La creazione di un parco archeologico della Valle dei Templi in Agrigento è non solo una vecchia aspirazione locale, ma è stata auspicata da più parti del mondo della cultura internazionale. Essa ha ancora formato oggetto di voto del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti, nonché di un progetto di legge in sede parlamentare (progetto che purtroppo non ha avuto seguito).
Recentemente il Ministero della Pubblica Istruzione ha plaudito alla decisione dell’Assessorato Regionale per il Turismo di accogliere la proposta della Soprintendenza alle Antichità di Agrigento di includere nel programma di attività da finanziare con i fondi stanziati dalla legge 28.11.1970 n. 48, e in 34 accordo con gli orientamenti di utilizzazione dei fondi medesimi, una prima consistente serie di espropri e sistemazione di aree del costituendo Parco.
È da aggiungere che il problema della costituzione di un Parco Archeologico della Valle dei Templi è oggi divenuto più urgente che mai. Infatti non si tratta solo di ampliare e migliorare il godimento dei beni culturali di Agrigento antica, ma ancora, di fronte alla minaccia sempre più incombente di indiscriminata aggressione a quei valori da parte di iniziative abusive contro cui le leggi si dimostrano inefficaci, si tratta di assicurare condizioni tali che quel grandioso patrimonio culturale di cui siamo depositari e responsabili al cospetto del mondo civile non abbia a deteriorarsi e perdersi irrimediabilmente.
Infine il recente decreto ministeriale, delimitando il perimetro della Valle dei Templi, vincola e tutela le zone archeologiche e l’ambiente circostante; ma esso non può impedire, per esempio, il progressivo impoverimento e decadimento delle culture arboree della valle, mandorli e olivi in particolare, un tempo fiorenti; lo stesso dicasi per gli edifici ottocenteschi della valle, quali ville e fattorie di simpatica architettura ambientale, che tendono ad essere trascurati dai proprietari.
Pertanto, nel progettare la costituzione del Parco, la Soprintendenza ha inteso non solo acquisire al demanio una vasta area di interesse archeologico-ambientale, ma soprattutto, in rispondenza ad una concezione più valida e sostanziale, ha inteso passare da una fase di tutela passiva, pur sempre precaria, ad una dinamica valorizzazione del patrimonio del passato, considerato come forza culturale ed economica. Il progetto, così, nel rispondere ad organiche esigenze scientifiche di studio e di valorizzazione del patrimonio archeologico, tende ad assicurare ai Parco della Valle dei Templi la vitalità necessaria per farne una realtà dinamica per il godimento turistico.
Sul piano scientifico sopra definito il progetto del Parco è partito dalle istanze archeologiche più promettenti e di maggiore respiro che esprime l’area della città antica. A meglio comprendere tale preoccupazione iniziale è bene rifarci brevemente al quadro della topografia di Akragas nel periodo classico. La città greca era iscritta in un vasto quadrilatero, in parte naturalmente munito, il cui lato nord è costituito dalle due colline di Girgenti e della Rupe Atenea, i lati orientali e occidentali dai margini superiori dei
circuito di circa dodici chilometri, la Rupe Atenea (di cui parla Diodoro) era l’acropoli, luogo fortificato e religioso ad un tempo per la presenza di due santuari: quello di Athena e Zeus Atabirio sulla sommità, e quello di Demetra sulle pendici sud-orientali. Ai piedi della collina dell’Acropoli, per l’ampia valle distesa sino alla collina dei templi, era tessuta l’organizzazione urbana, in cui l’abitato e la zona pubblica seguivano le linee di un piano regolare.
Una interpretazione aerofotogrammetrica (Schmiedt-Griffo) e un largo scavo di quartieri di abitazione in località S. Nicola hanno precisato i caratteri di questo piano quale una rigorosa organizzazione a reticolato di tipo ippodameo con incrocio ortagonale di strade. L’intera valle risulta infatti tagliata in senso trasversale da sei decumani orientati circa dieci gradi sopra l’est, il primo dei quali serviva la parte alta della città, l’ultimo la depressione longitudinale davanti alla collina dei templi, gli altri, intermedi, di lunghezza quasi eguale, incrociando i cardini nord-sud, determinano isole di circa 300 metri di lunghezza e dell’ampiezza di circa un « actus » (metri 35).
In tale schema — che il grandioso e complesso santuario della collina dei tempi chiude a meridione — l’abitato si sviluppava a nord del poggio Meta e, per quanto attiene alla parte migliore e più ricca, a nord e ad est del poggio S. Nicola (scavi del quartiere ellenistico-romano su una superficie di 20 mila mq.); la zona pubblica — per concordi testimonianze delle fonti e degli avanzi monumentali — si identifica nell’area a nord dei templi di Zeus e di Eracle, tra questi e il poggio S. Nicola.
È tale quadro della topografia dell’antica Agrigento che ha fornito gli orientamenti nella progettazione del Parco.
L’attuale area demaniale, limitata ai santuari della « collina dei Templi » e al quartiere di abitazioni della contrada S. Nicola, sarà estesa in modo di collegare i due settori, comprendendo principalmente l’area centrale della zona pubblica di Akragas.
Su queste premesse i punti di forza del progetto possono così riassumersi: a) esproprio dell’area più importante della città antica;
b) strutturazione legata alla valorizzazione dell’urbanistica: le strade nord-sud e quelle ortogonali est-ovest (i « cardines » e i « decumani » della città antica quali risultano dagli scavi e dalla lettura aerofotogrammetrica) tesseranno un tracciato di percorso tale che il visitatore, ricalcandolo, possa avere, non più dall’esterno bensì nel pieno della valle, godimento e intendimento dei valori archeologi ambientali di essa. In breve, dallo scavo del quartiere di abitazioni di età ellenistico-romana (uno dei punti di maggiore interesse dell’archeologia agrigentina), imboccando uno dei cardini, si potrà giungere al Tempio della Concordia. Pertanto, percorrendo antichi cardini e decumani, il giro della Valle si concluderà nel poggetto di S. Nicola, sede del Museo Nazionale;
c) la odierna strada di collegamento fra i templi, che in parte ricalca un antico decumano, riceverà conveniente sistemazione e caratterizzazione;
d) nell’ambito del Parco una serie di scavi, oltre alla messa in luce della rete viaria antica e dei margini relativi, creerà nel tempo settori particolari di interesse monumentale. Uno di tali settori, già previsto in progetto, attiene al riscatto dal precario stato attuale e alla valorizzazione del complesso di tombe paleocristiane ricavate in una latomia di età greca: un angolo delizioso a pochi passi dal tempio della Concordia, in cui il visitatore potrà sostare nell’itinerario della collina sacra. Altro settore è quello a nord dei templi di Eracle e di Zeus, là dove avanzi monumentali (piazzale lastricato, portico) e testimonianze letterarie inducono a collocare l’agorà e monumenti pubblici quali il ginnasio;
e) il Parco sarà recintato; la recinzione è studiata nella sua articolazione e caratterizzazione, con possibilità di chiusura serale;
f) punto importante è l’incremento del patrimonio arboreo della valle e la conveniente valorizzazione di quel gruppo di fabbricati rurali (come si è detto, architetture più o meno spontanee ormai assorbite nella valle), oggi chiamate a partecipare, con opportune destinazioni (piccoli alberghi, luoghi di incontri culturali), alla attivazione funzionale del Parco;
g) demolizione di alcune strutture moderne che costituiscono elemento di disturbo dell’ambiente.
Ovviamente, nel tempo il Parco potrà estendersi con la progressiva demanializzazione di altre zone della città antica e potrà incrementare i suoi punti di interesse; ma già il progetto che la Soprintendenza ha oggi redatto è destinato a rappresentare un momento importante per l’archeologia agrigentina e per la cultura in genere. Il Parco richiederà una manutenzione negli anni.
Ad essa si farà fronte con i finanziamenti regionali e ministeriali; ma ancora — e questo è un sintomo incoraggiante che va sottolineato — per la favorevole disposizione di alcuni comuni dell’agrigentino a costituire un consorzio per la manutenzione e il potenziamento del Parco medesimo. Tuttavia sarebbe auspicabile che lo Stato provvedesse con propria legge ad assicurare la spesa necessaria per il funzionamento del Parco archeologico nazionale della Valle dei Templi, sia creando apposito organismo di vigilanza e idonei quadri di personale, sia stanziando una somma annua da aggiungere a quella prevista per il normale funzionamento della Soprintendenza alle Antichità di Agrigento.
Ernesto De Miro