FRISCIA Saverio
(Sciacca (Agrigento) 11.11.1813 – Sciacca (Agrigento) 22.2.1886)
Pubblicato nei volumi: L’Internazionale italiana fra libertari ed evoluzionisti.
Nato a Sciacca nel 1813 da Michele e Michelangiola Sortino. Proveniente da una famiglia borghese ma di idee liberali e patriottiche – un omonimo cugino domenicano fu un fervente carbonaro che scontò tredici anni di carcere duro per la congiura dell’Unione italica dei fratelli barabisti del 1823 –, dopo aver frequentato le scuole superiori presso il seminario di Girgenti, studia medicina a Palermo, laureandosi nel 1837. Durante gli studi si appassiona alla omeopatia; entra in contatto con le idee fourieriste, introdotte a Palermo da Benoît Jules Mure; e si avvicina anche al comunismo utopistico, propagandato dal fisiologo Michele Foderà.
Ritornato al paese natale dopo la laura, intraprende la carriera di medico omeopata (opponendosi all’uso dei vaccini antivaiolosi). In seguito collabora alla Rivista Omeopatica di Roma e, ad un anno dalla morte, diviene anche presidente nazionale dell’Accademia omeopatica italiana. A Sciacca si segnala per la partecipazione alla lotta contro il colera e per l’iniziazione alla massoneria e alle trame cospirative contro i Borboni, ad opera del cugino, nel frattempo tornato in patria. Nel dicembre 1847 è fra i promotori della vittoriosa rivolta di Sciacca, antecedente alla stessa insurrezione palermitana del gennaio successivo.
Eletto deputato al Parlamento generale di Sicilia (1848-49), si colloca all’estrema sinistra, su posizioni di radicalismo sociale. Nel contempo invoca le armi al popolo attraverso l’Armamento, organo del circolo operaio di Messina, di cui è presidente. Dopo la caduta della città si fa promotore del periodico La Costituente italiana, organo del Circolo popolare di Palermo, che caldeggia una soluzione federale alla questione nazionale. Ma la caduta di Palermo e la restaurazione borbonica fanno fallire ogni proposito in merito. Inviato al domicilio coatto, prima a Trapani poi a Favignana, nel luglio del 1850 è costretto all’esilio. Si trasferisce allora a Genova e quindi a Parigi. Nel maggio 1851 entra nell’emanazione parigina del Comitato rivoluzionario europeo, diretto a Londra da Mazzini. Dopo la dissoluzione di questo organismo prende contatto con l’ambiente proudhoniano; continua a svolgere la professione di medico; e nel 1853 si sposa con Mélanie De Breuck, ricca signora belga. L’impresa dei Mille lo riporta in Sicilia.
Arrivato a Palermo nell’agosto 1860, nel settembre dell’anno dopo è chiamato a ricoprire la carica di segretario generale per la salute pubblica, nel governo prodittatoriale della Sicilia. Contemporaneamente, massone del Grande Oriente d’Italia, si adopera con Francesco Crispi ed altri per la ricostruzione della loggia madre di Palermo. Nello stesso anno viene anche eletto nel primo Parlamento italiano per il collegio di Sciacca, (carica nella quale verrà poi sempre riconfermato per sette legislature, sino al 1882). Nel 1862 costituisce la Società unitaria; fonda il suo organo di stampa, La Campana della Gancia; promuove l’assemblea delle Società democratiche della Sicilia; ed assume la vicepresidenza dell’Associazione emancipatrice italiana, diretta da Garibaldi.
Agli inizi del 1863 è tra i promotori dell’Associazione democratica italiana per la Sicilia, che dispone anche del quotidiano l’Aspromonte, e sul finire dell’anno si stabilisce a Napoli. Qui prende a collaborare al Popolo d’Italia e lavora alla costituzione dell’Associazione elettorale italiana, quale emanazione del Partito d’azione. Esponente tipico di quell’eclettismo che si colloca fra repubblicanesimo e mazzinianesimo, coniugati anche in chiave autonomistica e sicilianistica, di lì a poco prende ad esercitare con disinvoltura quella “doppia militanza” – triplice se si considera anche quella massonica –, che lo pone contemporaneamente nel ruolo di deputato e di militante anarchico. L’incontro con Bakunin del 1865 porta al distacco da Mazzini. La critica a questi e il nuovo orientamento internazionalista si concretizza per mezzo di una vasta azione pubblicistica. Sia attraverso La Luce d’Italia che, fondato da Giovanni Pantaleo, agiva direttamente sulla massoneria meridionale, sia tramite Il Pensieroche, organo dell’Associazione elettorale italiana, si riferiva invece alle frange più critiche del repubblicanesimo napoletano. Membro della bakuniniana organizzazione segreta denominata “La Fraternità internazionale”, nel 1867 è tra i fondatori e presidente dell’Associazione Libertà e Giustizia e direttore dell’omonimo giornale. In questa nuova veste ideologica e politica contribuisce non poco, dopo la crisi del 1866, alla costruzione del movimento internazionalista in Sicilia; anche se non è sempre chiaro cosa significasse realmente aderire all’Internazionale.
Nel settembre 1868 si reca a Bruxelles per partecipare al iii Congresso dell’Ail, quale delegato della società catanese “I Figli del lavoro” e della loggia massonica “L’Avvenire” di Caltanisetta. Arrivato a lavori ormai conclusi, partecipa allora a Berna al ii Congresso della Lega internazionale per la pace e la libertà. Dopo la sconfitta delle posizioni di Bakunin abbandona il congresso, e con questi, Giuseppe Fanelli, Carlo Gambuzzi. ed altri, costituisce la bakuniniana Alleanza della democrazia socialista. Quale suo dirigente della branca italiana, torna quindi in Sicilia e si adopera alla costituzioni di sezioni internazionaliste nell’isola. Dopo la Comune di Parigi attacca con veemenza Mazzini dalle colonne del periodico internazionalista L’eguaglianza di Girgenti, e nell’agosto 1872 partecipa a Rimini alla Conferenza costitutiva della Fiail. Nello stesso tempo appoggia, attraverso articoli su La Campana di Napoli, la lotta di Bakunin contro il Consiglio generale dell’Ail.
Nel marzo 1873 è tra i partecipanti a Mirandola del ii Congresso della Fiail. Pur non essendo estraneo al progetto insurrezionale dell’agosto dell’anno dopo, non vi partecipa direttamente, ed inizia a palesare delle riserve sull’esclusivismo insurrezionalista. In seguito si dedica prevalentemente alla sola Sicilia ed in particolare a Sciacca, dove sperimenta una sorta di socialismo municipale, coadiuvato da vari parenti e amici. A questa data le fonti di polizia annoverano infatti negli elenchi degli internazionalisti locali più in vista oltre a lui tre altri suoi fratelli: il possidente Alfonso (n. 1800), già partecipe dei fatti del 1860, poi ufficiale della Guardia nazionale, e quindi consigliere comunale; Antonino (n. 1822), già partecipe della rivoluzione del 1848, poi confinato politico, quindi Intendente di Sciacca dal 1860 ed infine Consigliere di Prefettura; e Ignazio (n. 1828), anche lui con Garibaldi nel 1860, poi capitano della Guardia nazionale, quindi rappresentante a Sciacca della società Florio e consigliere comunale. A partire da questi anni muta sempre più il suo indirizzo politico, pur continuando a prendere sempre le difese degli anarchici, come dopo il moto del Matese del 1877 o dopo l’affare delle bombe a Firenze dell’anno successivo.
Favorevole alla “rivoluzione parlamentare” del marzo 1876, vota a favore dei governi Depretis («ma solo pel timore del peggio»), sostenendoli con il periodico La Luce, da lui fondato a Sciacca nel 1879. Con gli anni ’80 prende a promuovere una campagna in favore del suffragio universale. A questo scopo partecipa nel settembre 1882 alla costituzione dell’Associazione radicale palermitana, che sostiene anche attraverso la collaborazione ai suoi organi degli anni 1882-85 (Il Radicale, La Nuova era, Il Risveglio, e L’Italia del popolo). Anche se sempre più emarginato dal dibattito politico nazionale – nel 1882 non viene più rieletto alla Camera –, continua tuttavia a sostenere queste posizioni sia come consigliere provinciale e presidente del locale Consorzio agrario, sia attraverso i giornali da lui fondati o ispirati a Sciacca sino agli ultimi istanti della sua vita (La Gioventù, 1882, Il Belligero, 1883, Il Vesper, 1884 e l’Humanitas, 1885).
Fonti: Archivio Centrale dello Stato (Roma), Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione delle Grazie e del Casellario, Miscellanea, b. 28; Archivio di Stato di Bologna, Prefettura, Serie Gabinetto, N° 443, b. 102; Andreucci Franco, Detti Tommaso, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, Roma, E. R., 1975-1979, 5 volumi; Cerrito Gino, Radicalismo e socialismo in Sicilia (1860-1882), Messina-Firenze, Casa Editrice G. D’Anna, 1958; Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, Pisa, Biblioteca F. Serantini editrice, 2003-2004, due volumi; Dizionario biografico degli italiani, Roma, 1960-in corso; Gamberini Giordano, Mille volti di massoni, Roma, Edizioni Soc. Erasmo, 1975; Nettlau Max, Bakunin e l’Internazionale in Italia dal 1864 al 1872, Roma, Savelli, 1975, Reprint dell’Edizione del Risveglio, Ginevra, 1928; Scaturro Ignazio, Storia della città di Sciacca, Napoli, Gennaro Majo Editore, 1924-1826, due volumi; Movimento operaio, Milano, a. V, n.s., maggio-giugno 1953, n. 3, Cerrito Gino, Saverio Friscia nel primo periodo di attività dell’Internazionale in Sicilia; Volontà, Pistoia, a. XXV, settembre-ottobre 1972, n. 5, Cerrito Gino,La stampa periodica internazionalista edita in Sicilia fino al 1880.