di Angelo Cutaia
Luigi Pirandello amava la sua terra.
I molti, nel mondo, che hanno letto le opere di Luigi Pirandello, si saranno accorti che tra le “Novelle per un anno” ve n’è una, “Ciaula scopre la luna” che è ambientata a Comitini.
In quella novella, Pirandello, facendo parlare il “soprastante” della zolfara, Cacciagallina, fa rilevare, innanzi tutto, il modo rude e prepotente con il quale quell’individuo si rivolge agli operai per indurli e ridiscendere nelle viscere della terra a lavorare ancora per estrarre altro materiale indispensabile a poter riempire, il giorno dopo, i forni di fusione.
L’insensibile, rozzo modo di intendere del Cacciagallina, non gli consentiva, evidentemente, di considerare lo stato di sfossatezza fisica in cui quegli uomini versavano dopo una dura giornata di lavoro nelle asfissianti gallerie sotterranee e, quindi, gli stessi irridendosi di quelle solite minacce (pistola in pugno) e ansiosi di rientrare in casa dove li spettava un meritato, fumante piatto di “maccarunati busati” innaffiati da uno o più salutari bicchieri di vino, “s’allontanavano giù per la stradetta che conduce a Comitini”; stradetta poco modificata rispetto alla originaria che ancor oggi serpeggiando collega la zona di quella zolfara all’abitato sonnecchiante disteso su di un pianolo a poche centinaia di metri più a valle.
Come si evince dalla novella, anche se in essa vengono indicati con pseudonimi i personaggi richiamati, è certo che Luigi Pirandello quelle riflessioni le ha narrate osservando gli atteggiamenti individuali ed il metodo disumano del lavoro nelle zolfare di Comitini dove poté toccare con mano l’immane fatica cui erano sottoposti i lavoratori, per i quali indicava precisi fatti e circostanze.
La presenza periodica del drammaturgo a Comitini, quindi, non è un’invenzione fantasiosa suggerita dal desiderio di volere ad ogni costo accreditare per motivi campanilistici, ma scaturisce da elementi sicuri non accertati prima e non rilevabili in nessuno dei numerosi saggi scritti sul personaggio; nessuno, infatti, in questi saggi dice che la madre, Caterina Ricci Gramitto, a Comitini era proprietaria, con gli altri suoi fratelli, di una zolfara, quella stessa che ispirò il figlio a scrivere, non solo, la citata novella “Ciaula”.
Dalle mappe planimetriche e dai documenti consultati, quella zolfara, infatti, portava il nome “Crocilla Gramitto” ad indicare sia la località “Crocilla” che la proprietà “Gramitto”.
A parte tale circostanza di per se illuminante e risolutiva, si deve pure dire che la presenza di Luigi Pirandello a Comitini nel periodo della sua permanenza a Girgenti, dovette essere costante non solo perché veniva a controllare la proprietà della madre, ma anche perché era parente stretto di quel magnate dello zolfo.
Ignazio Genuardi, figlio di Adriana Ricci Gramitto zia paterna della madre di Luigi, Caterina, per cui le probabili visite periodiche dello scrittore alle interessanti strutture zolfifere del ricco parente erano anche mirate a conoscere meglio il logorante metodo del lavoro della zolfara e poter scrivere in proposito, come in effetti avvenne, con cognizione di causa.
Altra certezza che la madre di Pirandello era proprietaria della zolfara più volte citata, è rappresentata da un atto notarile stipulato in data 21 maggio 1859 con il quale i germani Ricci Gramitto cedevano in affitto “al solo uso di zolfare” a don Vincenzo Macaluso, la proprietà sita in territorio di Comitini, confinante con le terre degli eredi del vicario Vella e del principe di Comitini.
Detta zolfare risulta essere stata ancora attiva negli anni successivi visto che il 29 novembre 1892 vi venne fatta una ispezione tecnica disposta dal Corpo Reale delle Miniere di Caltanissetta, dalla quale risultano soddisfacenti le condizioni di sicurezza e che il 23 aprile 1899 certo Rizzo Pasquale, nativo da Favara; si richiedeva al Comune di Comitini di assumere, in atto di notorietà, la dichiarazione con la quale egli stesso e gli altri soci affidavano la sorveglianza della miniera ad uno dei suoi fratelli, Rizzo Giuseppe, anch’esso socio della gabella.
Da altri documenti risulta che la zolfara continuò ad essere attiva ancora durante il primo decennio del 1900.
Come si vede, quindi, la fantasiosità, che da qualche parte si vorrebbe accreditare (non si sa quanto disinteressatamente) secondo cui la citazione di Comitini nella novella è da considerarsi convenzionale e non reale, di fronte ad atti incontestabili come quelli citati, quel dubbio deve ritenersi privo di ogni fondamento e quindi affermare che Comitini (il più piccolo Comune della provincia) in quel tempo glorioso, per la sua importanza economica e la vivacità culturale di diversi spiriti liberi ed informati che lo abitavano, offriva tutti i presupposti perché lo frequentassero anche personaggi illustri come Luigi Pirandello.