Era disposto ad uccidere per “spegnere” un tesoro. Con beffa finale.
Era disposto ad uccidere l’amico per “spegnere” un tesoro. Con beffa finale.
A mezzo miglio da Caltabellotta (1) sorge un monte chiamato Monte Calvario, nel quale c’è una grotta famosa per la sua leggenda.
Si crede dal volgo che in essa sia sotterrato un tesoro, e che uccidendo una persona, già stata destinata, e versandone sul suolo il sangue e scavando, tutti possano scoprirlo.
E si racconta che un tale una notte sognasse che, uccidendo un suo intimo amico, avrebbe trovato il tesoro.
La dimane egli andò dal suo amico, a cui narrò il sogno fatto, tacendogli però che dovea ucciderlo.
L’ amico, non capendo in sé per la gioia, accettò la proposta di quello, di andare, cioè, insieme la notte vegnente alla grotta e di dividersi il tesoro.
Con quale ansietà essi stettero tutto il giorno ad attendere che sopraggiungesse la notte! Come parevano loro lunghe le ore!
All’ora stabilita i due amici, presi due picconi, si avviarono verso la grotta.
Quello che avea fatto il sogno s’era armato d’un coltellaccio, e tra sé andava pensando come potesse uccidere l’amico, il quale, non sapendo nulla, camminava tutto contento e nella sua mente vagheggiava con compiacenza il tesoro che avrebbe fra poco trovato.
Intanto la notte s’era già innoltrata, il cielo era coperto di nubi e c’era un buio che s’affettava.
Ma i due amici continuavano ad avanzarsi; però di mano in mano che si avvicinavano al luogo fatale, il coraggio veniva loro sempre più mancando.
Quando giunsero dinanzi alla grotta, oh! come tremavan loro le vene e i polsi! (2).
Si fermarono un poco dubbiosi se dovessero entrare o no, ma l’auri sacra fames (3) potè più della paura ed essi entrarono.
Colui, il quale s’era sognato del tesoro, trasse il coltellaccio per uccidere l’amico, mentre questi col piccone in mano si accingeva a scavare.
In questo istante la grotta, ch’era oscurissima , fu improvvisamente tutta illuminata.
Quello che dovea esser ucciso, visto il coltello in mano dell’altro, gliene chiese il perchè.
— Perchè, gli rispose questi, perchè debbo ucciderti e spargere il tuo sangue sul terreno, altrimenti non potrò mai trovare il tesoro.
Quegli allora, fattasi la pelle d’oca , scappò e santa Ninfa ca stizzia (4).
L’altro lo inseguì; ma non avendolo potuto raggiungere, ritornò nella grotta.
Sperando di trovare il tesoro anche senza bagnare col sangue d’un uomo ammazzato il suolo, scavò e vide una grossa pignatta.
Allora credette che in essa fosse racchiuso il tesoro cercato e provò una gioia ineffabile; ma qual non fu la sua delusione, quando, vuotata la pentola, invece d’oro e di diamanti, non trovò che gusci di noci!
Emmanuele Gramitto, Xerri, Racconti popolari siciliani, Girgenti, 1885
(1) Caltabellotta è un paese della provincia di Girgenti, lontano da questa quasi quarantasei miglia. — È posta sopra un’alta montagna che prende il nome da essa ed ha una popolazione di sette od otto mila abitanti.
(2) DANTE, Inferno, c. I, v. 90.
(3) L’esacrabile brama dell’oro. — VIRGILIO, E-neide, libro 111, v. 87.
(4) Espressione siciliana che si usa dire quando uno fugge e chi s’è visto, s’è visto.