M’ero riservato di visitare, dopo mezzogiorno, i grandi templi della pianura.
La gita è lunga ; ci vogliono tre o quattro ore di carrozza contentandosi di veder tutto superficialmente, perciò risolsi di consacrarvi tutte le ore pomeridiane.
Scendiamo una strada, fiancheggiata di cactus, e di aloe, attraverso gli uliveti; i fiori d’oro, di porpora e d’azzurro, che abbiamo intorno, spiccano allegramente in mezzo alla bionda messe.
Partendo dall’alta acropoli seguiamo sempre la cinta dell’antica città. Il pendio della strada è formato da frantumi di vasellami, scorie, filari di pietre e massi sparsi qua e là, ed anche qualche tronco di colonna dorme nella polvere; tutto ciò fa pensare! La natura s’è nuovamente impadronita di quell’antico sepolcro d’un popolo e fiorisce sulla terra cruenta e stilla profumi nelle ceneri dei morti.
L’antica Agrigento è ben morta, il rantolo del suo giorno estremo fu soffocato dai secoli e il letto di questi fiumi che straripavano onde cruente, è ora inaridito.
Presentemente il vomero dell’aratro sminuzza intorno ai templi ruinali gli ultimi frammenti delle antiche statue, facendo scintillare al sole, di quando in quando, e fra la polvere, delle medaglie d’oro con l’effigie dei proconsoli; raggi effimeri d’una gloria passata !
Una grave tristezza incombe su questa costa dal monte Erice a Siracusa.
Ma perché sognare ancora, perché questa evocazione d’un passato ornai tanto lontano ? I popoli, come gli uomini, subiscono il loro destino e i secoli non contano nulla nell’eternità delle cose.
san nicola agrigento interniTrovai subito la vettura che m’ aspettava davanti la porta della chiesa di San Niccolò e giunsi presto al tempio della Concordia, il monumento antico meglio conservato che si trovi in Sicilia, sul continente italiano e in Grecia.
Gli architetti che lo idearono, si preoccuparono molto della posizione e della bella grazia dell’edifizio, nel che erano maestri. Il tempio è situato sopra un’altura e dà al paesaggio un carattere superbo profilando sul cielo i suoi colonnati d’una bella tinta calda. Esso domina selve d’ulivi, di messi e infine il mare. L’iscrizione seguente incisa sopra una pietra incastrata in un muro della città di Girgenti gli ha dato il nome :
CONCORDIA . AGRIGENTVM . SACRVM
REPVBLICA . LILYBETANORVM
DEDICANTIBVS . M . ATTEFIO . CANDIDO . PROCOS
ET . L . CORNELIO . MARCELLO . G . PR . PR
L’origine del tempio della Concordia è molto anteriore a questa iscrizione. Dopo la guerra punica, fu certamente restaurato poiché, secondo Diodoro, tutti i templi d’Agrigento erano stati arsi e distrutti in quel tempo.
L’edificio, esastilo e perittero, posa su sei scalini e le sue proporzioni sono’ d’una semplicità mirabile. Misura 19m,68 di lunghezza e 12 di larghezza. È contornato da trentaquattro colonne scannellate senza plinto, d’ordine dorico.
I pietrami sono sovrapposti senza cemento e le commettiture sono accomodate con tanta precisione, da essere visibili appena.
Nel medio evo questo tempio fu trasformato in una chiesa dedicata a San Gregorio delle Rape e a ciò dobbiamo l’essersi conservato.
Il tempio della Concordia è meno grande del Partenone, ma l’essere isolato lo fa parere più grande di quello che è. E nonostante la bellezza e Io splendido colore delle rovine, un non so che di triste pesa su queste spiagge deserte; non vi si ode che l’ eterno sibilo del vento sui ciottoli, né altro si vede che il perpetuo e malinconico barcollamento delle onde vicine ; l’occhio si smarrisce nell’immensità dello spazio e il sole ardente scaglia ognora i suoi dardi infuocati sulla pietra impassibile.
Gustavo Chiesi in Sicilia Illustrata, 1892, Milano