Nel 1654 a Palermo apparve un trattato di astronomia che, se avesse avuto l’attenzione che certamente meritava da parte degli studiosi delle stelle, avrebbe dato una svolta straordinaria allo studio delle nebulose, termine con cui si indicava soprattutto allora qualsiasi oggetto astronomico di grandi dimensioni di natura non stellare, né planetaria, né cometaria, e che quindi comprendeva anche quelle che oggi chiamiamo galassie.
L’astronomo siciliano che presentava in quell’anno le sue straordinarie scoperte nel cielo non era del tutto sconosciuto.
Dal campanile della chiesa di S. Nicola, a Ragusa, in cima al quale ogni notte saliva per studiare gli astri, il giovane astronomo Giovan Battista Hodierna aveva visto, tra il 1618 e il 1619, le tre famose comete descritte anche da Galileo Galilei nel “ Saggiatore “, che tante polemiche avevano suscitato.
Ma allora la sua fama era rimasta circoscritta, soprattutto perché era pericoloso confermare gli studi di Galilei, in quei tempi e in quella Sicilia su cui l’Inquisizione esercitava un grande potere oppressivo. Finalmente il 24 di giugno del 1628, Hodierna ebbe in dono un cannocchiale. Ma non bastava da solo a intensificare i suoi studi, aveva bisogno dimezzi economici.
La fortuna fu dalla sua parte: i nobili fratelli Carlo e Giulio Tomasi, fondando Palma di Montechiaro, in provincia di Girgenti (Agrigento), avendo necessità di un buon sacerdote, gli assicurano una cospicua prebenda.