembre 2014 //  by Elio Di Bella

 

di Elio Di Bella 

“Non tutti ci sono. Non tutti lo sono”. Celebre tra gli agrigentini questo aforisma che campeggia ancora oggi sopra il portone d´ingresso del padiglione principale di quello che fino a qualche anno fa è stato l´ospedale psichiatrico di Agrigento. Lo ricordiamo allo psichiatra Gerlando Taibi che ad Agrigento, nel 1960, aprì il primo studio privato di psichiatria e divenne poi direttore dello psichiatrico dal 1978 al 1992. 

Ha avuto quindi un osservatorio privilegiato per esplorare la mente degli agrigentini. Il dottore Taibi sorride quando facciamo queste considerazioni e poi con molta diplomazia precisa: “La pazzia non è una caratteristica agrigentina. E´ vero che Pirandello ha avuto da ridire sul modo di pensare e di comportarsi dei suoi concittadini. Ma io direi che molti guai degli agrigentini dipendono dal fatto che la loro mente è propensa al pressappochismo e alla faciloneria”. 

Racconta un caso piuttosto amaro: ” Una nobildonna polacca, Nadia Kovacef, che aveva sposato il diplomatico agrigentino, Fiandaca, divenuta vedova, venne ad Agrigento per amministrare i beni che il marito le aveva lasciato. Ma contadini e amministratori che non la volevano tra i piedi, per continuare ad abusare di quelle proprietà, cominciarono ad intimidirla, dicendole che la Sicilia è una terra pericolosa per una straniera, sola. Qui c´è la mafia, le dicevano. La poveretta, per la paura, non uscì più di casa. 

Cominciò a stare molto male e finì da noi, allo psichiatrico. Io la conobbi, mi resi conto della natura del suo male e cominciammo ad aiutarla per farla uscire da quella condizione. Finalmente guarì, acquistò fiducia in noi siciliani e decise di restare ad Agrigento. Condusse poi una vita molto serena “. Era dunque difficile ad Agrigento essere “il medico dei matti” ?. Il dottore Taibi ci pensa un pò: “Quando decisi di fare lo psichiatra un amico di famiglia me lo sconsigliò. “Ma che fai ? – mi disse – E´ un lavoro inutile, non si possono guarire i matti”. Ma io amavo esplorare la mente umana e soprattutto volevo il contatto umano. 

Eppure ad Agrigento non è stato mai facile lavorare allo psichiatra perché i pazienti sono stati sempre molti e il personale mai abbastanza sufficiente. Prima di specializzarmi, il 1 dicembre del 1957, entrai per la prima volta nell´ospedale psichiatrico di Agrigento come volontario. C´erano allora 450 pazienti che arrivavano da tutta la provincia. I disagi erano molti. Mancavano tanti comfort. C´erano i materassi di crine. Non c´era abbigliamento sufficiente per i pazienti. Il vitto però era buono ed abbondante. I malati stavano nei reparti e anche nel cortile esterno. Molti erano cronici. Ma non tutti erano malati acuti “.Nella sua vita comunque non mancava qualche divertimento. 

I ragazzi bene della città d´estate andavano alla Focetta, il locale in riva al mare più “In” negli anni Cinquanta. Nelle serate d´agosto Sasà Greci al pianoforte faceva ballare i giovani. Nuccio Costa, il “Corrado siciliano” presentava i grandi cantanti che arrivavano alla Focetta. Celebri voci come Peppino Di Capri, Bobby Solo, “Begli anni quelli. Alla Focetta arrivavano i migliori cantanti. Ma per noi giovani era anche l´occasione per incontrare le ragazze, che a quell´epoca, in un ambiente provinciale come Agrigento, non vedevamo molto facilmente perché facevano vita piuttosto appartata. Fece scandalo il concorso delle Miss alla Focetta. La chiesa agrigentina si fece sentire, specialmente dopo che le ragazze in concorso fecero una sfilata in via Atenea, in costume da bagno ( ma molto castigato !), montando sulle macchine sportive. Apriti cielo! Si disse che eravamo stati dei trasgressivi. Ci furono pure delle denunce, mi pare”. Tra le miss agrigentine che ancora di ricordano ci furono Emilia Brucccoleri, divenuta poi stimata docente di matematica al liceo classico di Agrigento, Ginetta Greco e altre. Certo, la sfilata delle Miss in Via Atenea con tanto di bikini non piacque a tutti, ma fu uno di quei momenti che spezzarono in due il tempo in una città di provincia come Agrigento. Un evento quasi rivoluzionario. 

Ricordando quel periodo, il dottore Taibi ci fa anche vedere la sua ricca collezione di dischi in vinile, in gran parte comprati nel negozio del signor De Luca in piazza Municipio. “Un altro dei nostri svaghi giovanili tra gli anni Cinquanta e Sessanta era quello di andare quasi ogni sera da De Luca per ascoltare insieme i dischi che arrivavano. Svaghi semplici e molto innocenti. Oggi è tutto diverso”. Semplicità che conserva ancora il nostro dottore e che deriva anche dalla sue origini. E´ nato a Raffadali il 2 ottobre del 1931, da padre proprietario terriero e madre insegnante. “Ho vissuto in una borgata dove mancava di tutto. Le ore erano scandite dal suono delle campane e la luce era quella delle lampade a petrolio. L´acqua ci arrivava con l´asinello e un pastore passava di casa in casa e ci dava il latte mungendo la capra. 

Dal 1938 al 1940 a mia madre affidarono una classe rurale in una contrada molto isolata, chiamata Ragabo, vicino Realmonte, ed io frequentai quella scuola elementare. Ad Agrigento andavo all´oratorio dei Salesiani, con i sacerdoti don Scornavacche e don Giarratano. I figli della borghesia stavano insieme a ragazzi molto poveri”. Taibi ha frequentato poi il liceo Classico Empedocle quando questo aveva sede in via Atenea, dove adesso c´è la libreria delle Paoline. Subito dopo la guerra fu anche lui coinvolto dalle nuove speranze di democrazia e di libertà ” Andavo ai comizi, con mio padre che era segretario della Dc di Montaperto – dice – Ricordo quando arrivarono De Gasperi, Scelba, Togliatti, Nenni. Ma la gente si entusiasmava soprattutto ai comizi dell´avvocato Malogioglio”. 

Era un caratteristico personaggio politico locale che apostrofava gli agrigentini dicendo “popolo di cornuti”; vendeva per le strade, ad una lira, il suo giornale “La Scopa” in cui fustigava gli amministratori. Un percorso umano, professionale e culturale quello di Gerlando Taibi che si è imbattuto anche nello scandalo dell´ospedale psichiatrico di Agrigento. Il giovane seminarista, Enzo Di Natali, andava allo psichiatrico per fare volontariato e quello che vide non gli piacque. Apparvero subito dopo su molti giornali foto in cui il manicomio di Agrigento sembrava un lager. Taibi ricorda bene quei momenti e ritiene vi sia stata anche una forte strumentalizzazione, che vide come protagonista anche qualche medico dello psichiatrico. “Io avevo sempre scritto a tutte le autorità, chiedendo interventi necessari perchè mancavamo di tante cose – replica il direttore Taibi – Chiedevo materassi, coperte, abbigliamento. Chiedevo soprattutto più personale. Gli infermieri dovevano fare tutto, perché non c´erano ausiliari. 

Ed era impossibile gestire bene tutti i servizi per tanti degenti. Ma non mi ascoltavano. Denunciavo questa situazione anche alla Procura della Repubblica. Non stavo in silenzio. Protestavo in tutti i modi”. Arrivarono ad Agrigento il giornalista Gad Lerner e altri e poi i radicali con Domenico Modugno in testa. Venne aperta un´indagine. Il processo durò otto anni ed alla fine il dottore Gerlando Taibi, che allora era direttore dell´ospedale, fu assolto per non aver commesso il fatto. “In questi anni ho affrontato tutto serenamente. Sapevo di avere fatto ogni cosa con scrupolo e professionalità”. 

Anche in quei momenti così difficili si recava nella sua campagna a Montaperto, dove negli anni ha realizzato un´azienda. “Abbiamo imbottigliato il nostro olio, io e i miei figli, e lo vendiamo in tutto il mondo. “OlioTaibi”. Un olio biologico. E´ una cosa che mi fa sentire ancora giovane, come quando andavo con la mia macchina sportiva in giro per la città e facevo le gare tra le montagne della Sicilia. Ecco alla mia età credo ancora di essere “in corsa”, dice Gerlando Taibi, il “medico dei matti”. Si affaccia al balcone del suo studio in piazza Cavour, sul viale della Vittoria, dove c´è “lo struscio” dei giovani. “Oggi sono molto preoccupato perché arriva allo studio più di un giovane, con la mente sconvolta, dopo una storia di droga”, dice guardando con preoccupazione due giovani spensierati che si baciano su una panchina proprio sotto la sua grande finestra.

 

arriva il circo

Categoria: Agrigento Racconta, AttualitàTag: agrigento, ospedale psichiatrico

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