Luigi Pirandello nasce in contrada Caos, a un tiro di schioppo da Porto Empedocle. I suoi familiari hanno case nell’antico Molo di Girgenti e prenderà la residenza in questa piccola città di mare.
Il suo affetto per quelle case, quella spiaggia e quel mare che vedeva dalle finestre della sua casa al Caos è dichiarato apertamente nelle pagine di tante opere.
Così Porto Empedocle è ampiamente descritta nella novella Lontano, innanzitutto. Altrove è indicata con altri nomi o, addirittura, non ha nome, come nelle novelle Prima notte , Il libretto rosso e Il «no» di Anna.
Leggiamo quindi come don Paranza, uno dei personaggi della novella Lontano, ci descrive Porto Empedocle:
1) Venuto (don Paranza) da Girgenti ad abitare alla Marina, come allora chiamavano quelle quattro casucce sulla spiaggia, alle cui mura, spirando lo scirocco, venivano a rompersi furibondi i cavalloni, si ricordava di quando Porto Empedocle non aveva che quel piccolo molo, detto ora Molo Vecchio, e quella torre alta, fosca, quadrata, edificata forse per presidio dagli Aragonesi, al loro tempo, e dove si tenevano ai lavori forzati i galeotti: i soli galantuomini del paese, poveretti!
2) Tornato (don Paranza dall’isola di Malta] a Porto Empedocle, aveva trovato il paese cresciuto quasi per prodigio, a spese della vecchia Girgenti che, sdrajata su l’alto colle a circa quattro miglia dal mare, si rassegnava a morir di lenta morte, per la quarta o la quinta volta, guardando da un lato le rovine dell’antica Acragante, dall’altra il porto del nascente paese.
3) Guardava (don Paranza) le due scogliere del nuovo porto, ora tese al mare come due lunghe braccia per accogliere in mezzo il piccolo Molo Vecchio, al quale, in grazia della banchina, era stato serbato l’onore di tener la sede della Capitaneria e la bianca torre del faro principale;
guardava il paese che gli si stendeva davanti agli occhi, da quella torre detta il Rastiglio, a piè del Molo fino alla stazione ferroviaria laggiù e gli pareva che, come su lui gli anni e i malanni, così fossero cresciute tutte quelle case là, quasi l’una sull’altra, fino ad arrampicarsi all’orlo dell’altipiano marnoso che incombeva sulla spiaggia col suo piccolo e bianco cimitero lassù, col mare davanti e dietro la campagna.
La marna infocata, colpita dal sole cadente, splendeva bianchissima, mentre il mare, d’un verde cu-po, di vetro, presso la riva, s’indorava tutto nella vastità tremula dell’ampio orizzonte chiuso da Punta Bianca a levante, da Capo Rossello a ponente.
E nella novella La morta e la viva, ambientata a Porto Empedocle, troviamo:
1) “brilla la marna dell’altipiano a cui il grosso borgo è addossato; risplende come oro lo zolfo accatastato su la lunga spiaggia; e solo contrasta l’ombra dell’antico castello a mare, quadrato e fosco, in capo al molo.
2) le due scogliere […] quasi braccia protettrici, chiudono in mezzo il piccolo Molo Vecchio, sede della capitaneria (p.
3) (la cameretta di Padron Nino Mo e la gnà Filippa) la trovarono quasi in capo al paese, nella via che conduce al cimitero, aereo su l’altipiano, con la campagna dietro e il mare davanti.